L'economia sociale è la scienza degli sforzi concreti per perfezionare l ' arte di vivere nella società 

In alcuni Stati membri dell’Unione europea un ” diritto dell’economia sociale ” sta emergendo come autonomo settore dell’ordinamento giuridico e distinta area di ricerca scientifica, anche grazie a leggi specifiche in materia, che sono state di recente approvate in Spagna la Ley 5/2011, de 29 de marzo, de Economà­a Social; in Portogallo la Lei 30/2013, de 8 de maio, Lei de Bases da Economia Social;e in Francia la Loi 2014-856, du 31 juillet 2014, relative à  l’économie sociale et solidaire.

Al contrario, la formula ” diritto dell’economia sociale ” è pressoché ignota al legislatore e al giurista italiani, nonostante presenti numerosi punti di contatto con aree e concetti diffusi, come quello di ” diritto del terzo settore ” , ed inglobi entità , quali le società  cooperative e le imprese sociali, che nel nostro paese sono da tempo oggetto di una legislazione meticolosa ed evoluta e di analisi dottrinarie che a livello europeo occupano, per quantità  e qualità , una posizione di primissimo piano.

Economia sociale

La formula ” economia sociale ” , invero, si presta ad usi differenti, più o meno ampi, ed in prospettiva storica la troviamo infatti utilizzata con significati diversi e per diverse finalità .
In particolare, in Francia a cavallo tra il XIX e il XX secolo grazie soprattutto all’opera di Charles Gide si sviluppa una nozione di economia sociale con un significato più circoscritto, al punto da essere considerata una disciplina contrapposta all’economia politica. Mentre l’economia politica si occupa dei rapporti di vario genere tra uomini e cose, che si propone di spiegare e calcolare matematicamente, per astrazione, l’economia sociale, calandosi nella realtà  e nelle preoccupazioni della vita quotidiana, studia i rapporti di varia natura che gli uomini instaurano tra loro al fine di assicurarsi un’esistenza migliore, un futuro più sicuro, una giustizia più benevola e più elevata di quella che l’equilibrio di mercato può garantire. Essa non si basa sul libero gioco delle leggi naturali per assicurare la felicità  degli uomini, né sulle ispirazioni e devozioni o su una vaga filantropia, ma crede nella necessità  e nell’efficacia delle organizzazioni volute, pensate e razionali. E’ la scienza degli sforzi concreti per perfezionare l’arte di vivere nella società .
Interessa qui soprattutto rilevare come il concetto di economia sociale venga ricollegato all’attività  svolta da alcuni tipi di enti, o istituzioni sociali, quali le società  cooperative e le mutue di vario genere, che per le loro caratteristiche sono ritenute strumenti di progresso sociale, poiché capaci, grazie alla loro azione, di elevare le condizioni delle persone.

Il contesto europeo

E’ quest’ultima, invero, la nozione di economia sociale che, influenzando alcuni legislatori nazionali europei, attraverso varie tappe che hanno visto attivamente coinvolte anche le istituzioni dell’Unione europea,sta ispirando l’attuale diritto dell’economia sociale.
Da una lettura trasversale delle leggi sull’economia sociale sinora approvate in Europa emerge infatti come il concetto di economia sociale sia più di natura soggettiva che oggettiva; per economia sociale s’intende il complesso di attività  economiche d’impresa svolte da enti privati con particolari finalità  (mutualistiche o di interesse generale, ma in ogni caso non lucrative) e una certa struttura organizzativa e finanziaria (di cui sono elementi di principio, tra gli altri, il primato della persona sul capitale, la democraticità , la destinazione a riserva indivisibile di una significativa quota di utili, particolari modalità  di attribuzione di benefici economici ai soci, ecc.). Sono dunque questi enti, mediante la loro attività , a caratterizzare l’economia come ” sociale ” ; e il diritto dell’economia sociale, per come lo conosciamo oggi, è essenzialmente diritto degli enti dell’economia sociale, poiché obiettivo primario delle attuali leggi sull’economia sociale è istituire la categoria giuridica degli enti dell’economia sociale e predisporre per tale categoria, a fini promozionali, un quadro istituzionale ad hoc.

Economia sociale in Italia e diritto del terzo settore

Non può allora sfuggire all’interprete italiano come il diritto dell’economia sociale, cosìindividuato, presenti significativi punti di contatto con il diritto del terzo settore, attualmente oggetto di un ambizioso progetto di riforma legislativa. Infatti, anche il diritto del terzo settore, come il diritto dell’economia sociale, ha base soggettiva, essendo sostanzialmente diritto degli enti del terzo settore; e anche gli enti del terzo settore, come gli enti dell’economia sociale, sono enti identificati dal legislatore in ragione di loro particolari caratteristiche strutturali e funzionali.
Vi sono però due profonde differenze che devono essere segnalate affinché possano costituire oggetto di riflessione.
La prima è legata al fatto che gli enti dell’economia sociale sono tutti enti imprenditoriali, poiché lo svolgimento di attività  economica d’impresa costituisce, nella legislazione sull’economia sociale vigente in Europa, un requisito necessario della categoria. L’esercizio d’impresa, invece, non è un elemento essenziale della categoria degli enti del terzo settore nell’esperienza italiana, convivendo nell’ambito di questa categoria sia enti imprenditoriali, come le cooperative sociali e le imprese sociali, sia enti non imprenditoriali, come le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale.
La seconda significativa differenza sta nel fatto che, mentre nella legislazione europea sull’economia sociale, le cooperative sono senz’altro considerate enti dell’economia sociale (sono anzi ritenute il principale ente dell’economia sociale), cosìnon è nella legislazione italiana sul terzo settore, dove le finalità  di interesse generale che devono caratterizzare gli enti del terzo settore, portano ad escludere le cooperative ordinarie (quelle cioè con scopo mutualistico) dalla categoria degli enti del terzo settore (cui soltanto possono farsi rientrare le cooperative sociali).

Superare l’attuale nozione di economia sociale

Il concetto di economia sociale, cosìcome si sta sviluppando in Europa (tanto a livello di Unione europea a quanto a livello nazionale), non coincide dunque con il concetto italiano di terzo settore (né tanto meno con la figura dell’impresa sociale), ed occorre pertanto chiedersi quali effetti e conseguenze possano derivare dall’eventuale suo accoglimento in ambito domestico.
Se da un lato è indubbio che l’inclusione di società  cooperative ed enti imprenditoriali di interesse generale nell’ambito di un’unica categoria normativa allargherebbe e rafforzerebbe il fronte di opposizione all’economia capitalistica a scopo di profitto, contribuendo ancor di più alla civilizzazione del mercato e alla democratizzazione dell’economia, dall’altro lato è anche vero che la considerazione a se stante di associazioni, fondazioni ed altri enti di natura erogativa interromperebbe quel nesso virtuoso tra la componente imprenditoriale e la componente non imprenditoriale del terzo settore che ha sin qui caratterizzato l’esperienza italiana. E’ possibile, allora, andare oltre l’attuale nozione di economia sociale? E’ possibile riconfigurarla comprendendo in essa anche la componente non-market?

La capacità  attrattiva ed inclusiva dell’economia sociale

Qui ci si limiterà , a mo’ di conclusione, a due osservazioni di ordine generale e sistematico.
La prima riguarda la potenziale capacità  attrattiva ed inclusiva del concetto di economia sociale, e di un diritto ” comune ” dell’economia sociale, rispetto a temi e questioni di grande attualità  come quella dei ” beni comuni ” e delle loro forme di gestione. Nel quadro comune del diritto dell’economia sociale potrebbero infatti trovare soluzione adeguata e coerente i problemi di gestione dei ” beni comuni ” . Pensiamo ad esempio all’ipotesi della cooperativa di utenti che gestisca un servizio pubblico locale. Come la cooperativa è una delle istituzioni tipiche del diritto dell’economia sociale, cosìi ” beni comuni ” sono una delle sue risorse tipiche. Sia gli enti dell’economia sociale sia i ” beni comuni ” sono stati considerati qualcosa di ” alternativo ” rispetto allo Stato e al mercato (capitalistico), ovvero rispetto al pubblico e al privato (a scopo di lucro): le analogie sono dunque evidenti, cosìcome i possibili vantaggi di uno studio congiunto, in un medesimo quadro concettuale, delle diverse istituzioni dell’economia sociale. Dalla ” cooperazione ” virtuosa tra studiosi dei beni comuni e studiosi degli enti dell’economia sociale possono emergere soluzioni operative di grande rilevanza. La cooperativa di cittadini utenti dei beni comuni si presenta a prima vista come la forma giuridica a tal fine più adeguata, ma quale governance questa cooperativa potrebbe in concreto assumere? Chi studia le figure soggettive dell’economia sociale può suggerire un assetto di governance della cooperativa di comunità  (soprattutto di grandi comunità ) capace di assicurare contemporaneamente auto-gestione ed efficienza, come ad esempio il sistema di governance c.d. ” dualistico ” , in cui il consiglio di sorveglianza formato soltanto da alcuni dei soci utenti può costituire valida soluzione al problema di una base sociale troppo ampia per poter efficacemente funzionare.

Potenzialità  ordinante dell’economia sociale

La seconda osservazione attiene alla potenziale capacità  ordinante del concetto di economia sociale e del diritto dell’economia sociale. Oltre alla menzionata riforma del diritto degli enti del terzo settore, in Italia si assiste ormai ad un profluvio di interventi in materia privi di connessioni tra loro. Agricoltura sociale, società  benefit, commercio equo e solidale, sono solo alcune delle nuove frontiere. La confusione dunque è in aumento, né la riforma del terzo settore sarà  in grado di porvi rimedio, anche perché essa sarà  una legislazione per soggetti più che per settori (se si esclude il servizio civile universale). Può, forse, il concetto di economia sociale aggregare in futuro discussioni ed analisi tutte caratterizzate, in fondo, dal comune obiettivo di realizzare un’alternativa all’economia capitalistica a scopo di profitto individuale?

Per approfondimenti su queste tematiche v.A. FICI (a cura di), Diritto dell’economia sociale. Teorie, tendenze e prospettive italiane ed europee, Editoriale Scientifica, Napoli, 2016.

Prof. Antonio Fici
Dipartimento Giuridico
Università  degli Studi del Molise