La straordinaria salvaguardia di un capolavoro palladiano

Un percorso innovativo per un patrimonio, quello delle Ville Venete, ogni giorno più in pericolo

Una nuova cava

Industria può significare molte cose. Alcune senza dubbio positive, altre meno. In Veneto ha significato, nel bene e nel male, una pesante cementificazione e una modificazione del paesaggio che purtroppo, troppo spesso, non risparmia nemmeno i capolavori di Palladio, architetto che nel corso del 15 ha disseminato la regione di quelle ville che oggi tutto il mondo ci invidia. Opere che tuttavia se perdono il contesto in cui sono state progettate, perdono parte della loro unicità . E l’ennesimo scempio stava per consumarsi a Villa Emo di Fanzolo, frazione di Vedelago in provincia di Treviso. E’ il 17 novembre 23 quando il quotidiano trevigiano «La Tribuna » rilascia la notizia che i campi antistanti la villa, ceduti anni prima dallo stesso Conte Emo al Patriarcato di Treviso, stanno per essere venduti ad una società  di cavatori. 57 ettari, quelli a 15 metri dalla casa padronale, ricchi di quella ghiaia tanto preziosa per costruzioni e infrastrutture. Un altro pezzo di terra «benedetta » in una provincia che produce da sola oltre la metà  del fabbisogno regionale di ghiaia. L’intenzione è chiara, scavare l’ennesima cava in un territorio già  martoriato e compromettere definitivamente un’opera unica della maturità  palladiana. Ma i cittadini di Fanzolo non ci stanno.

La mobilitazione

Il 31 gennaio parte la mobilitazione popolare. L’idea nata dai fanzolesi e non solo, riuniti nel «Comitato Cittadini di Fanzolo per Fanzolo », è quella di una «public company » che acquisti i terreni a rischio salvando Villa Emo, un patrimonio universale. La banca locale, il Credito Cooperativo Trevigiano, li supporta stanziando 6 milioni di euro per concedere mutui a tasso etico (2%) ai cittadini che intendano comprare i terreni a rischio per restituirli alla storica destinazione ad uso agricolo. In risposta il presidente della banca viene minacciato telefonicamente, ma non demorde. Anche il quotidiano «La Tribuna » di Treviso sostiene la campagna. Infatti, oltre a seguire assiduamente gli sviluppi della vicenda, il periodico lancia una vera e propria campagna «Salviamo Villa Emo » pubblicando gli appelli dei cittadini ed incaricandosi di inviarli al presidente della regione. Nel contempo il sindaco di Vedelago supportato dall’intervento anche di «Italia Nostra » lavora con la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Veneto per vincolare le campagne intorno alla villa. Un vincolo che in febbraio sembra stia per arrivare e tranquillizza tutti; in realtà  al decreto di interesse storico e artistico si giungerà  solo nel marzo del 26 ma nel frattempo accade l’imprevedibile. Il conte Emo, già  da tempo alla ricerca di un acquirente per la villa, colpito dalla mobilitazione decide nel maggio del 24 di cedere l’intero complesso della villa al Credito Cooperativo Trevigiano per 15 milioni di euro. Dopo essere stata votata dai soci della banca con entusiasmo pressoché unanime l’operazione parte e, con essa, i nuovi progetti per la storica dimora.

Il progetto

Nel 25 nasce la «Fondazione Villa Emo » con lo scopo di gestire e valorizzare il complesso rendendolo chiave fondamentale di un progetto di valorizzazione del territorio anche mediante il turismo, e creando una rete di stakeholders, enti locali e associazioni anche nell’ottica di migliorare l’afflusso turistico nelle ville venete. La Fondazione fa letteralmente rivivere la villa con una serie di eventi di carattere musicale, teatrale, culturale, formativo sia nell’antico borgo della villa che nelle «nuove strutture ». Infatti parallelamente il Credito Trevigiano ha ristrutturato le adiacenze della casa padronale: la fattoria ed la filanda. Dal termine dei lavori nel 27 il nuovo centro servizi della banca si trova nella ex fattoria, mentre nella filanda è stato realizzato uno spazio polifunzionale. Tutti gli interventi sono stati compiuti nel massimo rispetto di rigorosi criteri ambientali (secondo la certificazione ambientale EMAS) e di conservazione della memoria storica degli edifici, in collaborazione con la Soprintendenza. Per la realizzazione dei lavori è stata data la precedenza a ditte o titolari soci/clienti della banca cooperativa che ha cosìpotuto ottenere una sede di prestigio, al centro del proprio territorio di azione, unendo i suoi uffici precedentemente dislocati in tre diverse sedi. La villa ne è risultata valorizzata, grazie all’intervento della Fondazione e alle ristrutturazioni, ed ora tutti possono godere di questo prezioso patrimonio che rischiava di andare perso, in primis la comunità  che ha tanto combattuto per proteggerlo.