La rappresentanza degli interessi rafforza i processi decisionali

Con la Costituzione repubblicana la Pubblica Amministrazione si basa sul concetto di sussidiarietà 

A questa domanda hanno cercato di dare una risposta le diverse relazioni degli intervenuti nel corso della mattinata prima del dibattito finale prettamente politico.

Il professor Giovanni Guzzetta ha delineato il ruolo della rappresentanza degli interessi come un fenomeno cardine delle democrazie contemporanee, strettamente legato al diritto costituzionale e alla politica. La democrazia deve essere capace di rappresentare gli interessi, ma al tempo stesso difendersi da essi. La politica e la Pubblica amministrazione devono saper confrontarsi, saper pesare gli interessi, ma non farsi rubare il loro ruolo naturale di decisori.

Infatti il rapporto tra pubblica amministrazione e interessi è diventato tanto più forte nei 15 anni dell’Unità  di Italia tanto più si è modificato proprio l’assetto e la struttura esogena ed endogena della pubblica amministrazione. Se all’indomani dell’unificazione, come spiegato da Michele Corradino (Capo di Gabinetto, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare), l’agire della pubblica amministrazione era basato sul massimo riserbo, monopolizzando l’individuazione e la gestione dell’interesse generale senza spazio per le comunità  intermedie, con la Costituzione Repubblicana cambia il ruolo stesso della pubblica amministrazione con l’introduzione del concetto di sussidiarietà  e la pari ordinazione tra interessi pubblici e interessi privati.

La pubblica amministrazione, nella secolarizzazione del processo decisionale, diventa il soggetto arbitro nella composizione degli interessi in gioco, condividendo gli interessi della comunità  in un’ottica di etica della responsabilità .

Allora quale regolazione dare al rapporto tra pubblica amministrazione e rappresentanza degli interessi? Come regolare quali interessi debbano entrare nel processo decisionale e in che modo?

Il rapporto non va regolato a senso unico, come spiegato dal Professor Pier Luigi Petrillo dell’Università  di Roma La Sapienza, ma per entrambi gli attori in campo pubblica amministrazione e gruppi di interesse. Secondo i diversi modelli in vigore in alcune esperienze come negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, si tenta da un lato di garantire la regolazione, ma anche la trasparenza e la partecipazione.

In Italia invece regna la regolazione strisciante e ” schizofrenica ” che spesso trascura la partecipazione dei portatori di interesse, la cui regolamentazione invece potrebbe migliorare la qualità  democratica del procedimento decisionale, la sua trasparenza perché impegnerebbe i decisori a motivare l’atto politico e gli interessi coinvolti e darebbe spessore alla rappresentanza politica e il Parlamento che diventerebbe il punto di incontro di una rappresentanza degli interessi non solo verticale, ma anche orizzontale.