All’inizio dello scorso ottobre circa 368 persone hanno perso la vita in mare a poche migliaia dall’isola di Lampedusa nel tentativo di raggiungere l’Europa. Un evento che rappresenta l’apice di un problema esistente da tempo e che da anni non trova soluzione. La carta di Lampedusa è il documento che mira a ” riscrivere la geografia dei diritti dal basso ” per far rinascere la speranza. Non si tratta di una proposta di legge, bensìdi un Patto che unisce tutte le realtà e le persone che lo sottoscrivono. L’idea lanciata con il progetto dell’associazione Melting Pot Europa si è concretizzata tra il 31 gennaio e il 2 febbraio 2014 quando nell’isola siciliana si sono incontrate circa 300 persone tra giuristi, operatori umanitari, cittadini e rappresentanti di diverse associazioni. Un’assemblea partecipata e intensa che nel redigere la dichiarazione ha cercato di mettere al primo posto le persone ed i loro diritti.
I lavori dell’assemblea
L’evento si è articolato in tre parti. La prima giornata dei lavori si è aperta con l’intervento di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa che ha raccontato la realtà dell’isola vissuta dalla parte dei suoi abitanti. Il primo febbraio l’incontro si è focalizzato sulla discussione della carta poi presentata e approvata dalla stessa assemblea. Il terzo giorno hanno preso parte alla riunione alcuni abitanti dell’isola, diverse mamme hanno parlato delle difficoltà presenti nella loro semplice vita quotidiana. La conclusione dei lavori è stata un’importante riflessione su come diffondere il documento e sensibilizzare l’opinione pubblica affinchè quanto deciso non resti solo scritto su carta. La Carta di Lampedusa prevede un preambolo, in cui si riserva spazio alla descrizione del luogo e dei motivi per cui nasce il documento, una prima parte dedicata all’elencazione dei principi ed infine una seconda parte che disegna le attuali politiche migratorie per cercare di definire quali sono i cambiamenti necessari.
Gli altri temi della Carta
Altri punti fondamentali trattati riguardano la libertà di movimento, la libertà di restare, la libertà personale, la libertà all’abitare e alla resistenza, e il linguaggio, un tema particolarmente sentito perché spesso utilizzato in modo allarmistico contribuendo cosìa travisare la realtà cancellando le storie delle persone. La carta, già tradotta in inglese, sarà presto divulgata in molte altre lingue, un altro piccolo gesto per cercare di perseguire l’idea di coinvolgere nel patto più realtà possibili diffondendo i principi da questo contenute. Questo progetto ha dato vita ad un processo costituente che nasce dal basso e che si pone come scopo principale l’effettiva attuazione di quanto deciso.
Per leggere il testo completo e sottoscrivere la Carta segui il link!
LEGGI ANCHE:
- Cittadinanze umane: dialoghi sull’immigrazione
- Inclusione sociale, al via l’open meeting del progetto Beams
- Gli europei e la democrazia partecipativa