Il possibile motore della sussidiarietà  orizzontale

Da Ministero per le riforme burocratiche a Dipartimento per la funzione pubblica civica: cosìpotrebbe cambiare il ruolo dell'istituzione per sostenere la sussidiarietà  orizzontale
In anni lontani si chiamava “Ministero per le riforme burocratiche”. Poi qualcuno forse si rese conto che queste riforme che non finivano mai non facevano una bella impressione e il ministero fu ribattezzato, con un francesismo, “Dipartimento della funzione pubblica”.
 
In Francia fonction publique indica al tempo stesso sia l’attività di cura degli interessi pubblici, sia i soggetti che tale attività svolgono, rappresentati dall’insieme dei poteri pubblici. E anche il nostro Dipartimento della funzione pubblica si occupa sia dell’attività, sia dei soggetti, in particolare dei poteri pubblici centrali.
 
Se ne occupa in vari modi, per esempio contrattando con i sindacati retribuzioni e condizioni di lavoro degli statali; oppure, come ai tempi di Bassanini, introducendo istituti di semplificazione dell’attività amministrativa; o ancora, come in questo ultimo anno, adoperandosi per una decisa informatizzazione dell’attività amministrativa.
 
Sempre, però, il Dipartimento si considera ed è considerato come il riferimento istituzionale del sistema amministrativo italiano. La “funzione pubblica” di cui esso si occupa è per antonomasia l’attività svolta dai soggetti pubblici e solo da questi.
 
Che la funzione pubblica sia tale in Francia è comprensibile, considerata la loro tradizione amministrativa. In Italia lo è meno, sia per le caratteristiche del nostro sistema istituzionale, sia soprattutto per la recente introduzione in Costituzione del principio di sussidiarietà.
 
Da noi, insomma, si dovrebbe considerare “funzione pubblica” non solo quella svolta dai soggetti pubblici, ma anche quella svolta, in modi e con strumenti i più vari, dai cittadini attivi ai sensi dell’articolo 118, ultimo comma della Costituzione.
 
Quando i cittadini si attivano per prendersi cura, insieme con le amministrazioni, dei beni comuni, essi stanno di fatto svolgendo una funzione che è pubblica non perché svolta da soggetti pubblici, ma perché persegue fini di interesse generale. Una funzione “pubblica” in senso oggettivo, non soggettivo.
 
E allora si potrebbe proporre al Ministro della funzione pubblica di essere, oltre che il Ministro della funzione pubblica tradizionale, anche il Ministro della nuova “funzione pubblica civica”, quella svolta dai cittadini, ampliando il proprio mandato anche all’attuazione del principio di sussidiarietà.
 
Il modo per fare ciò è semplice, sta scritto nella Costituzione. L’articolo 118 ultimo comma prevede infatti che le istituzioni, a tutti i livelli, “favoriscano” la cittadinanza attiva. Il Dipartimento della funzione pubblica, per il suo ruolo e la sua collocazione, non è il più adatto a favorire singole concrete iniziative di cittadini attivi, questo è più facile che accada piuttosto a livello di poteri locali.
 
Il Dipartimento invece potrebbe diventare il “motore”, per così dire, dell’attuazione del principio di sussidiarietà sull’intero territorio nazionale. Potrebbe per esempio promuovere la conoscenza di tale principio fra gli amministratori (ma anche fra i cittadini) con apposite campagne di comunicazione; potrebbe organizzare attività di formazione rivolte sia ai funzionari pubblici sia ai cittadini, per insegnare loro a collaborare nel prendersi cura dei beni comuni; potrebbe incentivare in vari modi esperienze di amministrazione condivisa. E così via.
 
I beni comuni sono quei beni che se arricchiti arricchiscono tutti, se impoveriti impoveriscono tutti, come la legalità, la sicurezza, l’ambiente, il territorio, eccetera. Sotto questo profilo anche la cittadinanza attiva è un bene comune, perché più cittadini attivi ci sono in Italia meglio è per tutti.
 
Ecco perché il Dipartimento della funzione pubblica potrebbe e forse dovrebbe aggiungere alla sua mission originaria anche la cura di quel particolarissimo bene comune che è rappresentato dalla cittadinanza attiva, diventando così il Dipartimento della funzione pubblica a tutto tondo: di quella tradizionale e di quella “civica”.