Il territorio, un bene comune

La Repubblica ha trovato degli alleati nella cura del paesaggio e del patrimonio storico e artistico

Arena esordisce ricordando che l’articolo 9 secondo comma della Costituzione stabilisce che la Repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” e aggiunge che quest’ultimo è collegato ad altri articoli costituzionali in cui il soggetto è sempre la Repubblica: gli articoli 2 e 3.

Il presidente di Labsus sostiene che i costituenti seguissero una logica bipolare in cui l’amministrazione ha una sorta di monopolio dell’interesse pubblico mentre “oggi anche i cittadini possono, per certi versi devono, prendersi cura del paesaggio; la Repubblica ha trovato degli alleati nella cura del paesaggio e del patrimonio storico e artistico“.

Il riferimento è al principio di sussidiarietà  orizzontale, secondo Arena infatti l’articolo 3 secondo comma ( E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà  e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.) “andrebbe letto insieme all’articolo 118 ultimo comma, traducendo l’espressione ‘attività  di interesse generale’ con ‘cura dei beni comuni’ (..) Il territorio, il paesaggio, l’ambiente sono beni comuni che se arricchiti, arricchiscono tutti. La bellezza del paesaggio è di per sé un bene comune“.

Agricoltura e cura del territorio

Secondo Arena l’agricoltura può avere un ruolo importante nella cura del territorio e crede sia necessario approfondire “come si combina il perseguimento del reddito con il perseguimento dell’interesse generale“. Mentre i cittadini attivi che si prendono cura dei beni comuni lo fanno per vivere meglio, senza trarre un reddito da queste attività , l’obiettivo principale dell’agricoltore è invece quello di produrre un profitto.

In un’ottica sussidiaria, gli agricoltori possono operare tenendo conto che il contesto in cui agiscono, il territorio, non è loro ma qualcosa che fa parte di un contesto più ampio che è il pianeta ed il suo ecosistema. “In questo senso c’è un rapporto interessante tra localismo dell’intervento è globalità  dell’effetto“, sostiene Arena, “se un agricoltore manipola il proprio terreno potrebbe produrre un effetto che va molto oltre la propria proprietà  privata. La responsabilità  di un agricoltore sta nel bilanciare la produzione di un reddito con la tutela del bene comune ‘più grande’: il pianeta Terra“.

Il progetto di Bioresistenze

Bioresistenze vuole dimostrare che l’agricoltura non è solo azione economica/finanziaria ma, anche, pratica di resistenza alle forme di illegalità , resistenza all’uniformazione (che è appiattimento e non uguaglianza) sia culturale che alimentare, resistenza alla violenza con cui vengono trattate e gestite le risorse naturali, resistenza alla scomparsa di biodiversità .

Bioresistenze sottolinea inoltre il ruolo attivo che l’agricoltura responsabile e il consumo consapevole hanno nella gestione dei beni comuni.