La recensione di "Vita" del saggio di Arena edito da Laterza.

Il nuovo libro di Gregorio Arena svela come potrà  concretamente cambiare, in meglio, il mondo.

Per poter essere cittadini attivi è necessario innanzitutto essere liberi: liberi di esprimere le proprie opinioni, di riunirsi, associarsi, spostarsi, comunicare, confrontarsi con gli altri. Ma poi anche liberi dal bisogno, cioè essere stati messi in condizione di poter realizzare le proprie capacità, perché come si può pensare che qualcuno possa assumersi la cura dei beni comuni, preoccuparsi dell’interesse generale, quando non è in grado di soddisfare le esigenze fondamentali della propria vita?"

E’ attorno a questo interrogativo ineludibile che ruota l’ultimo libro di Gregorio Arena, utile, illuminante e che, detto senza retorica, ciascun ‘cittadino’ che ritiene di essere tale o aspira ad esserlo dovrebbe leggere. Già, perché capita raramente di veder così ben spiegate e approfondite le questioni cruciali che attengono ai rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione, società civile, mondo dell’economia. In sostanza, alla realizzazione di una democrazia compiuta.

Perché è questo l’aggettivo-svolta: compiuta. Fino a pochi anni fa non era possibile realizzare una cittadinanza piena. Il modello amministrazione condivisa, fondata sulla collaborazione tra istituzioni e cittadini appariva quasi un’anomalia. C’è voluta la ‘rivoluzione’ apportata alla carta costituzionale con l’ultimo comma dell’articolo 118 che ha introdotto il principio di sussidiarietà. "La vera essenza della sussidiarietà", spiega Arena, "sta nell’essere la piattaforma costituzionale su cui costruire un nuovo modello di società, caratterizzato dalla presenza diffusa di cittadini attivi, cioè autonomi, solidali e responsabili". La revisione costituzionale è del 21. Sono trascorsi 5 anni e alla vasta mobilitazione popolare che ha spinto il legislatore al ‘grande passo’ non è finora corrisposta una altrettanto dinamica attuazione del principio.

La ragione è perlomeno duplice: una dipende, evidentemente, dal fisiologico bisogno di tempo per poter mettere in moto la ‘nuova macchina’; l’altra, dalla ancora scarsa consapevolezza che tutto non sarà più come prima. E questo vale sia per le persone fisiche, i ‘veri’ cittadini, sia per le persone giuridiche, molto verosimilmente prossimi ‘nuovi’ cittadini (si pensi al fenomeno della cittadinanza d’impresa). Ecco perché è innanzitutto utile questo libro, perché svela come potrà concretamente cambiare, in meglio, il mondo. Offrendo, così, risposta certa al titolo dell’ultimo libro di Giuliano Amato intitolato Un altro mondo è possibile?

Pubblicato su Vita del 28 luglio 26