Riconvertire gli apparecchi? Si può fare: ecco alcuni spunti

Postazioni multimediali, punti di ricarica per auto elettriche, centri di informazione per le Ong. Quale futuro per le cabine?

L’evoluzione della telefonia ne sta provocando la decimazione. Solo un riadattamento può evitarne l’estinzione imminente. Le cabine telefoniche sono ormai poco utilizzate, secondo Telecom il 54 percento viene usato ogni giorno per fare un massimo di 3 telefonate, il 27 percento per un massimo di 2 telefonate. Troppo poco per giustificare costi di “decine di milioni di euro ogni anno”. L’Italia in Europa è infatti il Paese che conta il maggior numero di postazioni mobili per abitante (una ogni 45 abitanti). Per questo motivo il gestore ha deciso di eliminare 3mila apparecchi sui 13mila esistenti su tutto il territorio nazionale entro il 21, operazione che potrebbe proseguire anche nell’anno successivo.

Il Garante delle comunicazioni ha posto però dei vincoli. Innanzitutto Telecom dovrà incollare un cartello in ognuna delle cabine che intende cancellare, annunciandone la rimozione. L’adesivo indicherà un numero telefonico gratuito ed anche una e-mail (cabinatelefonica@agcom.it) attraverso cui i cittadini, privatamente, attraverso un’associazione di quartiere o tramite le istituzioni locali, potranno chiedere che l’apparecchio venga lasciato in attività. Sarà poi il Garante a valutare se dare o meno il via libera alla sua dismissione.

Dal diritto di comunicare a quello di ‘navigare’

La cabina telefonica rappresenta un bene pubblico, la sua attività è infatti riconosciuta come indispensabile dal servizio universale nelle telecomunicazioni: questo, per legge, comprende un’offerta base di servizi di telecomunicazione, ad esempio il servizio telefonico pubblico, il servizio di trasmissione dati, l’accesso ai servizi d’emergenza, un numero sufficiente di cabine telefoniche pubbliche, che devono essere offerti su scala nazionale a tutta la popolazione, per evitare che regioni periferiche o gruppi di persone siano svantaggiati. In Svizzera, in Spagna ed in altri paesi europei si va oltre: le compagnie telefoniche hanno il dovere di garantire anche una connessione internet a banda larga all’insieme della popolazione ed in tutte le regioni.

Riconvertire si può: il caso spagnolo

Ed è proprio il Paese iberico ad offrire esempi virtuosi di riconversione delle cabine. Visto che i vecchi apparecchi si trovano in posti strategici e sono già collegate all’elettricità, a Madrid alcuni fra questi si trasformeranno in punti di ricarica per auto elettriche. Non solo. Molte fra le 5mila cabine in servizio sono già diventate delle vere e proprie postazioni multimediali: invio di sms e fax, vendita di schede internazionali, ricarica dei cellulari, vendita di pin wi-fi per navigare su internet, donazioni per le Ong.

E in Italia?

Se in Inghilterra le cabine telefoniche sono state ‘adottate’ da diversi cittadini che, acquistandole su Ebay, le hanno fatte diventare parte del mobilio domestico, in Italia i cittadini sono chiamati ad esprimersi su un possibile riutilizzo degli apparecchi. Punti di accesso al web in un Paese con un enorme digital divide? Luogo di raccolta per le associazioni di immigrati, che attualmente rappresentano i principali fruitori del servizio? Attendiamo le vostre proposte, Labsus le valuterà e si mobiliterà per concretizzarle. Scriveteci a: contatti@labsus.org