Paolo Pigliacelli di Federparchi propone una riflessione sulla gestione delle nostre aree protette

L’Italia è un paese molto ricco per la biodiversità e la varietà ambientale e paesaggistica che caratterizzano il suo territorio e i parchi rappresentano un patrimonio da proteggere e salvaguardare, ma anche una risorsa straordinaria su cui investire con politiche attive. In questo numero, proponiamo una riflessione in forma di Labsus Paper di Paolo Pigliacelli di Federparchi sulla gestione delle nostre aree protette, che trova nell’amministrazione condivisa uno stimolo e un possibile strumento di governance.
Nel mondo le aree naturali protette sono oltre 200.000 e interessano tutte le realtà governative esistenti: dalle democrazie alle dittature, dai paesi molto ricchi a quelli poverissimi, dagli Stati molto grandi a quelli piccolissimi con realtà culturali e sociali totalmente differenti tra loro. In sostanza si può affermare che la protezione della natura attraverso soggetti gestori che applicano norme specifiche è diventato uno strumento universale come la scuola o la sanità.

Verso una governance efficace dei beni ambientali

Nel panorama delle Pubbliche Amministrazioni italiane gli enti gestori delle aree naturali protette (Parchi, Riserve, Aree Marine, Oasi, ecc.) sono classificati in diversi settori (Enti autonomi del parastato, Consorzi di Enti Locali, Enti strumentali delle Regioni, ecc.): ciò comporta che il combinato disposto delle diverse situazioni ci restituisce un quadro variegato, soprattutto in termini di strumenti di governance e quindi di efficacia di gestione per le finalità di un’area protetta che, al netto dell’oggetto – risorse naturali, biodiversità, paesaggio, specie, habitat, ecc. – si possono sintetizzare nella gestione di beni comuni.
Inoltre per i parchi il quadro è ulteriormente complicato dalle variegate e frammentate competenze sui beni oggetto di tutela e, soprattutto, da una legislazione specifica fortemente squilibrata verso i regimi di divieto o autorizzativi, con pochi o nulli strumenti di politiche attive. In questo quadro assumono una notevole importanza gli strumenti derivanti da altre normative che potrebbero arricchire le capacità di governo dei processi sul territorio. Tra questi l’accordo ambientale (environmental agreement) rappresenta sicuramente uno strumento prezioso che grazie all’applicazione anche per i gestori dei parchi del “Regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni”, rappresenterebbe un notevole salto di qualità per una governance efficace, equa e sostenibile dei beni comuni ambientali.