Consumo critico e finanza etica, certo. Ma c'è molto di più.

Tutto ha inizio sedici anni fa, a Verona, per iniziativa dell’associazione “Beati i costruttori di pace”. L’idea è semplice ma potenzialmente rivoluzionaria: combattere “lo strapotere della ‘razionalità economica’ a partire dal carrello del supermercato e dallo sportello di una banca”.
Consumo critico e finanza etica, certo. Ma c’è molto di più.

Compiere scelte in favore dell’ambiente e di un utilizzo responsabile delle risorse naturali, non rassegnarsi a un sistema economico che produce povertà e sfruttamento per milioni di persone nel mondo significa anche ripensare sé stessi e il proprio posto nella società. Non essere più i semplici ingranaggi di un meccanismo perverso ma cittadini attivi padroni del proprio futuro.

La consapevolezza che anima il progetto Bilanci di giustizia è che ognuno di noi può fare qualcosa ma è soltanto agendo insieme, in modo organizzato, che si possono raggiungere obiettivi importanti. Lo strumento attorno al quale tutto ruota è il bilancio famigliare. E’ qui che si realizza il cambiamento ed è qui che si rendono visibili i risultati. I bilanci mensili delle famiglie che hanno aderito alla campagna vengono inviati alla segreteria nazionale che li elabora statisticamente e redige un rapporto annuale. Misurare i risultati conseguiti non solo dalla singola famiglia ma da tutti i “bilancisti” favorisce l’azione comune e rende più efficace la comunicazione con l’esterno.

“Dal punto di vista economico – si legge nella bozza del rapporto annuale 28 – abbiamo visto che cambiare lo stile di vita e fare scelte di giustizia è possibile: a giudicare dai dati della qualità della vita, cioè sulla percezione del tempo dedicato alle cose importanti e dell’arricchimento della propria vita, potremmo anche dire che è desiderabile!”. In fondo anche la felicità personale è un bene comune e l’esperienza di questi cittadini attivi dimostra come l’interesse individuale e l’interesse collettivo non siano necessariamente in conflitto tra loro.

Ma cosa fanno, concretamente, queste famiglie? Per esempio si spostano, quando possibile, con i mezzi di trasporto pubblici. Fanno colazione a casa anziché al bar. Acquistano prodotti locali e di stagione, bevono acqua del rubinetto, scambiano e riutilizzano i vestiti. Migliorano l’isolamento termico delle proprie abitazioni. Differenziano i rifiuti. Conducono, insomma, “una vita sobria senza compiere sacrifici eccessivi”.

La rete di Bilanci di Giustizia si articola in 39 gruppi locali, sparsi in tutta Italia, che costituiscono il punto di contatto primario tra il movimento e le amministrazioni locali con le quali – secondo il coordinatore nazionale, Gianni Fazzini – sussiste un buon rapporto di collaborazione.