Nuovi modelli di business: social market economy

Social market economy, l'impegno delle imprese

In quest’ottica, il dibattito sul social market economy diventa il centro promotore di un acceso confronto, in cui il legame tra etica e business appare lo scenario migliore per accelerare la risalita. Nell’articolo di Enzo Argante nel Sole 24 ore dell’8 novembre, Caterina Torcia (manager di Vodafone e neo presidente del CSR manager network) racconta della difficoltà di come il concetto di etica sia entrato nel linguaggio manageriale e come esso abbia invece oggi “acquisito operatività”.

Un’esperienza di "business etico"

Ne è un esempio evidente l’esperienza di Alcatel Lucent che attraverso un nuovo modello di business è riuscito ad affrontare la chiusura dello stabilimento di Battipaglia e a rilanciare l’impresa in un nuovo progetto radicato territorialmente. La nuova filiera tecnologica locale – spiega Francesca Manili Pessina (direttore del personale della multinazionale)- è così il risultato di un nuovo approccio che ha privilegiato il dialogo tra tutte le parti interessate, riuscendo non solo nell’intento di evitare il licenziamento dei dipendenti ma addirittura ha permesso l’installazione di una nuova azienda, la Telerobot.

Da questa importante esperienza, ciò che viene messo in evidenzia è che il reale problema dell’economia del nostro Paese, non è incentrata esclusivamente sulla questione dei costi della manodopera, ma effettivamente in Italia, la mancanza della certezza del diritto e l’assenza di flessibilità, sono i fattori fondamentali di un trend economico negativo e un disincentivo per possibili investimenti.

"Terza gamba della retribuzione"

A dispetto di queste difficoltà, Argante riporta la scelta effettuata da Luxottica. L’azienda introducendo la c.d. “terza gamba della retribuzione”, ha attivato un canale welfare incentrato sul sostegno del potere di acquisto delle famiglie. In altre parole, non si è limitato ad un semplice aumento della busta paga, bensì ha introdotto un supporto effettivo mensile attraverso buoni spesa, buoni libri e maggiore assistenza sanitaria.

In quest’ottica il concetto di flessibilità assume così un ruolo fondamentale permettendo una valutazione più coerente delle esigenze del mercato. Esigenze che non contemperano solo il punto di vista delle multinazionali, ma come risultato di un’attenta ponderazione degli interessi coinvolti, a partire da quelli dei dipendenti, permetterebbero un approccio che rispetti “la piena aderenza ai valori della propria comunità e il sostegno concreto ai suoi bisogni” – così Caterina Torcia ha commentato.