A definire i contorni e le caratteristiche degli interventi giunge un'indagine curata dal gruppo progettazione di CSV.net

E questo il primo bilancio della progettazione sociale dei Csv, Centri di servizio per il volontariato, organismi che a partire dal 1999, e con crescente impegno negli ultimi anni, hanno affiancato alla missione originaria, quella di erogare servizi alle singole associazioni, anche un ruolo di promozione e supporto al mondo no profit, in relazione ai bisogni del territorio.

In pratica, interpretando una norma del 1997 che individua, tra le finalità dei Centri di servizio, proprio la promozione del volontariato, accanto alla formazione, informazione e consulenza per migliorare qualità ed efficacia dell’azione associativa, la maggior parte di queste strutture hanno utilizzato una quota delle proprie risorse (pari, nel 25, al 44% della dotazione totale) per sostenere progetti sociali, affiancando i proponenti in tutte le fasi, da quella ideativa alla realizzazione e alla rendicontazione finale.

Marco Granelli, presidente di centriserviziovolontariato.it, il coordinamento nazionale degli organismi ha spiegato che «i centri di servizio hanno avvertito questo compito come una propria funzione specifica, anche perché, dopo i primi periodi di attività, è parso evidente che il loro intervento non poteva esaurirsi nella mera erogazione di servizi alle associazioni.

Ne sono nate esperienze molto diverse fra loro, sia per effetto delle differenze normative a livello regionale, sia in attuazione del principio di autonomia associativa».

A definire i contorni e le caratteristiche degli interventi giunge, ora, un’indagine curata dal gruppo progettazione di CSV.net (disponibile sul sito internet http://www.csvnet.it/index.php?dettaglio=6+det+54) e presentata a Civitas, la mostra-convegno della solidarietà e dell’economia sociale svoltasi di recente a Padova.

Oltre alle già richiamate cifre di sintesi sugli interventi, la ricerca, basata sulle schede analitiche fornite da un campione rappresentativo dell’universo dei Csv, ha evidenziato come i progetti abbiano coinvolto non solo le associazioni di volontariato (62%), ma anche tutte le altre componenti del Terzo settore e, in misura marginale ma significativa (3%), anche soggetti profit.

Lo studio affronta, tra l’altro, anche l’aspetto più controverso della progettazione sociale, ossia l’obiezione secondo cui il sostegno economico alle iniziative delle associazioni porrebbe i Centri in una situazione di "conflitto di interessi", in quanto i rappresentanti del volontariato, che siedono negli organi sociali dei Csv, potrebbero anche essere coinvolti nei progetti.

Su questo nodo si registra da tempo una divergenza di vedute (e dunque di prassi) con le fondazioni di origine bancaria e i comitati di gestione. «Una soluzione già positivamente sperimentata afferma al riguardo Granelli – è quella di differenziare le scelte di indirizzo da quelle tecniche, affidando esame e selezione dei progetti a soggetti in grado di misurarne scientificamente coerenza ed efficacia.

(Fonte: E. Silva, Progetti sociali, l’aiuto dei CSV, in Il Sole 24 Ore, 15/5/26).