Presentato a Roma il volume "Il valore aggiunto", di Arena-Cotturri

Deve affermarsi un'etica del bene comune attraverso la promozione e realizzazione del principio di sussidiarietà 

Al dibattito hanno partecipato Luca Antonini, vicepresidente della Fondazione per la sussidiarietà  e presidente dell’International centre for subsidiariety and development, Carlo Mochi Sismondi, direttore generale del Forum Pa, Cecilia D’Elia, assessore alle politiche culturali del Comune di Roma, l’onorevole del Partito democratico Livia Turco, la scrittice e già  sottosegretaria di Stato al Ministero del tesoro durante il governo Prodi Laura Pennacchi, oltre ai due autori del volume, moderati da Giovanni Moro, presidente di Fondaca.

Il valore della sussidiarietà 

E’ Moro a dare inizio alla presentazione del libro, affermando che ‘Il valore aggiunto’ “raccoglie ed interpreta a quasi dieci anni dalla riforma costituzionale che ha introdotto il principio di sussidiarietà  orizzontale, gli effetti dell’adozione del principio di sussidiarietà  attraverso le esperienze realizzate dai cittadini e dalle amministrazioni sul territorio”.

Il tema della sussidiarietà  ha assunto negli anni una crescente rilevanza:in un periodo di forte crisi, anche dei valori, quale può essere, si chiede l’assessore D’Elia, il peso della sussidiarietà  nel nostro paese? In un’Europa che rischia di snaturarsi per le profonde trasformazioni dei modelli sociali, la sussidiarietà  può diventare un motore nuovo di un duraturo patto democratico.

Democrazia come partecipazione

Affrontare la tematica della democrazia come partecipazione in un’ottica globale: secondo Antonini, “c’è bisogno di democratizzare la democrazia, perchè la sovranità  popolare non può limitarsi all’esercizio del voto ma deve prevedere forme di partecipazione che vanno approfondite; constatato il declino del modello statalista e dell’egemonia dei mercati, che hanno dimostrato la loro incapacità  di garantire uno sviluppo sociale stabile, bisogna ragionare in termini nuovi: una riforma umanistica della pubblica amministrazione sembra delinearsi come un obiettivo intrigante e percorribile, affinchè il desiderio di assumersi responsabilità  possa diventare un obbligo costituzionale”.

“La cultura della responsabilità “, ribadisce, “deve necessariamente associarsi ad un’etica del bene comune, da affermare attraverso la concreta promozione e realizzazione del principio di sussidiarietà  orizzontale che rovesci i paradigmi e favorisca condivisione e capacità  produttiva”.

Le riflessioni di Mochi Sismondi

Le conclusioni di Carlo Mochi Sismondi si sono incentrate, invece, su tre considerazioni fondamentali: – le politiche pubbliche recenti sono da considerarsi fallimentari, perchè hanno proposto di risolvere criticità  rilevanti con strutture lineari e gerarchiche, le quali hanno determinato forti sprechi monetari. -Le amministrazioni esternalizzate non hanno funzionato interamente, perchè il controllo della garanzia dei diritti non può essere di mera competenza pubblica. – L’amministrazione frammentata si è rivelata inefficace nell’affrontare gli snodi principali delle pubbliche amministrazioni.
Mochi Sismondi conclude con questa riflessione: “soltando collaborando con tutte le componenti eterogenee di una società , la pubblica amministrazione potrà  ampliare il ventaglio delle proprie competenze e la capacità  di incidere sulle politiche sociali”.

Interventi di Pennacchi e Turco

“Un errore consueto è quello di considerare”, sottolinea la Pennacchi, “le politiche di sussidiarietà  come sostitutive del privato al pubblico; nella crisi strutturale dell’intero sistema di sviluppo, tutti dovrebbero assumersi responsabilità  definite: gli Stati, inclini generalmente verso una regressione della spesa pubblica, devono cambiare registro e le politiche economiche e finanziarie, spesso deficitarie, hanno bisogno di una nuova linfa. Un nuovo modello di sviluppo, pertanto, non può prescindere dall’adottare tre linee guida: più economia reale e meno finanza; più spazi extramercato e primato della norma”.

Secondo Livia Turco, invece, non sempre il valore aggiunto della sussidiarietà  è stato recepito dalla politica e dalla società  italiana. “L’intervento pubblico non deve conformarsi sui binari dell’assistenzialismo ma la rete di servizi deve essere concepita come una relazione che stimoli cittadini e amministrazioni ad esprimere senso di responsabilità  e senso di creatività “, afferma l’onorevole. E continua: “Non è stato a volte immediato riconoscere l’effettivitò del valore aggiunto della sussidiarietà  ma, per favorire uno sviluppo concreto, bisogna investire sui beni pubblici e comuni ed inserire l’altruismo, la gratuità , il prendersi cura nelle agende politiche, che si fidano della partecipazione e dell’esempio positivo dei cittadini.

Arena e Cotturri: il ruolo dei cittadini

Il presidente di Labsus, Gregorio Arena, curatore del volume di cui si sta parlando insieme a Cotturri, ha iniziato il suo intervento invitando a considerare la prospettiva di analizzare gli eventi attuali assumendo un punto di vista differente, come può essere quello delle generazioni passate: possiamo affermare in tal modo che le aspettative siano state realizzate e il progresso sia stato incontrovertibile, come dimostra la maggiore autonomia e la conseguente maggiore possibilità  di scelta dei cittadini.
“Nella società  attuale”, asserisce Arena, ” la sussidiarietà  determina un cambio di paradigma: non c’è più l’esercizio passivo della delega ma il riconoscimento del ruolo attivo dei cittadini. I cittadini attivi sono persone che vogliono contare nella società  odierna, in ambito politico e decisionale; se oggi esistono maggiori spazi di intervento e maggiori possibilità  di incidere nel quotidiano, questo comporta responsabilità  ulteriori”.
Spinti da questa assunzione di responsabilità , i cittadini possono far vivere con forza il principio di sussidiarietà  enunciato dalla Costituzione nell’art.118 ultimo comma. Il vero valore aggiunto risiede nel confrontarsi per trovare soluzioni, mettendo insieme le risorse della società  e delle pubbliche amministrazioni.

CosìArena conclude il suo intervento con una frase che deve far riflettere: “La combinazione inedita di fattori noti è il vero valore aggiunto della sussidiarietà “.

In conclusione di dibattito, Giuseppe Cotturri ha evidenziato l’importanza di un modello condiviso che unisca amministrazioni, organizzazioni e società  civile.
La sussidiarietà  non può concepirsi come un autonomo contributo dei cittadini, ma va pensata come “una circolarità  di aiuti, in una sfera pubblica composta non solo da poteri delegati ma anche da iniziative spontanee dei cittadini”. La sussidiarietà  è circolare perchè, inevitabilmente, va realizzata in un’ottica condivisa, senza divisioni e fazioni, ma puntando sui valori e sui principi di riferimento.

“La legittimazione ad agire – nelle parole di Cotturri – porta ad una responsabilizzazione del cittadino comune e ad una trasformazione statale: questo è il segno più evidente della nostra nuova epoca”.