“(…) Voi che mi ascoltate non siete semplici spettatori, perché la politica siete anche voi, in quanto potete animarla e rinnovarla con le vostre sollecitazioni e i vostri comportamenti, partendo dalle situazioni che concretamente vivete, dai problemi che vi premono”, così esordisce il Presidente nel suo messaggio di fine anno. La necessità di uscire dalla crisi richiede uno sforzo comune che vede i giovani protagonisti.
Le giovani generazioni
“E’ in effetti possibile un impegno comune senza precedenti per fronteggiare le sfide e cogliere le opportunità di questo grande tornante storico”, sottolinea Giorgio Napolitano. L’impegno riguarda anche la partecipazione dei giovani alla vita del Paese garantendo loro delle possibilità eque nello spirito della Costituzione; “un diritto a un futuro di possibilità reali” le chiama il Presidente. “Nelle condizioni dell’Europa e del mondo di oggi e di domani – prosegue Napolitano – non si danno certezze e nemmeno prospettive tranquillizzanti per le nuove generazioni se vacilla la nostra capacità individuale e collettiva di superare le prove che già ci incalzano”.
Prendendo in considerazione il dato sulla disoccupazione, ci si rende conto, ancora una volta, che le giovani generazioni sono quelle che maggiormente patiscono la crisi. Infatti il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni tocca il 24,7 percento nel Paese, e il 35,2 nel Mezzogiorno, rimarca il Presidente. Questo vuol dire dare ai giovani, non solo possibilità eque, ma suscitare anche un sentimento di fiducia nel nostro Paese che non si traduca in sterili celebrazioni.
Ma soprattutto è indispensabile “(…) suscitare un vasto moto di energie e di volontà, capace di mettere a frutto tradizioni, risorse e potenzialità di cui siamo ricchi. Quelle che abbiamo accumulato nella nostra storia di centocinquant’anni di Italia unita”.
Invitando i giovani, gli studenti a “rendersi protagonisti, con spirito critico e seria capacità propositiva, dell’indispensabile rinnovamento dell’istituzione Università e del suo concreto modo di funzionare”, Napolitano riafferma la necessità del rinnovamento del Paese, che poggia non solo sulle indefettibili riforme da attuare, ma anche sulle capacità e competenze di cui ogni cittadino è portatore.
L’agire comune
Il patrimonio inestimabile dell’Italia è dato dai suoi volontari, dalle virtù civiche dei suoi cittadini e su queste bisogna puntare, per costruire, mattone dopo mattone, l’edificio della solidarietà. Il grande moto unitario è stato forgiato dalla grandezza dei suoi volontari “un patrimonio vivo, cui ben si può attingere per ricavarne fiducia nelle virtù degli italiani, nel loro senso del dovere comune e dell’unità, e nella forza degli ideali”.
Competitività, crescita economica, investimenti nella ricerca e nell’istruzione sono solo alcuni passi da compiere per imboccare la strada della “rinascita” del Paese. Compito, questo, che non spetta unicamente agli organi pubblici, alle istituzioni, ma anche ai soggetti privati che devono fare la loro parte, chiarisce Napolitano. “Facciano tutti la loro parte: quanti hanno maggiori responsabilità – e ne debbono rispondere – nella politica e nelle istituzioni, nell’economia e nella società, ma in pari tempo ogni comunità, ogni cittadino”. Fare la propria parte, dunque, perché “sentire l’Italia, volerla più unita e migliore, significa anche questo, sentire come proprio il travaglio di ogni sua parte (…)”, così il Presidente conclude il suo discorso di fine anno richiamando all’agire comune.
Si può prendere visione del discorso integrale in allegato.