Il nuovo museo apre le porte ai privati

Il capitale privato al servizio di un bene comune: dal MAXXI al Macro

Sabato 4 dicembre il sindaco Gianni Alemanno, gli assessori Umberto Croppi (Politiche Culturali e Comunicazione) e Marco Corsini (Urbanistica), il sovraintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma Umberto Broccoli, il direttore del Macro Luca Massimo Barbero e l’architetto Odile Decq hanno inaugurato il museo Macro di Via Nizza.

Cos’è il Macro?

La Decq nel 21 ha ricevuto l’incarico di curare l’espansione del museo d’arte contemporanea di Roma, già sito nell’ex fabbrica della Birra Peroni. Il lavoro è costato 27 milioni di euro, che sono serviti ad ampliare l’area museale di diecimila metri quadrati di superfici espositive e di servizi.

Il nuovo Macro può vantare oggi un auditorium di oltre cento posti, una terrazza di 25 metri quadrati, percorribile e raggiungibile con un originale sistema di passerelle, il ristorante “Macro 138” di 3 metri quadrati, il macro Cafè e una fornitissima libreria, il tutto incastonato nel quartiere Nomentano.

Il progetto, nato dieci anni e tre giunte fa, ha coinvolto una città intera, ed è naturale che anche gli assessori della precedente amministrazione abbiano esternato il loro entusiasmo in una nota congiunta.

Il nuovo Macro è rientrato nel sistema dei musei civici in gestione a Zètema progetto cultura (che ne ha curato anche la direzione dei lavori), società interamente partecipata dal Comune di Roma che opera con modalità in house nel settore Cultura.

Per il polo museale il Campidoglio ha previsto una spesa iniziale di otto milioni di euro, due dei quali verranno erogati dal Comune già quest’anno.

Il precedente

In questo contesto si inserisce la previsione di una Fondazione, già sperimentata per il museo nazionale MAXXI di Roma, volta al “coinvolgimento dei privati nella gestione di queste strutture, cui competerà soprattutto la gestione e la sostenibilità economica”, secondo le stesse parole del Sottosegretario ai Beni e alle Attività culturali, Francesco Maria Giro, che ha aggiunto: ”Non sono fra quelli che escludono in modo pregiudiziale il coinvolgimento dei privati anche nelle scelte culturali, fatto salvo il ruolo di tutela del patrimonio culturale che è e deve restare in capo allo Stato”.

Perché una Fondazione?

L’apertura ai finanziamenti privati per la cultura è una scelta importante, in un Paese che ha reso grande il proprio prestigio grazie alla fertile produzione e progettazione artistica quando invece lo Stato ha preferito tagliarne i fondi e gli investimenti.

Il capitale privato potrebbe garantire quella vivacità che il settore necessita per rimanere competitivo, e le fondazioni sono uno strumento collaudato per il finanziamento dell’impresa sociale, dalla ricerca e l’istruzione, alla cultura e il volontariato, dall’assistenza sociale allo sviluppo locale (1).

Se le fondazioni "fanno bene" alla sussidiarietà, è anche vero che lo Stato farebbe bene a non sottrarsi precipitosamente alla cura del proprio patrimonio, poiché esso è ciò che lo rappresenta, è parte strutturale della res publica.

Il bene comune non può diventare monopolio dei privati, perché deve rimanere sempre fruibile a tutti i cittadini.


I primi interessati

Tra gli interessati, figura ovviamente l’Enel, che dal 29 collabora con il Macro, partecipando al bilancio del museo e promuovendone le iniziative, avendo anche istituito l’Enel Contemporanea Award, la cui giuria si è riunita nelle sale del nuovo museo il 9 marzo scorso per scegliere l’opera vincitrice.

Nel 29 venne scelta Frontier, l’opera di Doug Aitken, quest’anno il vincitore del premio è il duo Bilk van der Pol con “Are you sure that a floor can’t also be a ceiling?”. Entrambe le opere sono state donate al museo.

Fondamentale è anche l’apporto di UniCreditGroup, cui si deve l’installazione permanente di Daniel Buren e altre opere importanti.

Le premesse per una buona sinergia tra il Comune, titolare del Macro, e i privati ci sono tutte: sperimentazione positiva, ritorno d’immagine, buona gestione dei fondi. Proprio ciò che non ha convinto i privati nella ricerca di sponsor per il restauro del Colosseo.

 

(1) vedi l’articolo: "Fondazioni: alleate della sussidiarietà" , di Valentina Filigenzi, 26 Novembre 21