Per fortuna non c'è solo la politica tradizionale.

Essere cittadini attivi, vuol dire fare cose concrete, anche semplici, riguardanti quei beni, che garantiscono a noi tutti condizioni di vita civili

Nel suo messaggio di fine anno il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha segnalato con preoccupazione che:
“Se la politica diventa un continuo gridare, un gareggiare a chi alza di più i toni, uno scontrarsi su tutto, su ogni questione, in ogni momento, ne soffrono le istituzioni, a cominciare dal Parlamento, e ne soffre il rapporto con i cittadini. Quando nel frastuono generale non si possono nemmeno più cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o quel partito, ma dalla politica. E invece, attenzione. A chi mi ascolta, e a tutti gli italiani, vorrei dire: non allontanatevi dalla politica. Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee più giovani. Contribuite a rinnovarla, a migliorarla culturalmente e moralmente … non ci si può rinchiudere nel proprio orizzonte personale e privato, solo dalla politica possono venire le scelte generali di cui ha bisogno la collettività , e la partecipazione dei cittadini è indispensabile affinché quelle scelte corrispondano al bene comune”.

Partecipazione alla vita politica

La politica a cui il Presidente invita tutti a partecipare è infatti quella che si svolge nei partiti, nelle assemblee elettive ai vari livelli, nelle amministrazioni locali, in sostanza nelle istituzioni. Per quanto essenziale, anzi vitale per il buon funzionamento di un sistema democratico fondato sulla rappresentanza, questa modalità  di partecipazione alla vita pubblica non è però oggi l’unica possibile.

L’art. 118, u.c. della Costituzione, prevedendo che i cittadini possano attivarsi autonomamente per perseguire l’interesse generale prendendosi cura dei beni comuni insieme con le istituzioni, apre infatti spazi di partecipazione alla politica del tutto nuovi, perché non più limitati alla sfera istituzionale e non più riservati a pochi, bensìestesi alla vita di tutti i giorni ed alla portata di tutti.
 
Come essere cittadini attivi 
Essere cittadini attivi, prendendosi cura dei beni comuni, vuol dire fare cose concrete, anche semplici, riguardanti quei beni, materiali ed immateriali, che garantiscono a noi tutti condizioni di vita civili e comunque migliori di quelle che avremmo senza di essi ma che, proprio in quanto oggetto di uso collettivo, sono continuamente a rischio di degrado o addirittura di distruzione.

Prendersi cura della produzione, manutenzione e sviluppo di questi beni non è soltanto interesse del singolo cittadino che si attiva in tal senso, bensìè anche interesse di tutti, cioè interesse generale. Dunque è un’attività  che, in quanto riguarda la comunità , è un’attività  “politica” nel senso più ampio del termine, anche se si manifesta non tanto attraverso il “dire” quanto attraverso il “fare”.

Non solo, è anche un’attività  nella quale si manifesta, in forme inedite, quella sovranità  che, secondo quanto afferma la Costituzione all’art. 1, “appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

I cittadini sovrani del paese

I cittadini che si attivano per prendersi cura dei beni comuni esercitano infatti la propria sovranità , esattamente come quando votano per scegliere i propri rappresentanti nelle assemblee elettive, i sindaci o i presidenti delle regioni.
Anzi, forse sono addirittura più sovrani in quanto cittadini attivi che non in quanto elettori. In questa ultima veste, infatti, esercitano la propria sovranità  soltanto nel momento del voto con cui delegano altri ad occuparsi dei problemi della comunità ; nella veste di cittadini attivi invece sono sovrani ogni volta che si prendono cura dei beni comuni.

I cittadini attivi sono sovrani perché si comportano come i veri padroni di casa della Repubblica, che se vedono che qualcosa non va nella casa comune si preoccupano e fanno quanto in loro potere per porre rimedio; quelli che si girano dall’altra parte pensando “tanto ci penserà  qualcuno” si comportano invece come se fossero ospiti della Repubblica o, in termini più tradizionali, come “amministrati, utenti, assistiti ” che in quanto tali delegano ad altri la soluzione dei problemi che riguardano la comunità .

E dunque l’appello del Presidente della Repubblica a non rinchiudersi nel “proprio orizzonte personale e privato” va non solo sostenuto, ma anche interpretato nella sua duplice valenza, riguardante da un lato (come era nelle intenzioni del Presidente) la partecipazione alla vita pubblica nelle forme della politica tradizionale, dall’altro la nuova modalità  di partecipazione democratica che si realizza attraverso l’esercizio della cittadinanza attiva, prevista dall’art. 118, u.c. della Costituzione.