Riciclare rifiuti senza limite, oggi è possibile

la natura recupera tutto rimettendolo in circolo, perchè noi no?

Montagne di spazzatura sparse per la strada, un odore acre e maleodorante che pervade le nostra città, sono scene quotidiane che non vorremmo mai vedere. Da anni si parla di soluzioni al problema dell’immondizia e sembra sempre che si segua la strada sbagliata, tra inceneritori e discariche ormai stracolme, l’unica vera soluzione appare quella del riciclaggio dei rifiuti. Pensiamoci un attimo, in natura non esiste la spazzatura, la natura recupera tutto rimettendolo in circolo. Perché non sfruttare questo basilare principio?

Un teatro ecosostenibile

È quello che si sono chiesti Folke Kobberling e Martin Kalwasser, due artisti che stanno creando a Londra un teatro, lo "Yellfish”, interamente ricavato dai rifiuti. L’originalità del progetto è che non si basa su un programma ben preciso, ma sono utilizzati tutti quei materiali che giorno per giorno sono disponibili: vecchie scenografie teatrali, cassette di legno e plastica, scarti di cantieri edili, vecchie cucine e un intero muro fatto di bottiglie.
Insomma tutto ciò che non serve per gli altri diventa funzionale invece per questi artisti che sulla base della junkitechture, l’arte di costruire con i rifiuti, stanno creando un teatro interamente sostenibile dove l’utilizzo di materiale riciclato è integrato con un sistema di celle a combustile per produzione di energia e un design di illuminazione capace di sfruttare la luce del giorno. La struttura, che risponde a tutte le norme di costruzione e di sicurezza, sarà attiva fino ad ottobre e ospiterà degli spettacoli sui mutamenti climatici.

Terracycle, riciclare creando

Riciclare senza alcun limite è quindi possibile, un’idea così affascinante che sta coinvolgendo, sempre più, diverse aziende della green economy, come dimostra anche Tom Szaky, l’ideatore di Terracycle, il social network dei rifiuti.
Si avete capito bene, non è un errore. Terracycle, che a breve sbarcherà anche in Italia, è un azienda americana con cui tutti possono interagire per condividere i materiali di scarto, basta creare un team di persone, raccogliere i rifiuti, separarli e inviarli a loro spese. Il prezzo che pagano è di due centesimi per singolo prodotto, soldi che vanno alle comunità che svolgono per loro la raccolta. Sono nate, infatti, delle reti di cittadini, grazie al coinvolgimento di scuole e organizzazioni no profit, che garantiscono una quantità incredibile di rifiuti già differenziati. E non finisce qui, perché il successo di Tom Szaky deriva anche dalle collaborazione con le grandi aziende, tutte accumunate da un problema costante: sbarazzarsi dei rifiuti e degli scarti industriali. Basti pensare che con questa sistema l’azienda ha accumulato due miliardi di rifiuti in tre anni, trasformandoli in 186 categorie di prodotti differenti.
Ecco qualche esempio: dai vinili nascono orologi da muro, dai sacchetti delle patatine si ricavano zainetti, borse oppure bidoni della spazzatura, i tubetti di crema solare sono trasformati in custodie per occhiali da sole, i computer in vasi da giardino. Incredibile vero?

Se pensiamo alle nostre città, ci rendiamo conto di essere distanti anni luce da queste realtà. Eppure ci sono le idee, ci sono le tecnologie, ci sono buoni esempi da seguire. Il cambiamento deve ripartire dai cittadini, dal loro impegno su queste tematiche che Labsus sostiene da tempo, da una serie di piccoli comportamenti quotidiani che oggi più che mai sono necessari. Le istituzioni sembrano seguire altre vie, tocca a noi collaborare con loro in una direzione diversa. Gli inceneritori forse saranno la via più semplice ed economica, ma questi esempi dimostrano come sia possibile conciliare il rispetto per l’ambiente e la cura dei beni comuni con una logica di carattere economico.

Le due immagini di questa pagina sono una splendida fotografia, tra ciò che possiamo fare e la triste realtà odierna, tocca a noi fare una scelta.