I seggi elettorali si trasformano in seggi delle emozioni

Lavorare generando idee di soluzioni, possibili, individuandole, argomentandole, inserendole in scenari vasti e articolati, presentati in forma visiva, sintetica e potenzialmente partecipativa

Il progetto, nato nel 2013 e rigorosamente multidisciplinare, ha come punto focale della sua attività  di tutela del bene comune i Seggi delle emozioni, seggi elettorali trasformati in laboratori di cittadinanza, all’interno dei quali gli abitanti di un quartiere si ritrovano per condividere storie, emozioni e bisogni relativi al quartiere stesso, perché la sua identità  non vada smarrita. A muovere gli ideatori dell’iniziativa è stata la convinzione che, se si vuole parlare di felicità , non ci si debba limitare a regalare benessere in pillole, ma concentrarsi su come valorizzare il cittadino in quanto tale, cosìda migliorare la sua qualità  di vita, intervenendo sul luogo nel quale vive. Un modo di pensare che, in tempi di crisi di valori ed affetti, potrebbe tornare utile, e che facilmente può essere identificato nelle parole di Ezio Manzini, tra i massimi promotori della ricerca nell’ambito del design sostenibile: ” Lavorare dunque generando idee di soluzioni, possibili, individuandole, argomentandole, inserendole in scenari vasti e articolati, presentati in forma visiva, sintetica e potenzialmente partecipativa ”

Come funziona?

Ai partecipanti viene chiesto di identificare tutti questi vissuti in uno dei dodici sentimenti indicati, cosìda creare una mappatura dei vari quartieri su base emozionale. I passaggi che portano alla realizzazione del progetto, nella loro essenza, prevedono che si ricordi un’esperienza vissuta in una zona della città ; che si associ tale esperienza con un sentimento; che si localizzi il sentimento e si metta un timbro sulla mappa; che si racconti all’interno di una scheda, non più elettorale ma valutativa, cosa significa quel sentimento per quel determinato posto; che si unisca la scheda all’interno di un’urna con tutte le altre storie raccontate e che con esse si faccia un’opera di condivisione, in modo da non dimenticarle.
Ciò permette di dare vita ad una serie di iniziative parallele ma non meno rilevanti. Si potrà  fare tesoro delle testimonianze raccontate, soprattutto quelle dei più anziani, e perciò più preziose, e raccoglierle in una collana di libri; nasceranno inoltre una marea di Musei a cielo aperto, luoghi in cui raccontare cosa significhino, sulla base dei giudizi espressi, quei determinati luoghi per i cittadini; infine, si potranno realizzare delle alternative guide emozionali, una rivisitazione cioè degli itinerari sulla base dei sentimenti.

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