Labsus went to Catalonia to talk about its Regulation on commons and to share ideas and experiences with local authorities to develop a Catalan model of collaborative administration of commons.

I lavori si aprono con i saluti della Sindaca Nàºria Parlon che subito entra nel vivo della questione esprimendo la necessità  nonché la volontà  della sua giunta di affermare un modello di amministrazione condivisa superando la visione limitante e ormai anacronistica del cittadino contribuente/utente. L’obiettivo è superare il paradigma tradizionale di partecipazione che si è affermato nei decenni precedenti e che limitava il coinvolgimento della società  civile alle fasi decisionali di processi implementati successivamente da altri attori (sia pubblici sia privati). Con il modello dell’amministrazione condivisa i cittadini sono implicati in prima persona nella gestione di beni che in questo modo diventano beni comuni: partecipare al fare, non solo al decidere.

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Il professor Joaquà­n Tornos Mas, ordinario di diritto amministrativo all’Università  di Barcellona e co-organizzatore della giornata, affronta la necessità  di ripartire dal comune per contrastare la cultura neoliberista della diffidenza e dell’individualismo, dilagata con la crisi. Proteggere e coltivare il bene comune per una società  inclusiva e coesa, perché se i beni comuni migliorano allora migliora anche la qualità  della vita di tutti, che invece è destinata a peggiorare in vista di un loro degrado. Una volta assunto che i beni comuni sono quei ” beni che non appartengono né al pubblico né al privato, ma all’insieme della società , e che sono necessari per garantire alle persone il pieno conseguimento dei loro diritti fondamentali ” , il ragionamento si focalizza sull’importanza di promuovere una gestione condivisa che ne garantisca la tutela e al tempo stesso l’accesso. Da qui l’invito rivolto a Labsus, il desiderio di conoscere esperienze già  in marcia come il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni e Patti di collaborazione presenti sul territorio italiano.

Un inedito mix, apparentemente contraddittorio, di egoismo e solidarietà  spinge a curarsi dei beni comuni

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Contrariamente a quanto alcuni pensano, la cura dei beni comuni non equivale a supplire alle carenze dell’amministrazione pubblica né a sostituirsi ad essa, bensìci troviamo di fronte ad un inedito mix, apparentemente contraddittorio, di egoismo e solidarietà : spinti dall’interesse particolare, cittadini investono risorse proprie per migliorare la vita collettiva senza aspirare all’appropriazione di un bene. Il presidente di Labsus Gregorio Arena racconta come il Regolamento nasca dall’esigenza di superare il dualismo pubblico-privato riconoscendo queste pratiche, già  presenti nella società  italiana, nate dal basso e per questo non normate. Cittadini che si prendono cura di un parco pubblico o attività  rivolte al quartiere promosse negli edifici scolastici pongono il problema della legittimità  del loro agire: senza un quadro normativo adeguato, prendersi cura di uno spazio pubblico può paradossalmente essere sanzionato. In questo modo la pratica dei beni comuni promuove la sussidiarietà  orizzontale dando forma a nuove esperienze di amministrazione condivisa, come ha illustrato la Dottoressa Gigliola Vicenzo, responsabile dell’Ufficio Partecipazione del Comune di Genova, che ha presentato casi concreti del capoluogo ligure.

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Il Comune di Santa Coloma di Gramenet, cosìcome altri comuni dell’area metropolitana di Barcellona, guarda con interesse al Regolamento e ai Patti di Collaborazione e propone di dare il via a un laboratorio per la sperimentazione di un modello catalano, invitando esperti e funzionari di altri Comuni a prendervi parte. Non sono solo parole, in quanto subito dopo le relazioni viene presentato il caso concreto del progetto «Ciutat accesible, ciutat de tots i totes » [Città  accessibile, città  di tutti e tutte] promosso in collaborazione con il centro per disabili CEMFIS. Del resto la realtà  catalana non è cosìdistante dalla nostra. Sia l’interesse e la cura per i beni comuni quanto la spinta per costruire una società  basata sull’inclusione, l’equità  e la solidarietà  stanno spingendo cittadini attivi e istituzioni locali a collaborare nell’ottica di un’amministrazione condivisa. Ulteriori casi sono stati presentati durante la tavola rotonda conclusiva da amministratori di altri comuni dell’area metropolitana, che hanno accolto la proposta di lavorare a un modello catalano di amministrazione condivisa.

Verso un modello catalano di amministrazione condivisa dei beni comuni

E’ stata una giornata dove, all’insegna della partecipazione e della condivisione, è stato dato il via a un percorso per la realizzazione di un nuovo Regolamento che, ispirandosi al lavoro che Labsus ha fatto in questi anni, si adatti al contesto catalano, normativo ma anche sociale.

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