Paesaggio bene comune: storia di una parola
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Le origini del Paesaggio

Paesaggio bene comune: storia di una parola

In questo numero si invita il lettore a intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta della parola “Paesaggio”, un termine “esotico” e denso di significati diversi a seconda della latitudine in cui la “parola” viene pronunciata. L’autore Alberto Cagnato, studioso di Urbanistica politica, ci guida con il rigore dello scienziato e la passione dell’umanista, non privi della partecipazione dell’attivista, attraverso una “babele paesaggistica” in cerca dell’origine del significato di Paesaggio e del suo legame con i beni comuni. Il “Labsus Paper” che qui proponiamo su Le origini del Paesaggio, permette di restituire “senso” alla parola, facendo emergere dal suo passaggio nella storia, tra culture, prospettive e mondi diversi, una lettura moderna e attuale del termine e del concetto di Paesaggio.

Presentazione dell’autore

Anche per chi se ne occupa o interessa, non riesce immediato associare Paesaggio e Beni comuni e non agevolano l’accostamento i significati che attribuiamo spontaneamente alla parola Paesaggio. In oltre un secolo di storia culturale e giuridica dell’Italia post-unitaria – in realtà ci sono espressioni importanti anche in precedenza – Paesaggio è un termine che si usa normalmente per indicare gli aspetti più gradevoli e accattivanti della natura o dell’opera dell’uomo che fanno da sfondo o da quinta alle nostre vicende individuali. È anche associato all’arte, all’estetica e quindi considerato appannaggio di una cerchia ristretta di esperti in grado di trattare il tema in modo adeguato. E questa circostanza induce forme di autocensura da parte del singolo cittadino o comunque non lo spinge ad occuparsene.

Cittadinanza attiva per il Paesaggio

Non mancano sforzi importanti e significativi di coniugare i due termini, come ad esempio quello di Salvatore Settis con il suo libro Paesaggio come Bene comune, ma in questo caso l’oggetto non è generalizzato a tutto ciò che ci circonda bensì circoscritto agli elementi di particolare pregio naturale e culturale. Tuttavia, da alcuni anni stiamo assistendo al manifestarsi di forme di cittadinanza attiva nel nome del Paesaggio, del tutto simili a quelle che si registrano, ad esempio, attraverso i Patti di collaborazione. Basti pensare in tal senso ad alcuni Osservatori del Paesaggio soprattutto di recente costituzione che si sono creati con l’aggregazione di cittadini accomunati dal desiderio di avere un ruolo nella vita collettiva così come di incidere sulla qualità dell’ambiente in cui vivono. Questa tendenza è in buona misura da attribuirsi alla ricerca di legittimazione da parte di queste forme di partecipazione che trova riscontro nella Convenzione europea del Paesaggio del Consiglio d’Europa, secondo la quale il concetto di Paesaggio non riguarda soltanto il riconoscimento e la tutela di un valore o di una bellezza paesaggistica particolari, ma rappresenta in sé un valore complesso che comprende il bisogno dei cittadini di stabilire una relazione sensibile con il territorio, di godere dei benefici basati su questa relazione e di partecipare alla determinazione delle sue caratteristiche qualitative.

Paesaggio e interesse generale

La Convenzione evidenzia e sottolinea in modo molto forte, inoltre, il fatto che il Paesaggio costituisce una specifica forma di interesse generale per i suoi valori: culturale, estetico, scientifico, ecologico, economico ed etico. In altre parole, riscopre la dimensione etico-politica del Paesaggio, che rappresenta e misura il grado di qualità del rapporto tra una comunità ed il proprio territorio. L’interesse generale è il trait d’union, il principale punto di contatto del Paesaggio con la natura e le azioni di Labsus trovando fondamento comune nell’art. 118, c. 4 della Costituzione secondo il quale: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

 In origine erano “terra” e “comunità”

Il concetto di Paesaggio come insieme di relazioni si è molto affievolito nel tempo o è addirittura scomparso ma è comunque all’origine della parola olandese nata nella seconda metà del XV secolo dalla fusione tra lant (terra) e scap (nel senso di comunità) che porterà all’odierno termine inglese landscape.  È nata olandese in quanto i Paesi Bassi dell’epoca costituivano il contesto economico, politico e sociale perché questo avvenisse. La grande potenza marittima e commerciale aveva a disposizione un territorio piccolo e poco fertile che, per ottenere terreni coltivabili e nutrire la propria popolazione, richiedeva trasformazioni territoriali radicali come la colonizzazione del mare e l’eliminazione di quelle forme di diritto consuetudinario note come commons, vale a dire parti di territorio sfruttate collettivamente al punto da costituirne una governance condivisa. Questa pratica era legata a un’economia rurale di sussistenza, che ostacolava il processo di privatizzazione dei terreni agricoli finalizzato ad aumentarne la produttività ottenendo il surplus necessario all’insorgente economia capitalistica.

Da landscape a paysage

La nascita della parola rappresenta la percezione del venir meno del rapporto simbiotico tra comunità e proprio territorio: ciò che ci circonda ci è diventato estraneo e, per recuperarne le relazioni, ricorriamo alla sua rappresentazione. Possiamo aggiungere, considerando il coinvolgimento dei commons nella dinamica del concetto di paesaggio, che questo momento segna il passaggio dalla percezione collettiva del luogo di cui l’individuo fa parte alla percezione individuale di una dimensione che gli è divenuta estranea: si tratta quindi di distacco tra individuo, suo territorio e quindi resto della comunità. Nata nel versante germanico delle lingue europee, è stata recepita nel ceppo neolatino dopo circa un secolo tramite il francese paysage, che ha come fulcro pays, contrazione del latino pagensis, a indicare sia l’abitante di pagus (villaggio) sia il territorio di un villaggio: pagensis (ager).

I Beni comuni, poi il Paesaggio

Andando a ritroso nella storia del concetto di Paesaggio si incontra quello dei Beni comuni addirittura prima che la parola Paesaggio nascesse. La raffigurazione dell’etica del Paesaggio trova infatti un riscontro diretto negli affreschi di Ambrogio Lorenzetti cosiddetti Allegorie del Buon e del Mal Governo e dei loro effetti sulla città e sulla campagna realizzati nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena tra il 1337 ed il 1339. È una definizione classica di valore culturale indiscutibile che rischia però di risultare riduttiva o addirittura fuorviante se non si considera che la denominazione del Buon e del Mal Governo è settecentesca mentre l’originale era La Guerra e la Pace o del Bene Comune in quanto gli affreschi rappresentano il pensiero di Tommaso d’Aquino con particolare riferimento alla sua nozione di partecipazione e bene comune.

LP_Alberto_Cagnato_Le_origini_del_Paesaggio_maggio_2018