La classifica stilata dalla fondazione civicum

Nel mezzogiorno la trasparenza appare come un vero e proprio miraggio

Uno stato più efficiente, in cui sia colmata la distanza tra le istituzioni e i cittadini, è questo l’obbiettivo seguito dalla fondazione civicum, da raggiungere attraverso un monitoraggio costante da parte della società civile sullo spreco di risorse della pubblica amministrazione. Questo presupposto guida i rapporti della fondazione, elaborati in collaborazione con il Politecnico di Milano, in un’analisi che studia la trasparenza dei conti pubblici mettendo al servizio del cittadino delle informazioni che difficilmente da solo avrebbe potuto estrapolare dai complessi rendiconti comunali.

La classifica

L’ultimo rapporto, riferito ai conti del 28, premia Reggio Emilia che scalza Trento in questa speciale classifica di comuni virtuosi, seguite da Bolzano, Ancona e Perugia. Il dato allarmante è che su 21 comuni ben 19, quindi la quasi totalità, non raggiungono nemmeno la metà dei punti a disposizione. Preoccupa soprattutto la situazione del mezzogiorno in cui la trasparenza appare come un vero e proprio miraggio. Ultime posizioni, non a caso, per Catanzaro, Potenza e Napoli.

I paradossi di Napoli

Proprio i dati di Napoli presentano una serie di paradossi di difficile interpretazione. Il comune partenopeo ha un volume di entrate per abitante (249 euro) superiore alle media del panorama nazionale (164 euro per abitante) ma nonostante ciò, essendo relegato in ultima posizione di questa speciale classifica, non riesce a gestirli in maniera virtuosa.
 Il settore in cui è maggiormente penalizzata rispetto alle altre città è quello dell’autoamministrazione. Basti pensare che il comune spende in questo settore 531 euro per abitante, ben al di sopra della media italiana di 337 euro. Una cifra record che però non si traduce in una qualità maggiore dei servizi offerti al cittadino. In questa voce rientrano le spese per il personale, gli uffici tecnici, gli organi istituzionali e gran parte dei servizi generali. Lo spreco in questo settore è così ampio, che se Napoli riuscisse ad allinearsi alla best practice rilevata nello studio avrebbe un risparmio di 3 milioni di euro.

Un’altra contraddizione è che Napoli destina somme superiori alla media nazionale in settori cruciali come il territorio, l’ambiente, la viabilità e i trasporti senza che tutto ciò si traduca in un miglioramento della città e della sua vivibilità. Alcuni esempi? Ogni cittadino spende circa 4 euro per i parchi e per il verde, al di sopra della media nazionale, mentre il 64% delle risorse è impiegato nello smaltimento dei rifiuti. In entrambi i casi il rapporto qualità-prezzo sembra inesistente considerando le gravi carenze che i due settori presentano. Un costo altissimo è anche rappresentato dai trasporti pubblici. Il comune investe 217 milioni di euro, 225 euro per abitante contro i soli 82 della media nazionale, anche se, in questo caso, bisogna tener conto dei soldi investiti nelle nuove linee della metropolitana.

Pochi investimenti, invece, nella scuola, nello sport, nel turismo e nella cultura, tutte voci che sembrano trascurate rispetto all’importanza che rivestono nella società.

La sussidiarietà come cura

Certamente nell’analizzare questi dati si deve conto non solo dei numeri ma anche della particolare realtà napoletana, già ricca di per sé di numerose problematiche, a condizione però che questo non sia un alibi per giustificare inefficienze ed inadempienze da parte del comune. Il rapporto della fondazione civicum non vuole, infatti, essere un atto d’accusa delle pubbliche amministrazioni ma piuttosto uno strumento al servizio del cittadino per comprendere al meglio le politiche di gestione del proprio territorio, per iniziare un percorso di cittadinanza attiva e collaborazione con le istituzioni in vista di una gestione virtuosa del bene comune per eccellenza: la città.