Cronaca di un corteo a difesa di un bene comune

La tutela dei beni comuni: dalla biodiversità , al clima, dalla democrazia partecipativa all'acqua

Una grande giornata di mobilitazione, una grande festa fatta di tanti slogan, cori e canti, danze con orchestre improvvisate, palloncini, striscioni e mille colori da parte di una molteplicità di soggetti e corpi. Il messaggio lanciato è stato forte, chiaro e preciso: la ripubblicizzazione dell’acqua come bene comune fondamentale, universale e inalienabile; era presente sabato scorso, lungo le strade di roma, a manifestare per la difesa dell’acqua come bene comune tantissima gente, per un corteo che, partito da piazza della Repubblica intorno alle 14, si è snodato attraverso via Cavour, via dei Fori imperiali per giungere a piazza Navona, dove, quando i primi erano giunti nella centralissima piazza, a due passi dal senato, gli ultimi ancora percorrevano gioiosamente piazza Venezia.

Le strade dipinte di blu

Il serpente umano, al di là della guerra delle cifre (per la questura si trattava di 7mila partecipanti mentre per gli organizzatori di quasi 2mila), ha colorato le vie e le strade di roma di blu: è stata la giornata della cittadinanza, della partecipazione sana e spontanea di persone che sono giunte nella capitale da ogni parte d’italia, da ogni città e da ogni paesino; tantissimi i presenti dal nord e dal sud per difendere un bene comune, contro la privatizzazione del servizio idrico prevista dal decreto Ronchi approvato dal governo.

Ha aperto il corteo un camion con un mega pallone rappresentante il mondo con un grosso rubinetto, a simboleggiare la stretta e la chiusura dei rubinetti di un bene essenzilae per la vita di ogni individuo; sul camion una grande scritta”l’acqua è di tutti, non si vende”. In prima fila i gonfaloni delle città sorretti dai vigili urbani degli stessi comuni. Tantissime le associazioni presenti: l’Arci, le Acli, rappresentanze sindacali della Cgil, dei Cobas e degli altri sindacati di base così come le maggiori associazioni ambientaliste dal Wwf a Legambiente.

La mente della manifestazione, il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, ha tenuto bene l’organizzazzione dell’evento e ha ribadito con forza la difesa dell’acqua dalla privatizzazzione e dal mercato, la lotta per un bene comune che non puo’ esser mercificato ed etichettato con un prezzo.

Le voci dei promotori

Prima che il corteo partisse dalla piazza, dove era previsto il concentramento, ho avuto modo di fare qualche domanda proprio a uno dei responsabili del Forum dei movimenti per l’acqua, Paolo Carsetti, che spiega “oggi siamo scesi per affermare senza dubbi e senza riserve la centralità dell’acqua bene comune, abbiamo già da tempo consegnato nelle mani del governo una legge d’iniziativa popolare in questo senso che è rimasta nel dimenticatoio, ed ora siamo pronti a partire da aprile con una raccolta di firme per la battaglia annunciata dei 3 referendum per abrogare i provvedimenti che privatizzano il servizio idrico”- lo stesso Carsetti aggiunge -“è una battaglia vitale ed essenziale, che parte dal basso, frutto della cittadinanza, di una paretecipazione spontanea che viene affiancata sempre di più dagli enti locali, non è un caso che il corteo si apra proprio con i gonfaloni delle città, sorretti dai rispettivi vigili urbani e dai sindaci con la fascia tricolore indosso”.

Il servizio idrico è il tema principale ma la piattaforma della manifestazione indica un orizzonte più ampio: la tutela dei beni comuni, della biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici, la democrazia partecipativa. Tra i tantissimi presenti anche padre Zanotelli che ci tiene a precisare “per la prima volta un referendum sarà guidato dalla cittadinanza e non dai partiti, vogliamo che il popolo dica ‘l’acqua non si tocca’, perche questa gente è espressione di una partecipazione sana e sincera”.

La fine di una grande giornata

La manifestazione è durata per più di 3 ore viva, colorata con fantomatici e finti tecnici di Acea che si aggiravano tra la folla per fatturare il conto dei consumi di acqua al prezzo di un euro al litro, con tanto di ricevuta fiscale, con bande che intonavano canzoni e suoni di ogni tipo, cori e ritornelli; tantissimi anche gli slogan: “il 6 per cento del nostro corpo diventerà privato e io voglio essere libera”, “l’acqua di tutti non si vende”, “almeno regalatece er vino”, “privatizzarla è un crimine contro l’umanità”, "l’acqua senza se e senza Spa". E’ festa, è entusiasmo ed è voglia di riprendersi le scelte e la vita.

La giornata si è conclusa a piazza Navona dove sono partiti tutti gli intereventi finali e, a seguire, le tantissime vertenze sull’ambiente, sui territori divenuti terre di conquista per le ecomafie, sui veleni industriali e sociali che stanno intaccando il quotidiano, la stessa aria da respirare e la stessa acqua da bere.

Il messaggio è stato chiaro, diretto e deciso; con l’approvazione del decreto Ronchi si vogliono privatizzare non solo l’acqua ma tutti i servizi pubblici locali; un attacco generalizzato ai beni comuni, quali il sapere, la salute, i beni diffusi, l’ambiente e l’acqua e una pronta risposta dei partecipanti, della cittadinanza tutta, per sostenere con forza che i beni comuni sono beni pubblici, fondamentali e inalienabili.