Gli attori della green governance del tessuto urbano

Nel 2030 il 60 percento della popolazione vivrà  nelle grandi città : ripensare il modello urbano é una scelta obbligata.

European Green City Index é il primo studio di confronto delle performance ambientali di trenta grandi città, capitali e non, in Europa. Nato da una collaborazione tra Siemens e l’Economist Intelligence Unit, l’analisi traccia un profilo del livello quantitativo e qualitativo di ciascuna città aderente all’iniziativa delle politiche territoriali attuate, in particolare, per la riduzione dell’inquinamento, lo sfruttamento di energie alternative e rinnovabili, la qualità dei servizi di trasporto urbano, la tutela del consumo dell’acqua, la raccolta differenziata dei rifiuti e, in generale, una crescita ecocompatibile.

I trend del futuro

Lo studio in questione non é isolato: numerose sono le iniziative su cui stanno investendo non solo le amministrazioni pubbliche, ma anche molte imprese private, per capire su quali fondamenta costruire la città di domani. Un domani che, come affermano le statistiche, é già il presente: se nel 27 la popolazione mondiale era equamente distribuita tra aree rurali e metropolitane, nel 23 ben il 6 percento vivrà nelle grandi città. Ripensare ad un modello urbano che sappia accogliere questo bacino d’utenza mantenendo alto la qualità della vita dei cittadini é una scelta obbligata. Così come é una necessità la partecipazione in prima linea del cittadino stesso per migliorare il proprio tessuto socio-urbano: affinché l’amministrazione pubblica agisca nel rispetto della tutela di interessi collettivi il monitoraggio persistente e presente é una funzione indispensabile, di cui l’unico interprete obiettivo é il cittadino.


Il ruolo del cittadino

Nella quotidianità di ogni giorno il cittadino vive le strade della città, sale sui mezzi di trasporto pubblico, ne valuta lo stato, la qualità del servizio, rimane bloccato nel traffico, usufruisce dei servizi sanitari e respira l’inquinamento prodotto nelle metropoli. E’ a questo cittadino, qualsiasi cittadino, che si chiede di rendersi portatore di nuove istanze: non rimanere più passivo a vivere il caotico ingorgo delle realtà urbane in attesa di cambiamenti, ma effettuare scelte eco compatibili da domani, anzi da oggi, per migliorare il tessuto urbano, sociale, e ambientale in cui vive. Quali scelte? Utilizzare mezzi di trasporto pubblico, risparmiare energia anche dentro le proprie abitazioni, promuovere la raccolta differenziata anche in quelle realtà, come Roma, dove l’amministrazione non ha ancora provveduto a sviluppare una organizzazione che permetta di renderla obbligatoria ed evitare il consumo di acqua non indispensabile sono solo alcuni dei comportamenti da adottare per contribuire attivamente allo sviluppo di un nuovo modello di città. Basta il contributo del singolo per creare quella che viene anche chiamata la città sostenibile? No, non basta, ma è un cambio di mentalità indispensabile a gettare la basi – le fondamenta- della città di domani.


Una crescita eco-nomica ed eco-compatibile

L’impegno richiesto investe tutti: le amministrazioni locali, sviluppando politiche sul territorio urbano, come la riconversione industriale di aree periferiche in degrado, le grandi organizzazioni internazionali, attraverso la definizione di convenzioni e trattati che vincolino i singoli governi al rispetto di principi a “impatto zero”, le stesse imprese private, per una governance non solo orientata al mero profitto, ma che sappia bilanciare i tre lati del triangolo: la competitività, sviluppando l’innovazione tecnologica e la ricerca, la crescita, non solo eco-nomica ma anche eco-compatibile, e l’impatto socio-ambientale della stessa. Il ricorso a strumenti di partnership pubblico privato é sicuramente una soluzione per conciliare le esigenze dell’impresa e dell’amministrazione pubblica: orientamento al profitto da un lato e tutela sociale dell’interesse collettivo dall’altro.