Dopo la crisi, è necessario superare l'egemonia della cultura individualista

La capacità  del volontariato di dare risposte solidali conferma che si può costruire un sistema di welfare nuovo, che consideri il benessere come un obiettivo dell'intera comunità , non soltanto di parti specializzate di essa

“Per costruire il Welfare dopo la crisi è necessario un doppio cambiamento: dalla cultura dell’individualismo proprietario alla cultura della solidarietà , dal modello dell’amministrazione bipolare al modello dell’amministrazione condivisa.

Per quanto riguarda il primo passaggio il volontariato con la propria azione dimostra quotidianamente come si possa uscire dallo schema tradizionale “domanda dei cittadini-risposta delle istituzioni” non cercando una risposta privata ai bisogni, bensìuna risposta “insieme con gli altri”, cioè solidale.

In tal modo il volontariato dimostra concretamente che i cittadini hanno le capacità  e le competenze per dare autonomamente risposte ai propri bisogni, senza delegare sempre tutto alle istituzioni. E in più, come chiunque faccia volontariato può testimoniare, dimostra come dando risposte insieme con gli altri si soddisfino al tempo stesso sia le esigenze altrui, sia le proprie, sviluppando le proprie “capacitazioni” (Amartya Sen), ciò che non sempre accade quando la risposta la fornisce lo Stato, né quando la risposta si ottiene privatamente.

La capacità  del volontariato di dare risposte solidali conferma che si può costruire un sistema di welfare nuovo, che consideri il benessere come un obiettivo dell’intera comunità , non soltanto di parti specializzate di essa. Anche perché il benessere di tutti è precondizione di sviluppo per l’intera comunità .

Per realizzare il benessere di comunità  con il concorso dell’intera comunità  occorre in primo luogo passare dalla figura del cittadino-cliente, interessato solo alla propria utilità  individuale, mero fruitore di interventi e servizi, alla figura del cittadino responsabile e solidale, protagonista della vita della propria comunità . Questo già  accade, per nostra fortuna, in tutta Italia. Ovunque ci siano volontari che si prendono cura delle persone in condizioni di disagio e dei beni comuni si dimostra nel modo migliore possibile, cioè con l’esempio, cosa vuol dire essere cittadini attivi, responsabili e solidali.

In secondo luogo occorre promuovere e sostenere i legami sociali, rafforzare i rapporti di comunità , riscoprire l’importanza della vita di quartiere valorizzando l’apporto di tutti i soggetti presenti sul territorio. Dai singoli cittadini alle istituzioni, dalle associazioni alle imprese, dalle parrocchie alle fondazioni, tutti devono diventare protagonisti nella costruzione del benessere della comunità , vivendo concretamente giorno per giorno nello spirito di quella libertà  solidale e responsabile che chiamiamo sussidiarietà .

In questa prospettiva la tendenza di cui si diceva sopra alla valorizzazione degli enti locali si realizza non tanto applicando la sussidiarietà  verticale, affidandocioè ai comuni nuove funzioni (che non sarebbero comunque in grado di svolgere in mancanza di risorse), bensìapplicando la sussidiarietà  orizzontale, facilitando cioè il loro passaggio dal modello bipolare a quello dell’amministrazione condivisa, l’unico che consente di valorizzare le risorse di cui sono portatori i cittadini.

In pratica, si tratta di considerare il comune come centro del governo di una rete di soggetti pubblici e privati che, in modo coordinato, si assumono collettivamente la responsabilità  di realizzare un progetto complessivo per il benessere della comunità , al di là  degli specifici ruoli e interessi individuali”.

Citazione suggerita:

ARENA G., Dopo la crisi,  un nuovo welfare, fondato sulla sussidiarietà , in Labsus Papers (212), Paper n. 26.



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