La sfida della " Big Society " di David Cameron

There are things you do because it ' s your duty. But there are things you do because it ' s your passion

La “Spending Challenge”

A giugno il Ministro delle Finanze britannico Osborne ha presentato la manovra di correzione dei conti pubblici, probabilmente la manovra finanziaria più dura dal dopoguerra ad oggi. Essa prevede infatti tagli alla spesa pubblica che colpiranno i servizi alle famiglie, dagli asili ai contributi alla maternità, fino agli stipendi dei dipendenti pubblici. La maggior parte dei ministeri dovrà tagliare le spese del 25 per cento in cinque anni.

L’obiettivo che il governo si è posto è quello di individuare un modo per operare i tagli in maniera selettiva e responsabile, evitando di colpire indiscriminatamente settori di eccellenza e ambiti in cui gli sprechi possono essere realmente ridotti.
Per fare ciò il 24 giugno il governo ha aperto una consultazione on line sul sito "Spending Challenge", attraverso la quale i cittadini sono stati invitati a fare le loro proposte. Come si legge nella pagina di presentazione del progetto “The Government believes that the people who use our schools, hospitals, transport systems and other public services are the best people to comment on how to get more out of our services, while tackling the country’s record deficit”.

I primi risultati

La consultazione ha riguardato in una prima fase i dipendenti pubblici e poi è stata aperta a tutti i cittadini. Si è definitivamente chiusa alla fine di agosto e sono già pronte le prime elaborazioni delle proposte pervenute. L’iniziativa ha registrato oltre centomila proposte, alcune delle quali sono già state selezionate e sono attualmente visionabili sul sito dell’iniziativa. Il piano di spesa definitivo sarà varato il 2 ottobre 21.

Il documento di presentazione continua affermando che la “Spending Review will be a complete re-evaluation of the Government’s role in providing public services. It will do this by: 1) thinking innovatively about the role of the Government in society; 2) taking the difficult decisions to reduce the deficit collectively as a Government; 3) consulting widely using all talents to deliver a stronger society and a smaller state”.

La “Big Society”: le passioni al servizio dell’interesse generale

Quest’ultimo punto si ricollega all’altra interessante proposta del governo di Cameron, che prende spunto dal discorso tenuto a luglio a Liverpool dal Primo Ministro, noto come il discorso sulla “Big Society”. Sulle pagine di questa rivista ci siamo già occupati di questo tema, seppure in una prospettiva comparata con quanto proposto al Meeting di Rimini dal Ministro Sacconi sul tema “Meno Stato, più società”.

A prima vista, la “Big Society” sembra una versione rivista e corretta del celebre motto kennediano: “Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo paese”. In realtà è qualcosa di diverso, che chiama in causa non solo la cultura civica, ma anche le passioni dei singoli individui messe al servizio dell’interesse generale. Come ha affermato Cameron nel discorso, “there are the things you do because it’s your duty. Sometimes unpopular – but you do them because it is in the national interest. And yes, cutting the deficit falls into that camp. But there are the things you do because it’s your passion. The things that fire you up in the morning, that drive you, that you truly believe will make a real difference to the country you love. And my great passion is building the Big Society”.

La Big Society al di là delle etichette ideologiche

Cos’è la “big society” nel progetto di Cameron? “You can call it liberalism. You can call it empowerment. You can call it freedom. You can call it responsibility. I call it the Big Society. The Big Society is about a huge culture change, where people, in their everyday lives, in their homes, in their neighbourhoods, in their workplace don’t always turn to officials, local authorities or central government for answers to the problems they face but instead feel both free and powerful enough to help themselves and their own communities”.

L’aspetto interessante di questa proposta è quello di porsi al di là di ogni paradigma ideologico, anche se per certi aspetti ci si sarebbe aspettati che fosse avanzata da un governo laburista e non da un giovane primo ministro conservatore. Ma forse tali contrapposizioni non sono applicabili all’esperienza inglese, né hanno senso in un contesto politico post ideologico.

Il metodo: la Big Society Bank

Come realizzare la Big Society? Attraverso la decentralizzazione, la trasparenza e il finanziamento di iniziative che partano dalla società stessa. A tal proposito Cameron ha avanzato la proposta di una Big Society Bank, destinata a finanziare imprese sociali e gruppi di volontariato finanziata con i conti correnti dormienti nelle Banche d’Inghilterra. Inoltre quattro comunità locali in Cumbria, Windsor and Maidenhead, Sutton e Liverpool partiranno immediatamente per sperimentare alcuni progetti nel settore museale, delle energie rinnovabili, dei trasporti urbani sostenibili e dei bilanci partecipati. In tutti questi casi, il punto di partenza è lo stesso: “The rule of this government should be this: if it unleashes community engagement – we should do it. If it crushes it – we shouldn’t”. In Gran Bretagna, liberare le energie positive a lungo rimaste represse in seno alla società diventa il motivo ispiratore di ogni azione di governo.

Una ricetta per i tempi di crisi o un cambiamento culturale?

Ad entrambe le iniziative non sono state risparmiate le critiche che convergono su un punto: il rischio è che servano, mediante l’appello diretto ai cittadini, a legittimare i tagli alla spesa pubblica, resi necessari dalla crisi globale. Se anche fosse così, la crisi economica avrebbe almeno avuto il merito di stimolare idee nuove e da questo punto di vista non sarebbe passata invano.

In realtà, in questo caso non si tratta del semplice ritrarsi del governo dall’intervenire nelle questioni sociali, ma della scelta di instaurare una cooperazione tra cittadini e istituzioni che permetta di superare il meccanismo bottom down che ha contraddistinto nel passato qualsiasi intervento pubblico. Si tratta di una forma di potere cooperativo che fa appello al patrimonio di conoscenze, esperienze e passioni di cui ogni cittadino è portatore e che può essere messo a disposizione della società nell’interesse generale.

La Big Society: la sussidiarietà all’inglese?

È difficile dire se la Big Society possa essere confrontata con quanto stabilito dall’art. 118, ultimo comma, della nostra Costituzione in tema di sussidiarietà orizzontale. La nostra Costituzione è infatti l’unica in Europa e forse al mondo a prevedere esplicitamente tale richiamo. Non mancano in Italia esperienze simili a quelle promosse da Cameron nel settore dei beni culturali, del verde pubblico, dell’edilizia che vedono le istituzioni e i cittadini cooperare tra loro nella diffusione di un nuovo modo di amministrare e di interpretare la cittadinanza. Lo stesso Labsus è promotore di un progetto di manutenzione civica dei beni comuni in due scuole di Roma, e anche in Gran Bretagna sono sorte iniziative volte a dare una veste nuova alle tradizioni civiche di quel paese.

Quello che è certo è che la sussidiarietà si fonda a sua volta su una nuova “cultura della cittadinanza”, nella quale convergono molti aspetti che sono anche alla base della proposta di Cameron. La sussidiarietà orizzontale ha bisogno di essere tradotta in contenuti, pratiche quotidiane, visioni del mondo e dell’agire politico, in pratica, in una nuova progettualità sociale, troppo a lungo trascurata dalla classe politica italiana.

Per approfondire

Sito della Spending Challenge (Ministero del tesoro inglese)

Discorso di Cameron dal sito del Partito conservatore

Iniziativa di cittadini attivi nata in Inghilterra con il nome “The Big Society”

Labsus e Icom insieme per i beni culturali

Il progetto di Labsus sulla manutenzione civica dei beni comuni

Meno stato, più società