Ecco un nuovo esempio di cattiva sussidiarietà 

La società  civile copre ancora una volta le mancanze delle istituzioni

Tutte le polemiche di questi giorni sono state incentrate sui simboli onnipresenti nella scuola che per alcuni rappresenterebbero un omaggio al territorio, per altri un chiaro riferimento alla Lega Nord. Senza entrare in questa disputa, qui ci preme mettere in evidenza come ancora una volta i cittadini si sono sostituiti alle istituzioni, secondo un modello che nulla ha a che fare con il principio di sussidiarietà. Vediamo come.

Il progetto

La scuola è stata costruita con una spesa pari a zero per le casse pubbliche e grazie al finanziamento dei cittadini. Il percorso seguito è stato questo: il comune di Adro ha ceduto gratuitamente ad un’impresa privata i vecchi locali scolastici, consentendone la trasformazione in appartamenti, ed in cambio ha chiesto, alla stessa impresa, di costruirne una nuova. A questo punto, avendo una scuola nuova ma essenzialmente vuota, si è proceduto ad un bando pubblico con il quale è stato richiesto alle famiglie di contribuire volontariamente per completare la realizzazione del progetto. Il risultato è stato raggiunto in brevissimo tempo, tant’è che addirittura in cassa sono rimaste alcune migliaia di euro. Il sindaco, Oscar Lancini, ha commentato così: «Un tempo si diceva che bisognava lavorare per ultimare la chiesa, in questi mesi io e i miei concittadini lo abbiamo fatto per ultimare la scuola. In tempi di ristrettezze finanziarie abbiamo fatto un miracolo».

La non- sussidiarietà

Al di là del lodevole sostegno della società civile, che si è mossa in brevissimo tempo per sopperire alla mancanza di fondi del comune, non si può fare a meno di notare come questo sia un cattivo esempio di sussidiarietà. La scuola, infatti, non è nata dalla collaborazione tra enti pubblici e società civile, ma è quest’ultima che si è sostituita ai primi per far fronte all’emergenza. La crisi finanziaria che attanaglia i comuni di tutta l’Italia è sotto gli occhi di tutti, ma queste sembrano solo scorciatoie, non una vera via di uscita. È giusto coinvolgere i cittadini, ma in uno spirito di collaborazione per la gestione del territorio, non certo per farsi finanziare delle strutture che gli spettano per diritto e che tra l’altro già pagano attraverso le tasse.

Vogliamo chiudere con una provocazione: e se i cittadini di Adro non avessero contribuito? Come avrebbe fatto il comune ad arredare la scuola?