La pratica rappresenta uno strumento di ascolto, relazione e comunicazione, perché permette ai cittadini di presentare le loro necessità  ed esporre le problematiche locali, indirizzando attivamente le politiche future

Nasce in Brasile, la prima esperienza ufficiale di bilancio partecipativo, presso la prefettura di Porto Alegre, dove prende il nome di orcamento partecipativo e inizia ad essere conosciuto e a diffondersi dopo il primo Forum Sociale Mondiale tenutosi proprio a Porto Alegre nel 21; sul modello latinoamericano si sono successivamente sviluppate le prime sperimentazioni in Italia ed Europa, dove sono sempre di più i comuni che intraprendono questo esperimento concreto, innovativo e democratico, promosso e sostenuto negli ultimi anni dal Centro studi di democrazia partecipativa, che individua in questa buona pratica di amministrazione, uno strumento in più che il cittadino ha per discutere e decidere direttamente di opere e interventi pubblici sul proprio territorio.

A distanza di quattro anni dal Seminario internazionale sulle esperienze di bilancio partecipativo, tenutosi il 4 e 5 aprile del 28 a Bergamo, possiamo dire che si iniziano a vedere definiti percorsi di amministrazione condivisa di bilancio in diversi piccoli e grandi comuni italiani: da Modena a Riano, da Udine a Capannori, da Parma a Grottammare, sono sempre di più le realtà  che aderiscono e sperimentano tale percorso.

Un percorso di relazione e comunicazione

Parliamo di uno strumento che promuove la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche locali, e in particolare, al bilancio preventivo dell’ente, cioè alla previsione di spesa e agli investimenti pianificati dall’amministrazione. Il percorso praticato sul territorio è dunque quello di un dialogo sociale che tocca il ‘cuore’ economico/finanziario dell’amministrazione, e costruisce contemporaneamente legami verticali tra istituzioni e cittadini, ed orizzontali tra i cittadini le organizzazioni sociali.
La pratica di Bilancio partecipativo rappresenta inoltre uno strumento di ascolto, relazione e comunicazione, perché permette ai cittadini di presentare le loro necessità  ed esporre le problematiche locali, di valutare le spese previste nel bilancio e l’operato dell’ente, di indirizzare le scelte dell’amministrazione sugli interventi pubblici da realizzare o i servizi da implementare o migliorare e quindi ” decidere ” attivamente le politiche future.
E’ un esempio pratico di democrazia partecipativa e diretta, e ne diventa uno strumento indispensabile attraverso il quale è possibile costruire un rapporto diretto tra cittadini e governance locale e riavvicinare le persone e l’elettorato alla politica e al governo del territorio.

 

Due comuni nel dettaglio

Gli ultimi tre comuni italiani, in ordine di tempo, che hanno intrapreso questo percorso sono Cascina, Cernusco e Pesaro Urbino.
Con il progetto Cascina partecipa, il comune di Cascina ha stanziato un milione di euro per il progetto che è stato sudiviso in quattro fasi: una prima di informazione, una seconda di proposta, terminata il 28 settembre (giorno in cui è scaduto il termine per la consegna del modulo della proposta), una terza di dialogo e progettazione e l’ultima di votazione.
Il comune di Cernusco, che invece ha stanziato centomila euro, ha optato per una procedura più snella, inviando ai cittadini una scheda da compilare con le proposte e da speire al Comune entro il 31 maggio scorso, allegando a questa una seconda scheda nella quale il cittadino poteva limitarsi ad indicare le tre aree tematiche prioritarie di intervento.