Previsioni per il futuro della società  civile

Il recupero della dimensione valoriale nella società  civile per il futuro della democrazia

Nella prima parte del rapporto viene analizzata la nozione di società civile e il suo ruolo all’interno della società; nella seconda, con una prospettiva che guarda al 225, sono prese in esame le diverse aree di intervento, ritenute maggiormente urgenti: la crescita di un’economia più civile, la transizione rapida e veloce verso un’economia a bassa emissione di carbonio, la democratizzazione dei media e la crescita della democrazia partecipativa e deliberativa.

Che cos’è la società civile?

La domanda potrebbe sembrare oziosa, vista la vasta letteratura sul tema. Ciò che è interessante nella prospettiva seguita dal rapporto è la vicinanza alle persone e alla loro vita quotidiana riscontrabile anche nella scelta delle definizioni, che per altro non trascurano di considerare la vasta letteratura sul tema.

Nel rapporto si legge: “civil society is where people come together to pursue their shared interests, enthusiasms and values and its activity encompasses everything from community centres to places of worship” (p. 5). A ciò si aggiunge la particolare attenzione al ruolo di agente del mutamento che la società civile svolge rispetto alla dimensione istituzionalizzata della società. Essa non si riferisce infatti solo a un insieme di associazioni e organizzazioni, ma anche ad un ethos e a uno spirito collettivi.

Alcuni dati sulla società civile in UK e Irlanda

Guardando alla situazione attuale della società civile in UK e Irlanda, il rapporto evidenzia, confermando una tradizione radicata, come essa sia alquanto fiorente. Nell’anno 26-7 in Gran Bretagna si registrava la presenza di circa 87mila associazioni formali, con risorse per 21 bilioni di sterline. A fronte di questa dimensione altamente organizzata della società civile, si registrava anche un gran numero di gruppi informali, molto attivi nella sfera pubblica. Internet ne ha sicuramente favorito la visibilità ed ha incrementato la capacità di fare rete e di interagire con le istituzioni.

A fronte di ciò, si registrano anche trends meno positivi, quale l’indebolimento delle organizzazioni minori rispetto a quelle di più ampie dimensioni e secondo alcuni osservatori, l’affievolimento del richiamo ai valori, nel momento in cui le organizzazioni hanno fatto della loro crescita il primo obiettivo. Il rischio è che si ampli il divario tra i cittadini e la società civile, specialmente in settori quali i media e l’economia.

Il settore economico

Per quanto riguarda il settore economico, il rapporto muove da una constazione di fondo: “the full meaning of the recent financial and economic crisis will not be clear for many years, but what is clear is that it has prompted a widespread desire for change” (p.7). In questo contesto, rendere l’economia “più civile” significa incrementare la trasparenza e la responsabilità (accountability) delle istituzioni finanziarie.

Tale mutamento passa attraverso il rafforzamento del potere della società civile a partire, ad esempio, dal ruolo che essa potrebbe avere nella richiesta di standards trasparenti circa i prodotti finanziari, una “soglia di comprensibilità”: nessun prodotto (finanziario) potrà restare sul mercato se più della metà dei suoi consumatori non ne comprende le principali caratteristiche e le modalità di funzionamento.

La “low carbon economy”

I cambiamenti climatici costituiscono uno di casi in cui un tema è entrato, seppure in maniera a volte contraddittoria, nell’agenda politica grazie alle pressioni della società civile. A fronte di ciò si tratta di superare una prospettiva prettamente ambientalista a fronte di una visione allargata dei cambiamenti climatici, capace di coinvolgere settore più ampi della società civile. Infatti, a partire dal fallimento del Summit di Copehagen, spetta alla società civile farsi promotrice di iniziative capaci non solo di tenere desto l’interesse dell’opinione pubblica, ma soprattutto di attivare un movimento dal basso che anticipi le iniziative governative.

Una campagna quale “Big Ask”, promossa da Friends of the Earth, ha visto circa 2mila cittadini contattare direttamente i loro rappresentanti in Parlamento per fare pressioni a favore del Climate Change Act del 28. Interessanti sono anche le ampie coalizioni e le alleanze che sono nate nel settore: Put People First, Stop Climate Chaos, Operation Noah, Global Campaign for Climate Action.

Media e democrazia

Una società civile fiorente si è sempre basata su mezzi di comunicazione, forti, liberi e critici. Il rapporto prevede la chiusura dei giornali per il 243; già nel 29 1 testate giornalistiche a livello locale e regionale hanno chiuso i battenti. Mentre le entrate pubblicitarie e l’audience si stanno spostando verso le piattaforme online, i media tradizionali subiscono un’emorragia di risorse che li costringe a tagliare gli investimenti sui nuovi contenuti. La stessa BBC, baluardo del servizio pubblico, deve fronteggiare numerosi attacchi.
Il rapporto accanto al rafforzamento dei media online, ribadendo la natura libera, aperta e democratica di Internet, propone il potenziamento dei media locali, in quanto maggiormente vicini ai cittadini.

Democrazia partecipativa e deliberativa

È questo l’ambito più interessante del rapporto e quello che permette di analizzare il rapporto tra società civile e qualità della democrazia.
A fronte di una crescente insoddisfazione nei confronti della politica dei partiti, si registra la diffusione di modelli alternativi di democrazia. La sfiducia nei confronti di ogni forma di recupero della democrazia diretta, attraverso i meccanismi della cosiddetta “Push-button democracy”, lascia il posto alla valorizzazione degli strumenti della democrazia partecipativa: “we are seeing the slow birth of participatory representative democracy, in which the institutions of parties and parliaments derive greater legitimacy through a bigger role for civil society in organising deliberation, argument and decision-making” (p.1).

Si configura pertanto una sorta di integrazione sul piano della legittimazione, tra la democrazia rappresentativa e quella partecipativa, dagli esiti interessanti sia sul piano pratico che su quello teorico. Un maggiore dialogo tra i cittadini e le istituzioni e il rafforzamento della democrazia a livello locale sono indicati come le principali priorità.

Guardando al futuro: le sfide per la società civile del 225

L’aspetto che colpisce maggiormente nel rapporto è la capacità di guardare al futuro, indicando anche la strada per il rafforzamento della società civile e considerando questa al tempo stesso come l’unica via per la salvaguardia della democrazia. In un’epoca orientata al presente e incapace di esprimere qualsiasi forma di progettualità, ciò costituisce senza dubbio un punto di forza e una conferma della superiorità della tradizione anglosassone in questo campo.
Da questo punto di vista, è significativa una frase presente nelle ultime pagine del rapporto: “Civil society, rather than mainstream business or government, often appears to be the place where the future is being created” (p.148).

Allo stesso tempo, il rapporto fornisce un’analisi lucida della società civile, evidenziandone luci ed ombre, a partire da un bisogno urgente di recupero della dimensione valoriale, quale elemento di forza della sua capacità generativa del mutamento.