Verso una città  condivisa in vista di Expo 2015

"La città  condivisa permette ai residenti di condividere in modo sicuro ed efficiente beni e competenze per creare comunità  più forti, sane e connesse"

Sharexpo nasce con l’obiettivo di fare della città  metropolitana di Milano il cuore della sperimentazione di servizi collaborativi in vista di Expo Milano 2015. Durante l’Esposizione universale si stima che crescerà  la domanda di servizi sul territorio, per tali ragioni Milano potrebbe raccogliere la sfida di diventare una delle prime shareable city  italiane.  Il progetto prende spunto  dalle riflessioni emerse durante Sharitaly, il primo evento dedicato all’economia collaborativa in Italia tenutosi a Milano il 29 novembre 2013, “che ha fatto emergere un diffuso desiderio di vivere e percepire la città  in modo diverso”.
Le linee guida contenute nel documento sono indirizzate alle pubbliche amministrazioni e, in particolare, al Comune di Milano per consentire di superare gli ostacoli burocratici alla realizzazione di politiche improntate alla collaborazione e alla condivisione. Nello specifico – si legge nel comunicato – si  punta alla redazione di un regolamento di indirizzo sulla sharing economy che permetta di costruire un adeguato quadro normativo e amministrativo e un manuale di servizi collaborativi per Expo Milano 2015. In questa direzione nel documento di indirizzo si fa esplicito riferimento al Regolamento sull’amministrazione condivisa di Bologna come la cornice regolatoria idonea a favorire la nascita di un “ecosistema istituzionale collaborativo”.

Leggi il documento di indirizzo di Sharexpo

Le “shareable city”

Molte città  mondiali stanno realizzando progetti volti alla condivisione di spazi e beni comuni grazie al diretto coinvolgimento degli attori locali. Si parla infatti sempre più spesso di shareable city come di quella città  che, secondo la definizione data da  April Rinne  esperta di sharing economy, “permette ai residenti di condividere in modo sicuro ed efficiente beni e competenze – dagli spazi alle  automobili, dalle competenze alle utility – per  creare comunità  più forti, sane e connesse”.
In questa direzione va la città  di Seoul con il progetto “Sharing city, Seoul”.  Nata nel 2012 come parte del Seoul Innovation Bureau’s plan per gestire in modo efficiente le risorse dell’amministrazione e migliorare la qualità  della vita dei cittadini, l’iniziativa prevede un piano di finanziamenti ad hoc per lo sviluppo di imprese di sharing economy già  attive rilasciando loro una sorta di bollino che certifica la qualità  dei servizi collaborativi offerti. Inoltre, il progetto punta a mettere in contatto tra di loro i cittadini creando reti di auto aiuto: ad esempio l’amministrazione ha messo in contatto persone anziane che hanno disponibilità  di camere con studenti alla ricerca di stanze.  Anche ad Amsterdam si stanno facendo passi in avanti in questo settore; è infatti in corso di elaborazione un protocollo sulla sharing economy che vede protagonisti istituzioni e cittadini.

E in Italia? Il percorso è stato già  avviato con l’iniziativa che ha portato la città  di Bologna, seguita da Siena, L’Aquila e Ivrea a dotarsi di un Regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni urbani che offre regole pratiche per superare gli ostacoli burocratici alla realizzazione di servizi collaborativi e a sperimentare nuove forme di gestione condivisa della città .

@AngelaGallo1
gallo@labsus.net

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