Dalla scuola una lezione per il Paese

Labsus ha introdotto il principio di sussidiarietà  orizzontale in due scuole di Roma

Le minoranze organizzate che cambiano il Paese

Lo scorso 15 ottobre le rivendicazioni di migliaia di manifestanti sono state oscurate dalle devastazioni compiute da un centinaio di persone. Ad inizio novembre una minoranza di studenti di un liceo della Capitale, in un’occupazione durata due giorni, ha procurato danni per un ammontare complessivo di 1mila euro. Poco più tardi, per lo stesso motivo, gli studenti di un liceo bolognese hanno dovuto organizzare una grigliata in cortile al fine di risarcire la scuola. A queste minoranze che deturpano il Paese, si aggiungono quelle che lo danneggiano impercettibilmente, ma in maniera ancora più gravosa, attraverso la corruzione, l’evasione, l’esaltazione degli individualismi e la difesa degli interessi particolari.

I costi per ripagare i danni procurati da una minoranza dunque ricadono spesso e volentieri sulla collettività , inerme perché disorganizzata, non organizzata proprio perché maggioranza numerica.

Come difendere allora il bene comune? Si può attendere l’intervento del potere pubblico che, come nel caso della Provincia di Roma, può arrivare a spendere il 5 per cento delle risorse destinate alla manutenzione scolastica in riparazioni per danni provocati da studenti. Si possono riversare tutte le aspettative su un potere coercitivo che indottrini la massa. Ma entrambe le soluzioni appaiono sconvenienti, se non addirittura pericolose. Esiste una terza via. Per percorrerla, occorre andare oltre l’antico paradigma dello stato rappresentativo moderno per propugnare la diffusione di una nuova forma di democrazia, in cui alla creazione del bene comune non partecipi più soltanto una minoranza legittimata dal corpo elettorale ma prendano parte tante minoranze organizzate attorno ad un problema e pronte a dissolversi quando questo viene risolto.

” Non organi rappresentativi del potere di maggioranza, ma cittadini comuni, quindi minoranze per definizione, possono agire per la realizzazione dell’interesse generale. Non ‘rivendicare da’, ma ‘agire per’ una autonoma e diretta realizzazione di beni comuni ” . Questa la convinzione di Giuseppe Cotturri, membro del Comitato scientifico di Labsus. ” Si tratta del riconoscimento di una inedita ‘sovranità  pratica’ dell’attivismo civico: quando esso si manifesta, le istituzioni rappresentative sono obbligate a stargli dietro: ‘favorire’ tali iniziative, dice la norma (art. 118 Cost., quarto comma, ndr) quindi accoglierle e accompagnarle positivamente ” .

La sovranità  si basa su principi morali condivisi. ” Non volgari ciarlatanerie inventate appositamente per scroccare l’obbedienza delle masse ” ma reali bisogni dell’uomo.  Se il potere diffuso verrà  percepito come una reale esigenza sociale, allora i valori che lo qualificano (comune responsabilità , rispetto delle regole fondamentali, impegno civico e solidarietà ) saranno generalmente compresi e assimilati, al di là  delle differenze sociali, economiche e culturali. I poteri pubblici non si rivolgeranno più ad una maggioranza disorganizzata, passiva ed eterodiretta, ma ad individui e gruppi pronti ad incidere sulla definizione delle politiche pubbliche. In pratica questo modello come funziona e in che modo può affermarsi?

La lezione di ” Rock Your School ”

” Rock your school ” ha testato gli effetti dell’applicazione del principio di sussidiarietà  orizzontale nel microcosmo ” scuola ” , dando vita ad un valido modello empirico replicabile in altri contesti. I protagonisti del progetto sono stati gruppi di studenti ” disseminatori ” . Attraverso Labsus, che ha agito da promotore e intermediario, e grazie all’impegno di insegnanti e presidi, i ragazzi hanno riflettuto sull’importanza di prendersi cura dei beni comuni e, nello specifico, delle proprie scuole. Si sono confrontati per individuare gli spazi da valorizzare e le risorse da utilizzare. Hanno superato le timidezze e le perplessità  iniziali per coinvolgere il maggior numero di persone. Si è cosìcostituita una rete, composta da studenti, associazioni, genitori ed istituzioni, che ha permesso di restituire luoghi degradati ed inutilizzati ai presenti e futuri frequentatori degli istituti.

Al Liceo Farnesina, una volta concluso il progetto, le attività  di recupero del giardino scolastico sono proseguite grazie ai contributi di altri soggetti, come quello essenziale del Garden Club, con ulteriori piantumazioni e lavori di manutenzione da parte dei ragazzi, incoraggiati dai passanti e sostenuti da una professoressa davvero intraprendente. I muri del liceo ” A. Righi ” di Roma,  riverniciati lo scorso maggio dai ragazzi, ad oggi si mantengono in ottimo stato. Nonostante poche classi degli istituti abbiano preso parte alle attività  di manutenzione, i messaggi di ” Rys ” non solo sembrano aver attecchito ma pare abbiano raggiunto anche chi non è stato direttamente coinvolto nel progetto. Un vero e proprio contagio, da e verso la scuola.

Ma in questo modo i ragazzi hanno pagato due volte? Al contributo fiscale dei genitori, si è aggiunto il lavoro non retribuito dei figli? Queste le domande più che appropriate di alcuni studenti, formulate prima dell’inizio dei lavori. L’applicazione del principio di sussidiarietà  orizzontale innanzitutto ha permesso ai ragazzi e agli insegnanti di individuare criticità  e soluzioni  per la riqualificazione degli spazi scolastici,  senza dover accettare passivamente un intervento ” calato dall’alto ” . Studenti e insegnanti del Farnesina per esempio hanno riqualificato parte del giardino opponendosi al contempo all’idea che ad un futuro rifacimento dell’istituto, con la costruzione dei padiglioni di un asilo all’interno del liceo, potesse conseguire una riduzione degli spazi verdi. La dirigenza scolastica del ” Righi ” poi avrebbe potuto utilizzare i fondi pubblici a disposizione per far riverniciare i muri deturpati dalle scritte ma in nessun modo gli studenti avrebbero potuto decidere se e quali graffiti salvare. Sarebbe stata una decisione imposta, non mediata, che avrebbe comportato la ricomparsa di scritte e scarabocchi nell’arco di pochi giorni. In un gruppo ristretto e ” organizzato ” per la risoluzione di un problema specifico gli attori coinvolti hanno negoziato soluzioni condivise ed efficienti, beneficiando collettivamente delle rispettive azioni individuali, con costi di organizzazione limitati, in un rapporto cooperativo con le amministrazioni e non di subordinazione. Sono state proprio le iniziative degli studenti ad indurre le istituzioni ad intervenire, per risolvere con i primi questioni altrimenti insolute. Ed è grazie alle seconde che i ragazzi hanno potuto acquisire competenze tecniche, sempre più estranee al mondo scolastico.

A questi primi vantaggi, bisogna aggiungere il non trascurabile risparmio per l’autorità  centrale che, come è stato ricordato, utilizza ingenti risorse per ripagare i danni provocati dagli studenti stessi. Se le potenzialità  di questo modello venissero comprese a livello sistemico, parte di questo impegno potrebbe tradursi in una riduzione del carico fiscale per le famiglie, alternativamente in una riduzione della spesa pubblica o ancora in investimenti che migliorino la qualità  delle strutture scolastiche. Per formare massa critica sarà  quindi necessario riflettere sul verbo ” favoriscono ” dell’art.118 quarto comma, norma costituzionale che è indirizzata alle   istituzioni ed ha ad oggetto la cittadinanza attiva. Perché di una cosa siamo certi: il modello ” Rock your school ” conviene ad entrambe.

Per approfondire:

– VIDEO DI PRESENTAZIONE: i protagonisti, i messaggi e i risultati del progetto “Rock Your School” in un video di quattro minuti.


SINTESI VIDEO, parte 1: :36 Il percorso formativo; 8:1 Il lavoro di ricognizione; 11:54 L’organizzazione degli studenti


SINTESI VIDEO, parte 2: : Fase operativa; 8:4 Foto + Credits