Dal reportage di Valerio Cataldi per Tg2 Dossier con il patrocinio dell ' UNHCR

Manca in Italia una norma sull ' accoglienza, sull ' integrazione

Emozionante il film reportage di Valerio Cataldi che ha messo in luce la vita di quattro migranti sopravvissuti alla strage di Lampedusa del 3 ottobre scorso. La neve la prima volta ha offerto la visione di cosa è accaduto prima della partenza dalle coste libiche verso l’isola siciliana, porto di tanti arrivi, e di cosa sia accaduto poi ai sopravvissuti, dopo l’evento luttuoso. Uno dei protagonisti è il fratello di chi non ce l’ha fatta a nuotare e ad aspettare i soccorsi. Vive in Svezia da sette anni e suo fratello lo stava raggiungendo per vivere finalmente in un paese libero, dove avrebbe conosciuto il freddo e visto la neve la prima volta. Ma non ce l’ha fatta ad iniziare il progetto di una nuova vita, come gli altri 370 compagni di viaggio morti in mare.

Che cosa svela il reportage

Il pregio del “docufilm” è senz’altro offrire finalmente una visione d’insieme di quel mondo misconosciuto, il fenomeno migratorio, che si vive tra l’Africa e le nostre coste. Noi tutti facciamo ben poco per scoprire quanto c’è di vissuto in quei ” viaggi della speranza ” e cosa spinga le persone ad affrontare un viaggio che è un’avventura tutt’altro che appassionante, fatta di reiterati abusi, violenze, rapimenti, torture e prigioni nel deserto. L’informazione del servizio pubblico ha il compito di dare voce alla pluralità  degli eventi, di fornire la visione d’insieme di quanto esiste nella realtà . Da qui un supporto per informarci. Il reportage è andato in onda su Rai2 sabato 5 aprile alle 23,30.

Per non girare la testa dall’altra parte

L’opinione pubblica, si sa, viene influenzata dall’informazione e dalle notizie che scorrono sui televisori, tablet, pc e smartphone. Il servizio informativo, pubblico e non, sempre più raramente si occupa delle periferie del mondo. Determinati temi, contenuti e soggetti sociali, sono ormai cancellati, invisibili agli occhi dei più. E non perché riguardino una minoranza, ma perché scomodi. Alcuni soggetti e temi non sono ben accetti nel gioco di forza tra potere, informazione e opinione pubblica. Rivolgendosi in particolare al direttore della Rai Luigi Gubitosi, Beppe Giulietti di Articolo 21, afferma che “il servizio pubblico ha il dovere di informare, di parlare di temi radicali, muovendo la profondità  del mondo, mettendo al centro del servizio pubblico un’altra storia, accantonando almeno un po’ il format del talk show che è solo un muovere la superficie delle cose”.

L’accoglienza che non c’è

” Non esiste che Austria e Germania abbiano dichiarato l’Italia come un paese non sicuro per i rifugiati ” dice Tareke Berahne del comitato 3 ottobre. Manca in Italia una norma sull’accoglienza, sull’integrazione. Sebbene gli sbarchi sulle coste del Sud siano una prassi che si ripete ormai da dieci anni, il nostro modo di gestione segue ancora una logica tragicamente emergenziale. L’invito dunque, lanciato a margine dell’incontro, è quello di ” tornare a Lampedusa per il 3 ottobre prossimo, non per i morti ” ma per dare forza alla denuncia del movimento Accoglienza 3 ottobre, sostenuto sempre più dai sindaci di molte città  italiane e da varie associazioni.

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