Intervista al Sindaco Massimo Cialente che si dichiara più che mai entusiasta dell'iniziativa

"E' un sistema moderno di partecipazione e credo che tutti i comuni italiani dovrebbero adottarlo"

Bologna, Siena, Ivrea e L’Aquila. Quattro grandi centri urbani che hanno deciso di cambiare il verso della loro politica e riconsegnare ai cittadini la ” proprietà  ” dei beni che li circondano consentendo loro di potere ” prendersene cura ” . Una città  come L’Aquila, inoltre, presenta la peculiarità  di una quanto mai necessaria ricostruzione che, senza il supporto dei sui abitanti, appare un lontano miraggio.
A tal proposito, abbiamo contattato il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e gli abbiamo rivolto qualche domanda in merito a questa iniziativa.

Sindaco Cialente, che cosa ha spinto l’Aquila ad adottare un regolamento cosìinnovativo come quello redatto da Labsus ed approvato dal Comune di Bologna nel febbraio scorso?

Non appena abbiamo visto il regolamento approvato a Bologna abbiamo subito espresso il nostro gradimento. A L’Aquila siamo costretti ad affrontare numerosi problemi e, recependo il regolamento, abbiamo ritenuto possibile adattarlo alle esigenze di tutti gli aquilani.

Quindi il regolamento è stato modificato rispetto alla costruzione originale, offerta dal Comune di Bologna?

Sì, è stato interpretato ed adattato alle necessità  di una città  come la nostra; credo infatti che tutte le città  che lo adotteranno potranno modificarlo in base ai propri bisogni. Bologna è una città  che ha una tradizione di partecipazione di lunga data, era normale che si partisse da realtà  come quelle.  L’Aquila inoltre ha delle peculiarità  legate alla costituzione del territorio: siamo una città -territorio, 64 centri abitati, un comune nato dalla fusione di altri comuni, una modifica era inevitabile. Noi abbiamo preso lo spirito, l’idea, il senso dell’esperienza bolognese e lo abbiamo adattato alla nostra realtà .

Pensate di attuare il regolamento tramite la creazione di un ufficio ad hoc?

In questo momento stiamo creando un Urban Center, differente dagli altri, in quanto molto legato alle faccende urbanistiche che però sappia coniugare anche la partecipazione attiva dei nostri concittadini. Crediamo che questo, insieme al lavoro dell’assessorato alla partecipazione, possa essere in grado di realizzare al meglio gli obiettivi che il regolamento si pone.

In che modo un tipo di regolamento come questo può andare ad influire sul tema della ” ricostruzione ” di una città  che purtroppo porta ancora con sé le profonde ferite lasciate dal terremoto del 2009?

Noi stiamo ancora vivendo una fase di esperienze sociali di grande difficoltà . L’unica nota positiva è la nascita di tantissime associazioni, soprattutto giovanili, che spaziano in ogni campo: da quello artistico fino a quello della partecipazione urbanistica. Il regolamento appena approvato è un elemento di estrema importanza per la ricostruzione de L’Aquila; ed assume valore ancor maggiore se parliamo di ricostruzione del tessuto sociale della città .

Sarà  possibile stipulare dei ” patti di collaborazione ” anche all’interno delle aree nelle quali sono stati trasferiti gli inquilini degli edifici del centro storico crollati nel 2009?

Certamente. Non siamo nuovi ad iniziative di questo genere; già  da tempo abbiamo intrapreso percorsi di riqualificazione attraverso, ad esempio, la creazione di alcuni orti urbani. Quelle da lei citate sono realtà  particolari, in cui basta montare una tenda per dar vita ad una ” chiesa ” in cui pregare. Ora non ci resta che attendere l’approvazione dei nostri cittadini.

Nel libro di Tomaso Montanari ” Le pietre e il popolo ” viene raccontato che il vice-commissario con delega ai beni comuni, Luciano Marchetti, nel 2011 addossò la colpa del rilento nella ricostruzione dell’Aquila ai consueti ” conflitti di competenze e alla litigiosità  degli aquilani ” . Crede che un regolamento come questo possa essere una risposta efficace al consueto scetticismo che accompagna ogni tentativo di rilancio di una città ?

Qui non esiste nessuna litigiosità  degli aquilani; vi è solo un consueto interesse per una piccola realtà  attorno alla quale girano circa 6 miliardi di euro. Esiste un sistema di persone che specula sull’Aquila, e noi lo affermammo già  anni fa. Questo regolamento può essere uno strumento per smentire ogni tipo di scetticismo.

Per concludere, come cambia oggi, a L’Aquila, il rapporto istituzioni-cittadinanza?

Una parte della responsabilità  e della manutenzione delle opere che stiamo realizzando passa nelle mani dei cittadini, sotto forma di associazione. E’ un sistema moderno di partecipazione e credo che tutti i comuni italiani dovrebbero adottarlo, anche in virtù della profonda crisi che attraversa le casse degli enti locali di tutto il Paese.

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Guarda il video sintesi ” Un tesoro nascosto ”

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