Il libro di un urbanista "sussidiario"

Un nuovo modello di cittadinanza mediante un nuovo modello di urbanistica

Il libro di Vezio De Lucia, “Le mie città”, testimonia la difficoltà, in Italia, di realizzare delle politiche urbanistiche per il territorio, di rivalutazione e tutela. La sua carriera è l’esempio virtuoso di come l’urbanista abbia un ruolo fondamentale nella tutela dei beni comuni.

Vezio De Lucia è stato definito dagli amici l’uomo “cartesiano”, preciso meticoloso ma di grande passione per il bene comune, il “territorio”.

Un libro che parla in questi termini di urbanistica merita attenzione, in quanto evidenzia la necessità di una risposta politica forte alla domanda della cittadinanza di tutela e riqualificazione del territorio, in ogni suo aspetto. In questa rivista ci siamo già occupati di urbanistica, sia sotto il profilo della partecipazione alle politiche urbanistiche (vedi a titolo esemplificativo il caso di Binago, Una scelta di campo ), sia sotto il profilo della giurisprudenza (vedi Tar Lombardia, Brescia, 22 luglio 21, n. 1592 , PIEMONTE legge 3 del 17 febbraio 21 , Cons. st., sez. IV, 14 aprile 21, n. 292 , Tar Umbria, 17 dicembre 23, n. 987 ). Questa volta si propone un libro sulla professione dell’urbanista.

L’Italia, come racconta Vezio De Lucia, è stata sempre caratterizzata da forti conflitti tra potere economico, politica e malaffare. Tutto questo a discapito di un popolazione che ha vissuto prima il mito della città, l’aria della città rende liberi (citazione dell’autore, pg. 181), ed oggi vive il mito della fuga dalla stessa.

Questo vuol dire che la materia dell’urbanistica viene affrontata dalla politica in maniera sbagliata, superficiale, anzi alle volte assecondando le logiche del profitto edilizio, usurpando senza ritegno il territorio.

Tanti sono gli esempi che ad oggi la cronaca ci offre, da ultimo va ricordato con la stessa attenzione posta dall’autore, il problema dell’Aquila. La tragedia umana si è accompagnata al disastro ambientale, per opera di politiche speculative, che cambieranno la morfologia di quel territorio e il modus vivendi della popolazione.

Vezio De Lucia, con il suo libro, apre alla speranza di una concreta possibilità di vivere meglio, attraverso delle politiche urbane ad hoc, coniugando il rispetto dell’ambiente con le esigenze della cittadinanza. Un vero e proprio ecosistema dove l’uomo è parte integrante della natura. Questo auspicio ci viene regalato dal De Lucia con un po’ di inconsapevolezza, oltre il suo (finto) pessimismo, nel momento in cui dice “non ci resta che evitare il peggio”.

Il cittadino e il territorio da un lato, la politica dall’altro. Potrebbe parlarsi di un nuovo modello della cittadinanza, mediante un nuovo modello dell’urbanistica, quale quello della sostanza.

La sua passione emerge quasi con prepotenza dalle pagine del libro, ed è proprio questa passione che permette di definirlo “urbanista sussidiario”, per il suo contributo concreto, oltre che tecnico, alla tutela dei beni comuni.

DE LUCIA V.,”Le mie città”, mezzo secolo di urbanistica in Italia, Diabasis, Reggio Emilia, 21.