Il cittadino è da intendersi come un tesoro spesso nascosto per la pubblica amministrazione. Da una sorta di problema con cui confrontarsi ogni giorno il cittadino diviene, come è giusto che sia, una risorsa.
A questo titolo, un po’ giocoso, "Un tesoro di cittadino!" è sottinteso un capovolgimento del paradigma del diritto amministrativo tradizionalmente bipolare, che tende a considerare la PA come soggetto tutore dell’interesse generale, laddove si presume l’individuo "egoista", ovvero orientato al proprio interesse particolare. In un tale paradigma la PA è posta in contrapposizione alla società e ad essa sovraordinata, in nome di un interesse pubblico superiore.
Il fatto di prevedere la collaborazione dei cittadini nel perseguire l’interesse generale di per sé rivoluziona la concezione stessa dell’individuo in relazione all’ordine politico/giuridico. Cambia, cioè, il concetto di cittadinanza amministrativa, l’intera concezione di cittadinanza e i modi in cui il rapporto viene disciplinato. In questo senso il principale riferimento normativo è appunto nella Costituzione, art. 118, ultimo comma.
Arena traccia quattro modelli di Pubblica Amministrazione in relazione ai suoi modi di interazione e con il cittadino e di valutazione dello stesso come risorsa. Tali modelli sono da intendersi come attualmente operanti ed integrati tra loro.
• Modello bipolare tradizionale: i cittadini sono risorse di natura prettamente fiscale e umana (v. leva obbligatoria).
• Modello bipolare temperato: il processo amministrativo si apre al cittadino, a partire dalle riforme degli anni ‘9. Il cittadino viene ritenuto una risorsa in quanto utente del servizio e dunque capace di apportare informazioni sul servizio di cui il soggetto erogatore non dispone. In questa ottica nasce la comunicazione pubblica.
• Modello policentrico condiviso (governance): soggetti non pubblici partecipano al processo decisionale. Il cittadino è una risorsa in quanto portatore di punti di vista, prospettive ed esperienze utilizzati ai fini della decisione.
• Modello pluralista paritario: cittadini, PA e imprese interagiscono secondo il modello dell’autonomia relazionale in uno schema a rete. Questo modello, basato sull’art. 118 ultimo comma, implica un cambiamento totale di prospettiva. Ben esemplificando, si direbbe che in piena attuazione del principio di sussidiarietà su cui questo modello si fonda la cittadinanza attiva sta al cittadino come il motore a scoppio sta al petrolio. I cittadini attivi sono fonte di risorse in termini di "capabilities", ovvero di un set di "capacità" (competenze, esperienze, tempo, relazioni) in genere non portate nella sfera di interesse generale. Le risorse che entrano in gioco in questo quarto modello sono spesso difficilmente quantificabili, ma hanno in sé un alto valore civico aggiunto, ovvero prendendosi cura di un bene comune evidente (es. assistenza agli anziani), ne creano uno aggiuntivo, collocabile a un metalivello (integrazione, fiducia nei rapporti sociali) Nel quarto modello (o della cittadinanza attiva) si sposta il paradigma descrittivo del rapporto tra cittadini e PA dal binomio diritti/doveri al binomio potere/responsabilità. E’ tramite questo modello che passa un sostanziale empowerment dei cittadini. In conclusione, si pone la questione sull’opportunità e la legittimità di una corrispondenza tra responsabilità prese e potere decisionale riconosciuto in merito alle questioni che riguadano i beni comuni di cui i cittadini attivi si prendono cura. E’ dunque una questione di democrazia partecipativa.
Il testo integrale della relazione introduttiva di Gregorio Arena sarà presto disponibile on line sui siti www.labsus.org e www.cittadinanzattiva.it.