I dati del rapporto sull ' impresa sociale in Italia

L'impegno etico delle imprese è funzionale all'intera comunità 

Il volontariato d’impresa è un mezzo di partecipazione attiva dei dipendenti delle aziende nella vita sociale locale sempre più in uso secondo i dati del quarto rapporto sull’impresa sociale in Italia, realizzato da Swg per l’osservatorio socialis di errepi comunicazione. Il rapporto dimostra come le imprese siano sempre più attive nel sociale, nonostante la crisi economica avrebbe potuto suggerire una politica di tagli in questo settore.

Numeri in crescita

Secondo le stime, sette aziende su dieci, hanno nel 29 intrapreso dei programmi di solidarietà sociale. Sono soprattutto le aziende di grandi dimensioni, circa l’88 per cento, quelle che investono maggiormente in questi progetti, diversificando le loro attività nella cultura, nell’ambiente, nello sviluppo sostenibile e nella solidarietà. Dal punto di vista geografico, inoltre, non si può fare a meno di notare la crescita del fenomeno, oltre che nel tradizionale nord, anche nelle aeree del centro e sud Italia. Per quanto riguarda le cifre investite, il saldo del 29 è in linea con quello dei due anni precedenti ma, considerando il flusso globale degli investimenti, si passa dai 417 milioni di euro del 21 ai 96 milioni dello scorso anno, dato che conferma come le imprese italiane siano sempre più attive nel sociale.

Una solidarietà diversa

Questi numeri sono il riflesso di un modo diverso di intendere la solidarietà sociale delle aziende, non più basato esclusivamente sul finanziamento diretto alle no profit ma bensì sul trasferimento di know how, cioè quel patrimonio di competenze e conoscenze attraverso cui è possibile fornire un aiuto pratico e specialistico. Inoltre questa esperienza è utile alle imprese stesse come momento di coesione, motivazione, fiducia e impegno. Le vie seguite, in questo senso, sono essenzialmente due: sono i lavoratori a decidere a quale progetto aderire, oppure è l’azienda stessa a proporre una campagna in collaborazione con una singola associazione. Il volontariato d’impresa può quindi tradursi in diverse forme, dalla banca del tempo, cioè un monte di ore lavorative messe a disposizione dall’azienda ai dipendenti per attività di solidarietà sociale, alle prestazioni professionali non retribuite come dimostra la crescente attività di art director in diversi spot pubblicitari o di eventi di raccolta fondi a cui partecipano direttamente gli stessi dipendenti.

Gli esempi

La fondazione Sodalitas, nell’ambito della campagna Engage, ha realizzato un progetto con tre grandi aziende (Kpmg, Linklaters, Ubs) coinvolgendo sessanta manager nel sostenere giovani studenti della periferia di Milano nel loro percorso di avvicinamento al mondo del lavoro, proponendoli come modelli di affidabilità, condivisione e scambio (guarda il video). Questo è un esempio di come si possa generare valori non solo per gli studenti, in termini di relazioni, di autostima, di capacità di programmare il proprio futuro, ma anche per i manager e le imprese che si confrontano con una realtà diversa, accrescendo così anche la reputazione dell’azienda agli occhi della comunità. Un caso di impegno differente è quello del programma corporate service corps di Ibm che seleziona dipendenti da inviare in paesi in via di sviluppo per il periodo di un mese con la collaborazione di organizzazioni che operano sul territorio. Il contributo, anche in questo caso, di competenze e professionalità è di altissimo livello, avendo ad oggetto temi come lo sviluppo economico, la sostenibilità ambientale, l’accesso al sistema sanitario e d’istruzione.

La responsabilità sociale d’impresa

Questi programmi, che di per sé si configurano come attività di volontariato, possono essere dei veicoli importanti per l’affermazione della responsabilità sociale d’impresa ovvero l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate, come suggerisce il libro verde 21 della commissione europea. L’assunzione di questo principio non è da considerarsi come un valore esterno che si aggiunge all’azienda, ma come un concetto proprio dell’impresa stessa che con la sua attività necessariamente esercita un influsso su una molteplicità di soggetti creando o distruggendo valore. L’inserimento, sotto questo profilo, di un impegno etico è funzionale all’intera comunità proprio perché basato su quei principi condivisi di collaborazione, trasparenza, sostenibilità.

Il comportamento di un’impresa conforme a questi valori non è, quindi, fine a se stesso, ma interessa tutti quei cittadini che hanno a cuore il proprio territorio e richiedono a gran voce un impegno, sia delle istituzioni, sia del mondo economico, in tal senso.