Paesi ed emergenze differenti, una identica soluzione.

non è solo un orientamento dettato dalle emergenze o dalla sfiducia verso amministrazioni e classi politiche inefficienti. Sembrano cogliersi i segnali di una mutata mentalità 

Non stupiscono gli avvenimenti d’oltremanica, iniziati nella notte tra sabato e domenica a seguito dell’uccisione da parte della polizia di un 29enne, Mark Duggan. In un paese dove da tempo problemi sociali come l’abuso di alcol da parte dei giovanissimi, le frequentissime maternità  tra le minorenni, le baby gang e l’incredibile numero di omicidi tra adolescenti, spesso neanche quattordicenni, sono all’ordine del giorno c’era da aspettarselo. E se si pensa che molti dei giovani che con calci e spranghe distruggono, depredano e bruciano negozi ed abitazioni sono bianchi e appartenengono alla “working class”, le conclusioni da trarre sono ancora più gravi, di ordine sìeconomico, ma anche sociologico. Manifestazioni di eccezionale gravità , è vero, ma non dissimili dai teatri di guerriglia cui siamo abituati ad assistere quasi settimanalmente al di fuori degli stadi. Sintomi di incongruenze e malesseri profondi che, strano a dirsi, coinvolgono soprattutto le nazioni più “evolute” e benestanti. “Si tratta di pura e semplice criminalità , deve essere affrontata e sconfitta“, non ha dubbi il Premier britannico David Cameron, che lancia anche un messaggio ai responsabili dei disordini: “Voi affronterete tutta la forza della legge e se siete abbastanza grandi da commettere questi reati sarete abbastanza grandi da fronteggiarne le conseguenze“.

 

London riot clean-up

 

Ma se gli autori dei disordini coordinano i loro movimenti attraverso gli istant message del Blackberry, il cui servizio Bbm permette di mandare messaggi istantanei ad un gruppo di persone e di creare una rete quasi impossibile da intercettare, anche altri cittadini hanno deciso negli scorsi giorni di avvalersi delle nuove tecnologie, in questo caso del web, per uno scopo diametralmente opposto.

A Londra e nelle altre città  colpite dalla rivolta, un gran numero di cittadini, grazie a Facebook e Twitter, si è organizzato in gruppi per pulire le strade dove erano avvenuti i disordini. E cosìè nata London Riot Cleanup, una vera e propria rivolta civile, in cui cittadini armati di sole scope fanno del loro meglio per ridare alle zone colpite l’aspetto che avevano prima del passaggio dei rivoltosi. Lo stesso sindaco di Londra Boris Johnson ha visitato ieri i Riot Cleaners e, sebbene accolto al grido di “dov’è la tua scopa?”, ha affermato che il loro lavoro “rappresenta lo spirito di Londra”.

L’iniziativa ha avuto un grande successo e la pagina Facebook “Post riot clean-up: let’s help London” sfiora i 2mila iscritti, mentre la pagina Twitter aveva raggiunto i 5mila iscritti in poche ore e informa sui luoghi e tempi degli appuntamenti. Il Riot clean-up, sebbene contribuisca attivamente a ripulire la città , vuole essere soprattutto un movimento simbolico e mostrare al mondo intero la forte disapprovazione rispetto ai fatti degli ultimi giorni: “Once the embarrassing rioting has ended in London let’s all show the world what we’re really about by helping rebuild and clean up so it is better than it was before“, si legge nella pagina Facebook.

 

Napoli: CleaNap piazza pulita

 

Ma il Riot clean-up ricorda il movimento CleaNap partenopeo al punto che sembra quasi esservisi ispirato.

Infatti anche a Napoli i cittadini non se ne stanno con le mani in mano di fronte alla loro ben nota emergenza. Un gruppo di cittadini si è organizzato e attraverso il web ha trovato altri cittadini animati dalla volontà  di fare qualcosa per la propria città . Ed è cosìche il Coordinamento CleaNap Piazza Pulita, “proposta di performance socialmente utile”, la cui pagina Facebook sfiora i 4 contatti, ha scelto per contrastare il degrado una strada ben diversa da quella, pericolosa e dannosa per la salute, di dare fuoco ai cumuli di immondizia. Questi cittadini, pulendo le strade e le piazze colpite dal degrado, hanno deciso di mettere in atto degli atti simbolici, delle “provocazioni costruttive ed operose, affinché chi di dovere agisca“. Sono state già  ripulite: l’11 giugno piazza Bellini, il 26 Banchi Nuovi, l’8 luglio Porta Capuana e il 26 piazza Santa Maria La Nova.

L’emergenza di Napoli è sotto gli occhi del mondo intero, ma non è solo la spazzatura, secondo gli organizzatori, il problema, ma più in generale il degrado e la rassegnazione dei cittadini. “Il messaggio che vogliamo dare è: smettiamola di lasciare tutto al caso, prendiamo la responsabilità  nelle nostre mani e collaboriamo perché la nostra città  sia più vivibile“, afferma l’ideatrice di CleaNap, Emilana Mellone, 27 anni, laureata in Organizzazione e gestione del patrimonio culturale, precaria. CleaNap ha già  avuto una grande risonanza mediatica e lo stesso sindaco De Magistris si è unito a loro l’8 luglio e, scopa in mano, ha dato una mano per ripulire la piazza, affermando: “L’iniziativa è segno di vitalità  sociale“. Senz’altro un buon riconoscimento per un movimento nato da pochissimi mesi.

 

I “Friarielli ribelli”

 

Complementare a CleaNap sono i Friarielli ribelli, gruppo di guerrilla gardening, che ripuliscono aiuole e interrano erbe aromatiche e piante grasse. C’erano anche loro a piazza Bellini, l’8 luglio, al primo appuntamento di CleaNap. “Non si tratta solo di verde“: anche gli organizzatori dei Friarielli, Laura e Marco Gioia, poco più che ventenni, vogliono lanciare un messaggio più ampio e “vincere la rassegnazione dilagante coinvolgendo più persone possibile“. “I Friarielli Ribelli sono un gruppo di cittadini che si batte contro il degrado di Napoli e tenta di vincere lo spirito di rassegnazione che si è pericolosamente diffuso in questi anni difficili, provando a fare risorgere all’interno della cittadinanza un senso di appartenenza e di amore per la propria terra, che si manifesti attraverso l’impegno diretto dei cittadini nella cura per la propria città “. E ciò che dà  loro più soddisfazione “è stato il coinvolgimento delle persone del luogo: passanti, negozianti , comitati di quartiere, ecc. Le aiuole dopo i nostri interventi sono sempre rimaste intatte, e spontaneamente le persone che prima passavano veloci abbassando gli occhi di fronte al degrado, adesso si fermano per prendersene cura“.

La tendenza sembra dunque essere quella ispirata al proverbio “chi fa da se, fa per tre”. Ma non è solo un orientamento dettato dalle emergenze o dalla sfiducia verso amministrazioni e classi politiche inefficienti. Sembrano cogliersi i segnali di una mutata mentalità , per la quale i cittadini, lontani dall’essere solamente destinatari di servizi, diventano parte attiva e si fanno carico dei loro problemi.