Seminario Fp Cgil: riflessioni sulla riforma della PA

"La partecipazione non risiede in forze molecolari che non hanno voce"

Nel Giorno della Memoria il professore Paolo Leon ha ricordato i silenzi di molti italiani di fronte alla tragedia delle leggi razziali. Un tributo inevitabile quello del presidente scientifico della fondazione “Luoghi comuni”, di origine ebraica, completato con un ammonimento: “I corpi intermedi rappresentano una garanzia della divisione dei poteri. I cittadini così come i sindacati sono un corpo intermedio”. Entrambe le figure però, affermano i partecipanti al seminario della Funzione pubblica della Cgil, vengono emarginate dai “provvedimenti Brunetta” sulla pubblica amministrazione.


Cittadini valutano la PA: troppo semplice dire"fannulloni"

“Il decreto legislativo 15 del 29 è un testo con poche luci e molte ombre”, ha esordito il professore Pietro Barrera, dell’Università la sapienza di Roma. “Non c’è dubbio che il legislatore abbia voluto ridurre gli ambiti della contrattazione collettiva, nella convinzione che troppe volte abbia travalicato gli argini”. Ma questo è solo uno dei punti critici. “Il decreto -ha aggiunto il professore- deriva da una concezione “cadornista”: un esercito che dovrebbe raggiungere il successo solo grazie al coraggio individuale, all’abnegazione dei singoli”.

Da una parte c’è chi ambisce ai premi di produzione, dall’altra c’è una schiera indefinita di “assenteisti” e “fannulloni”, soggetta al dileggio dei cittadini, perché chiamata a fare da capro espiatorio alle inefficienze sistemiche. “Bisogna invece accettare la sfida del coinvolgimento dei cittadini attraverso un sistema di valutazione della performance organizzativa, del risultato raggiunto col gioco di squadra: solo così è possibile dar voce ai cittadini, non certo coinvolgendoli nella valutazione del singolo dipendente”, ha affermato Barrera.

La sussidiarietà è un’altra cosa

“La cittadinanza attiva presa sul serio” è il titolo della relazione del professore Giuseppe Cotturri, dell’Università di Bari (in allegato la parte introduttiva del suo intervento): una disamina sulla rappresentatività dei cittadini e sulla loro autonomia. “Le disposizioni del ministro Brunetta sono volte a smantellare i corpi intermedi” anche se, in prima lettura, potrebbe apparire il contrario. Nel decreto si cita in maniera quasi ossessiva la parola ‘trasparenza’ ma, ha sottolineato il professore, “la composizione degli organi preposti al controllo e alla valutazione configura un potere tecnico, dipendente dalla politica, collocato all’interno e al vertice nella pubblica amministrazione”.

Nei provvedimenti legislativi in secondo luogo si utilizza con frequenza il vocabolo “partecipazione”, perché diversi sarebbero i meccanismi da questi attivati: il più pubblicizzato è il sistema “Mettiamoci la faccia”, che recepisce la soddisfazione del cliente attraverso interfacce emozionali. “Si tratta di una misura virtuale, la partecipazione è ben altro”. ha sottolineato Cotturri. “La soddisfazione è registrata come valutazione dei singoli, che non interagiscono con l’altro maturando opinioni e proposte comuni”. Si tratta dunque dell’ennesimo ed effimero sondaggio, che si presta alla mediatizzazione del corpo dirigente.

La partecipazione, si è detto, è altro. Anche rispetto agli organi rappresentativi: “L’articolo 118 quarto comma della Costituzione incentiva le iniziative autonome non il tornaconto di chi le propone: una volta che si raggiungono gli obiettivi la partecipazione si dissolve, non crea un corpo alternativo che esprime l’interesse degli associati: bisogna evitare la formazione di “professionismi” della partecipazione, di nuovi corporativismi”, ha avvertito Cotturri. La sussidiarietà opera per l’interesse generale.


La Cgil per un’iniziativa popolare


A Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil, le conclusioni del seminario: “Questa è l’era di Berlusconi, all’apice della scena pubblica da 16 anni. In quest’epoca tutto ciò che è complicato deve essere semplificato, ogni tentativo di approfondimento viene liquidato come “culturame” o “politichese”. Se le cose non funzionano è perché la gente non lavora”. Podda rilancia: “La Cgil si farà promotrice di una legge di iniziativa popolare partendo da tre presupposti: il sindacato dovrà riacquistare un ruolo nella contrattualizzazione, sarà necessario rivedere i criteri di accesso alla pubblica amministrazione e soprattutto dare voce ai cittadini, rimettendo l’Amministrazione nelle mani dei suoi titolari”.



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