Il Regolamento compie un anno ed è stato adottato già  da 25 Comuni

25 Comuni lo hanno adottato, 61 lo stanno per approvare, oltre 4mila persone lo hanno scaricato gratuitamente

25 Comuni lo hanno adottato, 61 lo stanno per approvare,  oltre 4mila persone lo hanno  scaricato gratuitamente  dal sito  www.labsus.org.
Al di là  dei numeri il  Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni  ideato e realizzato da  Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà , in collaborazione con l’amministrazione bolognese, sta valorizzando e  liberando energie in tutto il Paese, dimostrando che prendersi cura dei beni comuni materiali (parchi, portici, piazze, beni culturali) e immateriali (cultura, memoria collettiva, integrazione, sport) conviene perché da essi dipende la qualità  delle nostre vite.

Un anno fa, il 22 febbraio 2014, il testo è stato presentato ufficialmente a Bologna, primo Comune italiano ad approvarlo, e donato a tutti i Comuni italiani con la possibilità  di adattarlo alle proprie necessità  e caratteristiche.
Il bilancio di un anno intenso conferma il fatto di aver risposto ad una esigenza: erano necessarie delle nuove regole che traducessero il principio costituzionale di sussidiarietà  (articolo 118 comma 4 della Costituzione) e permettessero  un’alleanza tra cittadini e amministrazioni per lo svolgimento di attività  di interesse generale  e per la risoluzione di problemi collettivi.

Per la costruzione di questa alleanza il ” Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani ” prevede la realizzazione di un ” patto di collaborazione ” , un accordo tra cittadini attivi e pubblica amministrazione.
I primi patti stipulati riguardano interventi di cura e manutenzione del verde, di strade, piazze e portici; passeggiate anti-degrado; rimozione del vandalismo grafico;  gestione condivisa di edifici pubblici inutilizzati  (ad esempio una ex anagrafe) per la promozione di attività  culturali;  manutenzione delle strade bianche;  corsi gratuiti di sport  (pugilato).

Quando gli abitanti di un paese o di un quartiere cittadino autonomamente si assumono la responsabilità  di curare un vicolo, una piazza, un bene culturale, etc. essi mettono in campo risorse e capacità  di ogni genere: tempo, competenze professionali, esperienze, strumenti di lavoro, soldi, mezzi di trasporto, relazioni sociali. Tutto questo ha un enorme valore, che va molto al di là  del miglioramento della qualità  dei beni comuni, perchè ha un  effetto fondamentale nel rinsaldare i legami della comunità , sviluppando rapporti reciproci fondati sulla fiducia e producendo  capitale sociale, che a sua volta è un  fattore di sviluppo economico.

In tutti i Comuni in cui il Regolamento è stato adottato il Consiglio comunale lo ha approvato all’unanimità  o, in alcuni casi, con l’astensione delle minoranze.  Questo  dimostra che  ci sono temi, come appunto la cura dei beni comuni da parte dei cittadini stessi, intorno ai quali noi italiani, sempre pronti a contrapporci in fazioni, riusciamo invece a trovare un accordo.

Fino a pochi mesi fa in tutti gli incontri pubblici prima o poi inevitabile arrivava la domanda sul  perché un bravo cittadino che paga le tasse dovrebbe  prendersi cura del giardinetto pubblico sotto casa o della scuola del figlio. Sarebbe compito dello Stato.
Secondo noi ogni cittadino ha diritto di esigere dalle istituzioni che facciano il proprio dovere e non è tenuto a prendersi cura della sua città .  Crediamo però che quelle persone che vogliono invece prendersi cura dei luoghi in cui vivono, integrando gli interventi pubblici per migliorare la qualità  dei beni comuni di cui tutti usufruiscono,  dovrebbero essere facilitate e non più sanzionate.

A questo appunto serve il Regolamento, a legittimare i cittadini attivi.
Quella domanda da qualche tempo non ci viene più posta. Ora è (quasi) normale essere un cittadino attivo.