Un nuovo paradigma per le scienze sociali

Barriere, muri, ma anche confini culturali, che trasformano le culture in recinti, cercano di arginare le forme di mobilità  contemporanea

Guardando ai processi sociali contemporanei, John Urry professore all’Università  di Lancaster dove ha fondato il Center for Mobilities Research (CeMore) ha proposto un ” nuovo paradigma della mobilità  per le scienze sociali ” . Secondo Urry le scienze sociali fino ad ora si sono fondate su quella che egli definisce la ” metafisica della presenza ” (Mobilities, Polity, 2007).
Come Urry ha sottolineato, ” the starting point is that the analysis of mobilities transforms social science. Mobilities make it different. They are not merely to be added to static or structural analysis. They require a wholesale revision of the ways in which social phenomena have been historically examined ” (p. 44). Secondo l’autore, ” all social relationships should be seen as involving diverse ‘connections’ that are more or less ‘at a distance’, more or less fast, more or less intense and more or less involving physical movement. Social relations are never only fixed or located in place but are to very varying degrees constituted through ‘circulating entities’ ” (p. 46).

Vivere senza confini

I processi migratori, il turismo di massa, lo scambio delle merci, ma anche la ” mobile communication ” , il sistema dei media, la circolazione delle idee sono le forme contemporanee della mobilità  che costringono a pensare la realtà  in movimento sia sul piano fisico che su quello virtuale o immaginario. Non è necessario infatti spostarsi nello spazio per essere mobili, ma si può anche rimanere radicati nel proprio mondo (globale) per esserlo anche solo virtualmente.
Le idee circolano, le visioni del mondo si affacciano a quella finestra globale che è il web, le persone si incontrano, secondo dinamiche che sempre più spesso sfuggono a ogni classificazione.

Confini

L’altra faccia della mobilità  sono i confini, sia territoriali che virtuali. I confini costituiscono la rete di protezione entro la quale gli individui soddisfano quell’esigenza di certezza e di controllo sulla realtà  che caratterizza la condizione umana. Rimandano però a un modo di concepire lo spazio destinato a creare divisioni, a eliminare quella naturale permeabilità  che si genera là  dove i mondi si incontrano, lasciando emergere solo la dimensione conflittuale, inevitabilmente riconducibile alla diversità , di qualunque natura essa sia.
Barriere, muri, ma anche confini culturali, che trasformano le culture in recinti, cercano di arginare le forme di mobilità  contemporanea, lasciando intravedere l’incapacità  del paradigma della modernità  nell’affrontare le tante sfide lanciate dalle società  contemporanee. L’era post guerra fredda assiste con disagio alla costruzione di nuovi muri e steccati – al confine tra Stati Uniti e Messico, a Betlemme, in Ungheria, Spagna – eretti per fermare un mondo in movimento.

La libera circolazione delle persone

” Il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri ” costituisce il nucleo essenziale della cittadinanza europea, una delle più lungimiranti acquisizioni del progetto europeo. Frutto dell’evoluzione della libera circolazione dei lavoratori nella comunità  delle origini, è oggi messo in discussione perché entrerebbe in conflitto con il riconoscimento dei diritti sociali che gli stati membri vorrebbero continuare a garantire solo ai ” nativi ” . E’ cosìche il governo britannico annuncia di voler limitare la libera circolazione, si badi bene, dei cittadini provenienti da altri paesi europei se privi di un contratto di lavoro. Chiusure, barriere, ostacoli sono la sola risposta che al momento è stata messa in atto per fare fronte agli elevati livelli di mobilità  delle società  contemporanee.
Al contrario il paradigma della mobilità  implica l’acquisizione di una mentalità  resiliente, capace di affrontare i cambiamenti sociali con successo, trasformando una crisi in un’opportunità  che faccia emergere nuovi modelli di convivenza, nuove modalità  di interazione sociale, anche tra cittadini e istituzioni.

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