Le amministrazioni non lo sanno, ma hanno degli alleati

In tutta Italia si stanno realizzando esperienze di cittadinanza attiva che trovano la loro legittimazione nel principio di sussidiarietà  e che mirano a risolvere problemi di vario tipo, ma le amministrazioni devono ancora scoprire il “tesoro” di capacità  di cui sono portatori i cittadini

Il tema di fondo della Convenzione della sussidiarietà  si può sintetizzare in una domanda.
E’ possibile che i cittadini siano per le amministrazioni pubbliche una risorsa, anziché un problema? E’ possibile, in altri termini, che in alcuni casi i cittadini anziché rivendicare diritti o esigere servizi si offrano spontaneamente per risolvere insieme con l’amministrazione problemi che riguardano tutti? E che lo facciano, questa è la novità , non in quanto membri di associazioni di volontariato, ma come semplici cittadini?

La risposta è affermativa. Esaminando le quattro principali modalità  di rapporto fra le amministrazioni pubbliche ed i cittadini, ognuna delle quali a sua volta dà  vita ad un modello di amministrazione con sue caratteristiche particolari, emerge che in ciascuno dei quattro modelli i cittadini sono, in modi diversi, una risorsa potenziale per l’amministrazione.
Sotto questo profilo il livello massimo di collaborazione da parte dei cittadini nei confronti delle amministrazioni si ha applicando il modello di amministrazione più recente, quello fondato sul principio di sussidiarietà  e perciò definito ” modello pluralista paritario ” . In questo caso i cittadini veramente possono essere per le amministrazioni quel ” tesoro ” nascosto cui fa scherzosamente cenno il titolo della Convenzione.

In realtà  fino al 2001, fino a quando cioè non è stato approvato il nuovo art. 118 della Costituzione, se dei semplici cittadini si azzardavano a provare a fare qualcosa nell’interesse generale, fosse anche solo riempire una buca del marciapiedi, scattavano le denunce, perché tutto il sistema amministrativo si fondava sull’idea che i cittadini fossero al tempo stesso egoisti e incompetenti e che dunque solo all’amministrazione pubblica competesse prendersi cura dell’interesse generale.
Oggi finalmente ci si è accorti che le amministrazioni non ce la fanno più da sole a risolvere i mille problemi posti da una società  sempre più complicata ed esigente; d’altro canto i cittadini, a loro volta, si sono accorti che prendersi cura dei beni comuni è possibile, dà  soddisfazione e soprattutto aiuta tutti a vivere meglio. E quindi in tutta Italia si stanno realizzando esperienze di cittadinanza attiva che trovano la loro legittimazione nel principio di sussidiarietà  e che mirano a risolvere problemi di vario tipo, come mostrano i cinque casi che verranno presentati nel corso della Convenzione.

Ma le amministrazioni sono consapevoli che i cittadini possono essere per loro una risorsa? E quando lo sono, come reagiscono a questa novità ? L’impressione complessiva è che i cittadini siano più consapevoli delle potenzialità  di questa nuova modalità  di rapporto di quanto non lo siano i politici ed i funzionari che, per cultura, storia ma spesso anche per mera autotutela, solo in pochi casi sembrano essersi accorti dell’esistenza del ” tesoro ” .