Le pratiche partecipative rispondono a un "bisogno di cercare un ' uscita da certe deficienze originarie della democrazia e più in particolare dalla crisi contemporanea di essa".

Allegretti, nel saggio che apre il volume, parla di “disseminazione”, in quanto le esperienze esaminate sono eterogenee, localizzate e differenziate, integranti numerosi dispositivi, pratiche, e procedure che nell’espressione “democrazia partecipativa” trovano un senso complessivo e unitario.

La necessità di una procedura organizzata richiede, poi, un insieme di norme che stabiliscano i principi e il quadro generale entro cui le indicate esperienze si svolgono.

Per Allegretti, sulla base delle procedure, si può ricostruire una “scala” di partecipazione, e si può giungere a definire il senso della democrazia partecipativa, attesa la molteplicità delle motivazioni degli attori.

L’Autore sottolinea i caratteri essenziali della democrazia partecipativa e le due componenti essenziali che la caratterizzano, esaminando poi i caratteri che la distinguono dalla democrazia deliberativa e, ancor più, da quella rappresentativa.

La democrazia partecipativa appare a molti lo “strumento” per affrontare le disfunzioni della democrazia rappresentativa: a fronte della continua delegittimazione della classe politica, la società civile si pone come elemento risolutore che si inserisce nello spazio pubblico-politico e introduce, attraverso le pratiche partecipative, nuove procedure e forme di interazione tra singoli individui e istituzioni rappresentative e amministrative.

Non una mera alternativa ma un sistema complementare, non scevro da possibili aporie e contraddizioni.

Le riflessioni di Allegretti vengono declinate secondo diverse prospettive dagli altri Autori del volume, che analizzano le singole pratiche partecipative e ne sottolineano i caratteri di originalità e innovatività.

Sul tema dei rapporti tra democrazia partecipativa, deliberativa e rappresentativa ritorna Raffaele Bifulco nel suo saggio, esaminando le differenze teoriche e applicative alla luce del problema dato dalla necessità di aprire i processi decisionali pubblici a tutti coloro che possono risultarne interessati.

I fondamenti della democrazia partecipativa sono poi analizzati nei capitoli curati da Giandomenico Falcon e Gregorio Arena, il quale ultimo affronta le condizioni necessarie per il corretto sviluppo delle pratiche partecipative.

Nella seconda parte del volume sono, inoltre, affrontate, in una prospettiva comparata, le esperienze di democrazia partecipativa più significative: tra cui il bilancio partecipativo in Spagna (affrontato da Ganza Fernandez), il sistema del debat public (analizzato da Charbonneau), lo sviluppo dello spatial planning (a cura di Booth), oltre alle singole esperienze presenti in Italia e riassunte da Canafoglia sulla scorta di due modelli: quello dei tavoli di confronto e quello delle assemblee deliberative.

Il volume si chiude, infine, con le prospettive aperte dalle esperienze analizzate e le sfide che la democrazia partecipativa ci pone innanzi.

U. ALLEGRETTI (a cura di), Democrazia partecipativa. Esperienze e prospettive in Italia e in Europa, Firenze University Press, 21.