Un progetto ideato dall'associazione ItaliaCamp

Gli obiettivi e le idee di ItaliaCamp sono condivise da Labsus, che partecipa come partner di questa rete progettuale

ItaliaCamp è un progetto associativo lanciato da un gruppo di studenti, ricercatori, imprenditori e professionisti che nasce con l’obiettivo di costruire – partendo dai centri universitari nazionali e internazionali – una rete progettuale, permanente e intergenerazionale, che dia vita ad un nuovo processo di coinvolgimento e partecipazione di tutte le componenti della società civile. Gli obiettivi e le idee di ItaliaCamp sono condivise da Labsus , che partecipa come partner di questa rete progettuale: la necessità di un cambiamento che nasca dal basso, il rinnovato ruolo attivo dei cittadini, una gestione più proficua dei beni comuni e della loro cura, che tenga conto delle idee e delle esperienze che nascono dalla società, sulle quali puntare per una reale possibilità di innovazione del nostro Paese.

La presentazione di questa interessante iniziativa ha avuto inizio alle ore 1 nell’aula Magna dell’università Luiss Guido Carli, che per l’occasione ha messo a disposizione la sua struttura per lo svolgimento dell’evento. Tra i primi a prendere la parola Pier Luigi Celli, Presidente dell’associazione ItaliaCamp oltre che direttore generale della Luiss, e Fabrizio Sammarco, coordinatore del gruppo ItaliaCamp. A seguire l’intervento di un ospite d’onore: Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri.

Alle ore 11 hanno avuto inizio i lavori, contemporaneamente in otto sessioni diverse: lavoro e impresa; ricerca e scienza; tecnologia; energia e ambiente; infrastrutture; economia, finanza e mercati; cultura e sociale; politica e istituzioni. Noi di Labsus abbiamo partecipato al workshop sulle infrastrutture e a quello su politica e pubblica amministrazione, presentando anche delle idee inerenti a quello che era il tema trattato all’interno dei singoli workshop a cui abbiamo preso parte.

Il cittadino tra reti ed infrastrutture

Il quinto workshop intitolato “il cittadino tra reti ed infrastrutture” è stato articolato in modo tale da affrontare un percorso impegnativo che collocasse la figura del cittadino in una posizione centrale e che ripensasse alle infrastrutture come ad un fattore di sviluppo per il territorio anziché ad un costo per la collettività. Il dibattito si è svolto sviluppando la dicotomia tra reti materiali ed immateriali, concentrandosi sulle prospettive che si aprono ad una più stretta collaborazione tra pubblico e privato nel campo infrastrutturale.

Seguendo le modalità proprie degli eventi Barcamp l’incontro proponeva una pluralità d’interventi davvero eterogenei presentando le istanze di qualificati addetti ai lavori, esperti del settore, accademici e personalità istituzionali. L’arduo compito di coordinare così tante voci diverse tra loro è andato a Giorgio Santilli, giornalista del Sole24ore.

Tra le tante proposte emerse in quasi tre ore di dibattito ve ne sono state alcune che più delle altre hanno presentato delle affinità con l’ambito d’interesse della nostra associazione e che possono costituire degli utili spunti di riflessione.
In primis l’intervento di Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma, il quale ha presentato un portale realizzato dalla Provincia, istituito per riuscire a “mappare” la diffusione della rete sul territorio. Il cittadino può così contribuire a raccogliere informazioni riguardo all’effettiva potenza del segnale internet nella zona in cui vive facilitando, ove si verificassero malfunzionamenti, la collaborazione di tutti i portatori dei diversi interessi coinvolti in modo da poter risolvere i disagi in tempi brevi.

Tra le altre idee esposte, di sicuro spessore quella presentata da Gioacchino La Vecchia, founder di Crowdengineering, che propone il crowdsourcing quale nuovo modello di business per le aziende che permetta di rimettere il cittadino al centro dell’attività democratica e sociale. Il termine crowdsourcing è un neologismo mediante il quale si vuole rappresentare lo sviluppo di un progetto da parte di un gruppo di persone che non sia già organizzato in un team. In particolar modo La Vecchia auspica la diffusione di un vero e proprio UrbanCrowdsourcing che permetta una maggiore partecipazione del cittadino all’interno del tessuto urbano. Le possibilità di applicazione di questo concetto sono vaste, in luogo dell’elevato grado di diffusione della tecnologia adeguata (si pensi all’apporto dei social networks) e soprattutto vantaggiose. La chiave di lettura sta infatti nell’economicità, possibile grazie alla corrispondenza dei realizzatori con i principali fruitori del servizio, cioè i cittadini, che quindi troveranno vantaggioso collaborare.

Naturalmente anche Labsus ha partecipato attivamente alla discussione contribuendo a riportare il centro del dibattito sulla figura del cittadino, dal quale alcuni interventi si erano sensibilmente allontanati, avvalorando implicitamente la tesi che in tema di infrastrutture vede il singolo cittadino più come un nemico da estromettere e neutralizzare che un prezioso alleato per lo sviluppo. Christian Iaione, caporedattore centrale di Labsus, ha parlato di “aste per la localizzazione” premettendo come il tentativo di estromettere il cittadino dalle decisioni riguardanti la rete infrastrutturale in realtà ne comprometta le prospettive di realizzazione. Iaione ha sottolineato il fatto che in tema di infrastrutture i modelli decisori più frequenti siano quelli di tipo accentrato, mentre la proposta di Labsus si sviluppa nell’ottica di abbandonare sia la soluzione che prevede una forma di intesa tra Stato e Regione sia quella commissariale adottando modelli in cui si lascia un margine di iniziativa e di decisione sia ai territori sia alla comunità, accettando anche la sfida che con il decentramento si pone ai decisori pubblici, a partire dalla riforma del Titolo V della nostra Costituzione. Lo spazio per l’intervento delle comunità può essere trovato cercando di scindere in due fasi il progetto di localizzazione, realizzando nella prima una localizzazione di larga massima che consiste nel verificare la presenza di un’area in cui si manifesta una particolare esigenza di un’infrastruttura come ad esempio un rigassificatore, lasciando poi ai territori il compito per un’individuazione puntuale. In questo modo si viene a creare una sorta di competizione tra territori che Iaione ha definito appunto “aste per la localizzazione”. I territori cercheranno così di ottenere quelli che vengono denominati strumenti di compensazione ma non come pecunia doloris bensì come finanziamento per un innovativo sviluppo a livello locale. In sostanza, spiega Iaione, “questo porterebbe ad una maggiore certezza sui tempi di realizzazione perché le comunità sarebbero partners e non avrebbero motivo di opporsi, realizzando l’obiettivo della certezza dei costi, tramite dei tetti per le compensazioni, ottenendo così la soddisfazione di uno dei punti più critici del project financing”.

Il governo del bene comune

Obiettivo dell’ottavo workshop, avente come tema “il governo del bene comune: idee per la politica e le amministrazioni”, è stato quello di raccogliere idee innovative e realizzabili e dare diffusione a best practices già esistenti e replicabili al fine di migliorare l’arte della politica e dell’amministrare. A coordinare gli interventi, dalla durata massima di cinque minuti, Sergio Rizzo, giornalista del Corriere della Sera, a cui si è accompagnata la presenza di un comitato scientifico composto da Luigi Fiorentino, Segretario generale dell’autorità garante della concorrenza e del mercato, e Francesco Pizzetti, Presidente dell’autorità garante per la protezione dei dati personali.

A dispetto di quello che era il tema focale del workshop, molti interventi si sono concentrati sull’informatizzazione della pubblica amministrazione (Pa) e quindi sul ruolo che web e social network possono avere nel favorire una Pa trasparente, misurabile, partecipata. In particolare sono state illustrate una serie di idee innovative finalizzate a favorire una maggiore efficienza nell’erogazione di servizi rivolti ai cittadini. Tra le tante, tutte molto interessanti, molto dibattuta è stata quella del sottosegretario del dipartimento dei rapporti con il Parlamento Laura Ravetto, che in particolare ha sostenuto l’idea di un portale del pubblico impiego, un motore di ricerca centrale della Pa in cui tutti i soggetti che ne fanno parte, a tutti i livelli, debbano essere obbligati a mandare informazioni sulle offerte di lavoro disponibili.

Degni di maggiore attenzione, in merito a quello che è l’ambito di interesse di Labsus, gli interventi di Giulio Napolitano, docente di diritto pubblico all’università Roma Tre, e Federica Fotino, caporedattore della sezione attività di Labsus e responsabile relazioni esterne.

In particolare Napolitano, nell’affrontare il problema della formazione per una burocrazia professionale, ha sottolineato l’evoluzione subita dalla Pa negli ultimi decenni, passata da una modalità di organizzazione e di gestione della cosa pubblica di tipo gerarchica ad una nuova realtà che prevede un rapporto paritario e collaborativo tra livello centrale e periferico nonché un nuovo modo di intendere il rapporto con la società, che richiede alla Pa stessa di assumere un ruolo del tutto originale di facilitatore dell’iniziativa privata. “Come può una Pa moderna affrontare queste sfide se la sua formazione rimane di tipo tradizionale?” si chiede Napolitano. Per questo avanza una serie di proposte mirate particolarmente a favorire uno scambio di personale tra le pubbliche amministrazioni dei vari Stati affinchè i lavoratori della Pa italiana possano imparare qualcosa da altri contesti, magari più dinamici dei nostri.

A seguire Federica Fotino ha concentrato il suo intervento sul tema della sussidiarietà e dei partenariati pubblico-privati, auspicando una maggiore attenzione verso un principio fortemente innovativo introdotto recentemente nella nostra Costituzione, quale quello della sussidiarietà orizzontale, basato sostanzialmente sulla partecipazione attiva dei cittadini alla gestione del bene comune. Una pratica sempre più diffusa all’estero nonchè fortemente valorizzata (pensiamo al recente discorso di Cameron sulla "Big society").
“Il cittadino può assumere una duplice veste: quella di gestore e quella di valutatore”, afferma Fotino, che riporta a sostegno della sua tesi sul cittadino-gestore l’esempio del consorzio di Mezzana Montaldo, in provincia di Biella, caso straordinario di gestione civica di un acquedotto, di cui Labsus si è già precedentemente occupata. E conclude: “Bisogna rimarcare la crescita del ruolo del terzo settore, delle organizzazioni no profit che possono diventare parte dei partenariati pubblico-privati, ossia di quelle forme giuridiche di cooperazione tra il pubblico e il privato per la gestione dei beni comuni”.

Tavola rotonda finale

Nella tavola rotonda che ha concluso i lavori del BarCamp romano si sono confrontati sulle tematiche emerse nelle sessioni pomeridiane i giornalisti Franco Bechis, Lucia Annunziata e Giovanni Floris con il Presidente dell’associazione laureati Luiss Francesco Delzio nelle vesti di moderatore. In tale occasione si è proceduto ad una sintesi di ciò che è stato trattato all’interno dei singoli workshop, illustrando quelli che sono stati i risultati ottenuti e mettendo in evidenza alcune delle proposte più interessanti emerse al loro interno.