È forte l’esigenza dell’Unione europea di recuperare il filo rosso di un rapporto con i propri cittadini che i recenti avvenimenti hanno interrotto. Si potrebbe ripartire da qui per rifondare l’Europa “libera e unita” auspicata dal Manifesto di Ventotene

L’ombra della Brexit, annunciata in via definitiva per il 29 marzo 2019 e il successivo appuntamento elettorale, il primo dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, fanno sentire il loro peso sulle linee guida dettate dalla Commissione. È forte l’esigenza di recuperare il filo rosso di un rapporto con i cittadini che i recenti avvenimenti hanno interrotto, secondo alcuni minando alla base le ragioni dell’essere insieme.

Un’Europa più vicina ai cittadini: le elezioni del 2019

Come si legge nella comunicazione della Commissione, “l’Unione europea è sia un’unione di Stati che di cittadini” e il rapporto con questi ultimi dovrà essere al centro delle prossime elezioni. In quest’ambito un importante ruolo viene attribuito allo “Spitzenkandidaten”, ovvero il leader politico indicato da ciascun partito europeo quale candidato alla presidenza della Commissione. Conseguenza delle modifiche introdotte dall’art. 17, paragrafo 7 del Trattato di Lisbona, la presentazione del candidato alla presidenza della Commissione, oltre a rappresentare un tentativo di parlamentarizzazione dell’elezione del presidente della Commissione, consente di avere una campagna elettorale centrata sul confronto tra leader, capaci di riattivare un rapporto diretto tra i cittadini e le istituzioni. Il presidente Juncker è stato il primo ad essere eletto secondo questa procedura, anche se in realtà, nulla vincola in Consiglio europeo a tenere conto di tali indicazioni provenienti dai partiti e dal risultato elettorale.
I partiti politici nazionali sono invitati a dare ampia visibilità all’interno dei loro simboli al partito politico europeo di riferimento, al fine di chiarire ai cittadini il legame esistente tra la dimensione nazionale e quella europea.

 Il post-Brexit

Alcune modifiche nella composizione del Parlamento europeo saranno necessarie con l’uscita definitiva della Gran Bretagna dall’Unione europea. Sulla distribuzione dei 73 seggi che spettavano alla Gran Bretagna, ci sono diverse opzioni tra cui quella relativa alla creazione di una circoscrizione transnazionale, rigettata dal Parlamento con la risoluzione del 7 febbraio, nella quale ha ribadito i principi stabiliti dai Trattati per la redistribuzione dei seggi.
Una circoscrizione transnazionale avrebbe potuto rafforzare la dimensione europea delle elezioni, offrendo ai candidati la possibilità di rivolgersi a un numero maggiore di cittadini europei. Al tempo stesso la risoluzione del Parlamento sottolinea che il cambiamento del numero dei seggi necessita dell’approvazione da parte del Consiglio e del Parlamento e della ratifica da parte degli Stati membri. Si tratterebbe pertanto di un processo complesso, dal quale potrebbero sorgere ulteriori controversie tra gli Stati membri.

L’Europa dei cittadini

La Commissione negli ultimi anni è stata impegnata in una intensa attività di comunicazione condotta attraverso una serie di incontri e dibattiti con i cittadini organizzati a livello nazionale. Si è trattato di un grande lavoro di confronto che ha visto impegnate le rappresentanze negli Stati membri e gli stessi commissari. Il Presidente Macron è arrivato a proporre una grande consultazione dei cittadini per ricevere idee sugli scenari futuri dell’Europa. Probabilmente sul fronte del dialogo con i cittadini si potrebbe fare molto di più: coinvolgere le istituzioni locali, i partiti, la scuola e il mondo del lavoro affinché l’idea d’Europa che i cittadini hanno arrivi alle istituzioni e in particolare, sia al centro del vertice che si terrà il 9 maggio 2019, a Sibiu in Romania, quando i leader europei si incontreranno per discutere il futuro assetto dell’Unione europea.

Il futuro dell’Europa

Nel libro bianco sul futuro dell’Europa del 2017, la Commissione ha delineato cinque scenari per l’Europa a 27, nessuno dei quali chiama in causa i cittadini. Si tratta di percorsi istituzionali, obiettivi da realizzare senza modificare i trattati o, al contrario, intervenendo su di essi. Pertanto è difficile dire se le attuali raccomandazioni saranno sufficienti a dare all’Europa un nuovo slancio. Le elezioni italiane possono essere considerate un banco di prova di come per la prima volta l’Europa sia entrata nei programmi dei partiti, anche se non sempre in positivo: nelle parole dei leader nazionali le istituzioni europee continuano ad essere considerate estranee alla vita dei cittadini e di fatto responsabili di tutti i loro mali. Malgrado ciò, i cittadini europei ripongono più fiducia nelle istituzioni europee (41%) di quanto non lo facciano nei governi (36%) e nei parlamenti nazionali (35%). Forse si potrebbe ripartire da qui per rifondare l’Europa “libera e unita” auspicata dal Manifesto di Ventotene.

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