I cardini della governance: è dalle spine che nascono i fiori

"Agenda 21" è riuscita a convincere i rappresentanti degli enti locali della imprescindibilità  di aprirsi al confronto e alla progettazione partecipata e condivisa per far fronte al degrado della reggia di Carditello

L’attuale Ministro dei Beni e delle attività  culturali Massimo Bray non è certo il primo a manifestare la ferma decisione del Governo a mantenere la reggia di Carditello in mano pubblica. Tuttavia, il contenuto della sua recente dichiarazione non solo condensa lo snodo critico connesso all’assetto proprietario della reggia, di ostacolo a tutte le iniziative per il restauro e la manutenzione del sito, ma è pure la conclusione di un tavolo ministeriale cui hanno partecipato anche i delegati di “Agenda 21 per Carditello e i Regi Lagni”. E’ infatti il forum di “Agenda 21” a occuparsi, dall’autunno 2010, del coordinamento delle attività  di tutti gli stakeholders che partecipano al dibattito, alla progettazione, alle iniziative per la manutenzione e le aperture straordinarie della reggia.

Strumenti per la progettazione condivisa

A partire dal 2010, l'”Agenda 21 per Carditello e i Regi Lagni” avvia l’operazione di fusione di tutte le associazioni che si erano occupate della manutenzione del sito. E’ risalente al 1985 l’iniziativa che organizzava visite guidate gratuite alla reggia nelle giornate delle aperture straordinarie. “Agenda 21”, attraverso la stesura di un manifesto politico, la convocazione di un’assemblea al mese e la redazione di documenti tecnici che accompagnano il procedere dei lavori, ne realizza il coordinamento. E’ il “Forum Agenda 21 per Carditello e i Regi Lagni” l’organo specificamente deputato allo svolgimento della funzione di indirizzo, mentre la costituzione di un’associazione di volontari, composta da circa 50 stakeholders, per lo svolgimento della funzione di progettazione, rappresenta il passo successivo. Il focus della progettazione intende da una parte valorizzare sia il patrimonio artistico, sia la storica vocazione produttiva del sito, dall’altra destinare i locali a centri di ricerca e uffici europei per i beni culturali.

Arte, innovazione e produttività 

La residenza di caccia dei Borbone, progettata da Francesco Collecini, allievo di Vanvitelli, e affrescata dall’artista prussiano Hackert, è trasformata nel 1751 da Ferdinando IV in una tenuta modello, strutturata come un’azienda moderna e concepita come un laboratorio innovativo per la produzione di mozzarella, l’allevamento di razze pregiate di bovini ed equini, la coltivazione di cereali, lino e canapa. Dopo l’unità  d’Italia entra nel patrimonio reale, finché nel 1919, viene donata all’Opera nazionale combattenti, con conseguente lottizzazione di 2070 ettari dei 2100 che originariamente circondavano la villa. Le razzie iniziano già  nel 1948, quando la truppe tedesche occupano la reggia: quattro anni dopo, entra a far parte del patrimonio del Consorzio generale di bonifica del Bacino inferiore del Volturno. Gli sporadici interventi delle regione Campania e della Cassa per il Mezzogiorno e il restauro conservativo ad opera del MIBAC non sono sufficienti ad arrestare il crescente degrado che la investe e le spoliazioni di cui è vittima: dai marmi dei camini a quelli delle scalinate, alla mattonelle in cotto delle pavimentazioni del belvedere, senza dimenticare stucchi, arredi, suppellettili e le stesse colonne dell’altana. I crediti vantati dal Banco di Napoli nei confronti del consorzio ne determinano la vendita all’asta. Le aste via via deserte – per il mese di gennaio 2014 è prevista l’undicesima battuta – hanno comportato un progressivo abbassamento del valore del sito e un dimezzamento del prezzo di acquisto: la decisione del giudice Valerio Colandrea   di non abbassare il prezzo della vendita all’asta al di sotto dei 10 milioni di euro è motivata dalla consapevolezza del rischio di infiltrazioni malavitose intenzionate a impadronirsene sotto costo.

Un bene comune da restituire alla cittadinanza: la fondazione partecipata

Il modello di governance messo in piedi da “Agenda 21” non trascura un terzo organo, di cui faranno parte sette soci – a oggi non ancora formalizzato – deputato allo svolgimento della funzione economico-finanziaria: la costituzione di un consorzio di imprese che intende lavorare su Carditello e i Regi legni.

Riuscire a convincere i rappresentanti degli enti locali della imprescindibilità  di aprirsi al confronto e alla progettazione partecipata e condivisa per far fronte al degrado della reggia di Carditello, fa parte dei successi conseguiti da “Agenda 21″. In questo modo sono stati stipulati protocolli di intesa con gli enti locali, che hanno progressivamente abbandonato l’orientamento favorevole a una privatizzazione della reggia. Proprio il 10 settembre, i rappresentanti di 12 ordini professionali della Provincia di Caserta e il Presidente della Camera di Commercio,   hanno sottoscritto la ” Fondazione per il Real Sito di Carditello ” , per il recupero di un bene comune che deve essere restituito alla cittadinanza con l’apporto di tutte le forze della società  civile.

E’ infatti la società  civile a intervenire sul campo, per reagire all’impasse istituzionale: Tommaso Cestrone, volontario della Protezione civile, nominato dal giudice del tribunale fallimentare custode giudiziario ausiliario della reggia, si occupa dell’attività  di manutenzione ordinaria del parco e presidia il sito anche di notte, dormendo in una roulotte. La comunità  testimonia che il suo impegno valica la soglia del volontariato: le risorse che mette in campo per Carditello sono anche materiali, per una spesa che sembra ammontare a oggi a circa  20.000 euro.

Aggiornamento 2014

La Reggia, nel frattempo, è divenuta patrimonio indisponibile dello Stato. Il riscatto è stato effettuato dall’ex Ministro dei Beni e delle attività  culturali Massimo Bray, con un costo complessivo di 2,5 milioni di euro. Al raggiungimento di tale obiettivo hanno concorso sicuramente l’impegno e l’amore dei cittadini e delle associazioni che hanno sostenuto il progetto, facendo della Reggia di Carditello uno dei beni monumentali da recuperare più amati dagli italiani. Un’eco che è giunto fino al Quirinale dove è stato ricevuto il Forum nato dalle associazioni del Terzo Settore che si sono occupate del bene demaniale, e che non accenna a fermarsi grazie all’istituzione di un Laboratorio di progettazione partecipata.

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