Per l’Autore la diffusione del costituzionalismo e dei diritti fondamentali impone una rivisitazione della visione delle procedure democratiche. I rapporti tra costituzione e democrazia sono ricostruiti secondo due modelli: nel primo la costituzione rappresenta un limite esterno della democrazia, nel secondo diviene, invece, l’oggetto delle stesse procedure democratice.
L’Autore ritiene che quest’ultimo è il più adatto a cogliere “i rapporti effettivi che intercorrono tra una costituzione liberale e una democrazia rappresentativa”, e in base ad esso spetta proprio alle procedure democratiche sviluppare le potenzialità dei principi costituzionali, rispettandone l’identità. Sulla scorta di queste premesse si afferma una lettura morale della costituzione, in quanto “nel caso dei principi costituzionali non ci troviamo di fronte a comandi di un’autorità, ma di fronte a ragioni ultime che devono sostenere tutto l’impegno delle istituzioni pubbliche e della vita civile di una determinata società”. L’interpretazione di una”ragione” comporta il ricorso all’argomentazione, per cui i confini tra ragionamento giuridico e morale si assottigliano.
L’Autore procede nella sua analisi sottolineando come la coniugazione tra costituzionalismo e democrazia determini un collegamento tra diritto e morale e tra politica e morale: “La deliberazione è il segno della presenza della morale e del ragionamento morale”. Se la pratica dell’interpretazione morale ha natura morale allora emerge un problema di compatibilità tra democrazia rappresentativa e principio maggioritario, poiché quando sono in discussione le libertà e le opportunità fondamentali, è rischioso lasciare la decisione alla mera aggregazione di voti. Tale meccanismo è poi messo in crisi anche dal multiculturalismo che “impone di pensare il conflitto sociale non più nei termini di maggioranza e minoranza, ma in quelli di una pluralità di gruppi culturali in posizione di eguaglianza”.
Il lungo e articolato saggio prosegue nella disamina del concetto di multiculturalismo e delle sue implicazioni, tra le quali rientra la necessità di un ripensamento della concezione di deliberazione politica proprio perché il pluralismo culturale richiede che alla base della democrazia vi sia l’argomentare; anche se della stessa deliberazione democratica esistono diversi e criticabili modi di intenderla.
E’ necessario allora tracciare le “buone ragioni” della democrazia deliberativa, su cui l’Autore si sofferma ampiamente, partendo dal concetto di “decisione collettiva” e di maggioranza alla luce della concezione costituzionale della democrazia, sino alla ricerca delle forme di proceduralismo applicabili alla deliberazione collettiva e appropriate alla democrazia costituzionale stessa .
VIOLA F., La democrazia deliberativa tra costituzionalismo e multiculturalismo, in Ragion pratica, 2 giugno 23, pp 33-71.