Un salto di paradigma: dal modello centralista a quello sussidiario

La PA locale sembra parlare la "lingua" della sussidiarietà , complice la prossimità  al cittadino

Il filo conduttore della ricerca e degli interventi dei partecipanti alla presentazione è dato dal fatto che la Pubblica Amministrazione locale, in virtù della maggiore vicinanza ai cittadini, sembra essere l’interlocutore privilegiato per l’applicazione del principio di sussidiarietà. Questo è quanto evidenziato dal Presidente della Fondazione, Giorgio Vittadini, in apertura dei lavori. Le amministrazioni locali intervengono attualmente in una serie di politiche di welfare che chiamano direttamente in causa il principio di sussidiarietà, rispetto al quale la situazione attuale sembrerebbe contraddistinta da un punto di svolta, dato dal ridimensionamento dell’enfasi sulla sussidiarietà verticale e dalla valorizzazione della sussidiarietà orizzontale.

Sussidiarietà: da parola a sintassi di un discorso

Come evidenziato dal Presidente del Senato Schifani nel suo intervento di apertura, il rapporto approfondisce uno dei nuclei essenziali per l’applicazione del principio di sussidiarietà. In questa prospettiva la sussidiarietà da “parola” diventa “sintassi” di un discorso organico che ruota attorno alla Pubblica Amministrazione locale, in quanto terminale più vicino ai bisogni del cittadino.

Prendendo ad esempio il caso di Termini Imerese, il Presidente ha sottolineato che uno dei campi d’applicazione di questo discorso è il tema occupazionale, dove a fronte di un’attenzione costante nei confronti dei grandi gruppi industriali del paese, non si è tenuto conto della parallela dismissione di stabilimenti radicati sul territorio, le cui conseguenze investono da vicino le politiche di welfare degli enti locali.

Da questo punto di vista, sempre secondo la lettura che dà Schifani della sussidiarietà, questo principio offre l’opportunità per coniugare il principio del libero mercato con la solidarietà e l’attenzione al valore centrale della persona.

I dati del Rapporto

L’edizione 29 del Rapporto si è articolata in due sezioni: la prima ha avuto come unità di analisi i Comuni italiani al di sopra dei 1mila abitanti e un campione dei Comuni fra i 5mila e i 1mila abitanti; la seconda ha avuto come oggetto di analisi le famiglie (in particolare i capofamiglia), divise prima per Comuni stratificati per provincia e poi scelte in base all’età del capofamiglia.

Per quanto riguarda la prima parte, la percentuale degli amministratori favorevoli al principio di sussidiarietà è alquanto elevata (circa il 95 percento, se si sommano le prime due modalità di risposta) che unito al 94,6 percento che dichiara di conoscere il principio di sussidiarietà, restituisce un’immagine alquanto diversa della pubblica amministrazione, rispetto a quella a cui siamo solitamente abituati.

Il grado di favore nei confronti della sussidiarietà verticale è alquanto elevato (42,3 percento) e nettamente superiore al grado di favore nei confronti della sussidiarietà orizzontale (27,5 percento). Chiaramente è proprio a questo livello che è possibile monitorare un cambiamento nella cultura amministrativa, che risulta ancora meno propensa a delegare o collaborare con i cittadini per la gestione di alcuni servizi o la realizzazione di progetti.

Alla domanda su quali siano i principi di esercizio maggiormente utilizzati, efficacia (84 percento), copertura finanziaria (83 percento) ed economicità (8,8 percento) svettano su qualsiasi altro principio. In ogni caso la sussidiarietà è indicata come principio guida dal 64 percento degli intervistati.
Per quanto riguarda i vantaggi che deriverebbero dall’applicazione del principio di sussidiarietà, al primo posto si colloca la capacità di dare risposta i bisogni dei cittadini ( 57,5 percento), seguita dall’efficienza (32 percento ) e dall’economicità (3,9 percento).

Tra le modalità più diffuse di attuazione della sussidiarietà orizzontale si collocano la sussidiarietà per progetti (44 percento) e l’outsourcing (39 percento).
Nell’attuazione delle politiche sociali i soggetti maggiormente coinvolti sono gli organismi di volontariato (73,4 percento) e la cooperazione sociale (72,9 percento); ancora poco diffuso il coinvolgimento diretto dei cittadini (25 percento).
Il maggior grado di efficacia nelle diverse aree di intervento delle politiche sociali, si registra in quelle a favore degli anziani (75 percento) e dell’infanzia (68 percento) e la principale causa dell’inefficacia degli interventi è rinvenuta nella scarsità delle risorse a disposizione (74,7 percento).

Per quanto riguarda l’analisi sulle famiglie, emerge una scarsa conoscenza del principio di sussidiarietà (solo il 19 percento), elemento questo che influenza tutti i risultati dell’indagine. Tra i servizi sociali maggiormente utilizzati, sanità (64,4 percento) e infanzia (63,6 percento) emergono come dominanti anche per l’importanza attribuita ad essi dai capofamiglia intervistati.

Nell’insieme permangono le differenze tra nord e sud: in generale l’amministrazione è percepita come più vicina al nord e più lontana al centro-sud e nelle isole.

Il Comune vicino ai cittadini

Nel commento ai dati, il presidente Vittadini ha sottolineato la necessità del superamento della contrapposizione netta pubblico/privato, attraverso la ricerca di una collaborazione tra queste due sfere, in nome del bene comune.

Quello che emerge in maniera preponderante dai dati della ricerca è la centralità del Comune nella vita dei cittadini. L’Italia, con i suoi duemila comuni, è una realtà eminentemente municipale e i cittadini sentono il comune vicino. Il Comune esprime anche una classe dirigente locale che spesso è a sua volta espressione della migliore società civile locale, che si ribella ad ogni forma di centralismo decisionale dei partiti, a vantaggio di scelte che premino l’impegno sul territorio.

Per quanto riguarda i settori d’intervento, la sanità sembra destinata a divenire il terreno del cambiamento delle politiche sociali a livello locale a causa dei mutamenti sociali che hanno investito questo settore. La cronicizzazione delle malattie, dovute all’invecchiamento della popolazione, richiede una serie di interventi, molto diversi tra loro (assistenza domiciliare, accompagno), che sono forniti dal Comune e che costituiscono uno dei campi di applicazione della sussidiarietà orizzontale.

Il salto di paradigma

Un tema ricorrente nel corso della presentazione è stato quello del federalismo fiscale, espressione della sussidiarietà verticale, che da una parte chiama in causa le politiche di welfare e dall’altra il rapporto con la sussidiarietà orizzontale.

Queste considerazioni hanno unito tra loro i diversi contributi dei partecipanti alla Tavola rotonda, moderata dalla prof.ssa Lorenza Violini, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Statale di Milano e alla quale hanno partecipato: il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, il Sindaco di Torino e presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, il presidente dell’UnionCamere Ferruccio Dardanello e il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

In tempi di federalismo fiscale, il concetto di “maggiore vicinanza ai cittadini” evidenzia un paradosso di fondo, dato dal fatto che a fronte di una crescita di aspettative da parte dei cittadini nei confronti dei Comuni, si registra una penalizzazione di questi ultimi all’interno della filiera istituzionale, a vantaggio delle Regioni. Come evidenziato dal sindaco di Torino, Chiamparino e da quello di Roma Alemanno, alla riconosciuta centralità del Comune nella vita dei cittadini, fa seguito la sua marginalità istituzionale, essenzialmente dovuta alla mancanza di autonomia finanziaria.

Sul piano della sussidiarietà, tale paradosso offre l’opportunità per un ridimensionamento della sussidiarietà verticale, solitamente amplificata dalla letteratura, a vantaggio della sussidiarietà orizzontale. Come sottolineato dal ministro Calderoli, la sussidiarietà verticale è l’albero maestro sul quale si costruisce la sussidiarietà orizzontale, senza la quale il processo di cambiamento non può dirsi completato.

Tali mutamenti implicano un salto di paradigma dal modello centralista a quello sussidiario. Al momento questo passaggio non è compiuto perché spesso, come sottolineato dal sindaco Alemanno, dietro l’attuazione della sussidiarietà non vi sono reali dinamiche di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini e della società civile, ma si celano strumenti di subordinazione del privato sociale al ricatto della politica e della pubblica amministrazione.