Riconvertire la pubblica amministrazione locale al software libero

Un nuovo modello di amministrazione pubblica, software sviluppati dalla e per la collettività : dei beni comuni a tutti gli effetti

Nella relazione che accompagna il disegno di legge “Norme in materia di pluralismo informatico, sull’adozione e la diffusione del free libre open source software e open hardware e sulla portabilità  dei documenti nella pubblica amministrazione regionale e locale” si legge che la regione Puglia “assume il valore della comunicazione e della partecipazione alla formazione dei processi comunicativi come elementi costitutivi fondamentali della democrazia e del diritto di cittadinanza e considera beni comuni la comunicazione ed il diritto per tutte e per tutti di accedere liberamente alle risorse della conoscenza, dell’informazione, della pubblica amministrazione, dell’arte e del sapere” senza alcuna forma di distinzione; queste semplici parole sarebbero già  sufficienti per comprendere la ratio del provvedimento.

Il disegno di legge nel dettaglio

Secondo l’articolo 1 l’amministrazione pugliese si impegna nel:

– promuovere la più ampia interazione dei cittadini e delle aziende con la Pa;

– favorire lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica;

– perseguire la massima divulgazione dei propri programmi informatici sviluppati come FLOSS (software libero o software open source);

gli obiettivi quindi riguardano l’accesso alle più evolute tecnologie comunicative ed informatiche, la promozione di software caratterizzati da standard e formati aperti (secondo le definizioni dell’art. 3) e il sostegno di progetti di ricerca che coinvolgano imprese, distretti produttivi ed università  (art. 9). I risultati di tali progetti dovranno essere resi disponibili con licenze appartenenti alla categoria del FLOSS e ne dovrà  essere garantita la massima diffusione e fruibilità .

L’articolo 3 stabilisce le definizioni tecniche adottate nell’ambito di applicazione della legge in analisi;

per FLOSS si intende un software distribuito con un licenza d’uso che concede all’utilizzatore la libertà : di eseguire il programma per qualunque scopo, senza vincoli sul suo utilizzo; di studiare il funzionamento del programma e di adattarlo alle proprie esigenze, l’accesso al codice sorgente è un pre-requisito; di ridistribuire copie del programma; di migliorare il programma e di distribuirne i miglioramenti.

In realtà  l’open source riguarda l’apertura del codice sorgente di un programma (analizzabile e migliorabile da chiunque), per software libero si fa riferimento alla tipologia di licenza.

Riconvertire l’intera amministrazione regionale e locale all’open source; gli atti, le delibere, i dati, le leggi e tutti gli altri documenti e attività  verranno realizzati con software libero, che verrà  promosso anche nell’ordinamento scolastico e nei programmi didattici (art. 1).

Dal comunicato della Regione: “Allo stesso tempo la Regione, nel momento in cui producesse un proprio software, si impegnerebbe a realizzarlo come software libero mettendo tutti i cittadini in condizione di averlo gratuitamente.”

Alcune critiche sono giunte da chi ritiene l’adozione di una certificazione di tipo ECDL (patente europea del computer) per il personale pubblico (art. 14) troppo dispendiosa e non in linea con la “dimensione FLOSS”; forse sarebbe più conveniente promuovere corsi interni, che forniscano ai dipendenti pubblici le competenze adatte all’uso di specifiche tecnologie e non su un pacchetto software standardizzato che l’ente non utilizza.

Rimaniamo in attesa di analizzare il testo finale e di verificare le differenze con il progetto di legge presentato, anche in riferimento al protocollo d’intesa siglato dalla regione Puglia con Microsoft lo scorso novembre.

I vantaggi?

Il beneficio più evidente di questa politica innovativa sarà  quello economico, derivante dall’eliminazione del “peso finanziario di royalties e restrizioni imposte dai produttori di sistemi operativi, di programmi applicativi, di procedure informatiche per i quali gli stessi produttori sono proprietari dei codici sorgente dei software che regolano in modo pesantemente invasivo e pericolosamente pervasivo i processi sociali e produttivi. Quanto detto per il software, identicamente vale per quel che attiene le apparecchiature elettroniche (hardware – art. 12).” Si stima che il risparmio per la Regione, per quanto riguarda i sistemi operativi, sia di circa un milione di euro, senza considerare gli effetti della ricerca e le opportunità  per le aziende locali che operano nel settore informatico e sviluppano software non proprietario. L’amministrazione inoltre avrebbe a disposizione sistemi operativi sempre aggiornati e perfettamente congeniali al ruolo che deve assolvere.

Ulteriori vantaggi riguarderanno la maggiore trasparenza nell’ambito dei processi decisionali, il finanziamento di progetti universitari di ricerca e l’abbattimento delle barriere digitale.

L’effetto meno evidente nel breve periodo è probabilmente quello più significativo: contribuire a cambiare il paradigma della pubblica amministrazione. Una Pa che si modelli sulle esigenze dei cittadini e che li coinvolga, come accade per i software, che diventano a tutti gli effetti dei beni comuni a disposizione di qualunque utente.

Open source e sussidiarietà 

Il concetto stesso di open source si fonda sulla condivisione, il prodotto finale derivante dalla collaborazione libera di più parti sarà  migliore e più complesso di quanto avrebbe potuto ottenere un singolo gruppo di lavoro.

La filosofia dell’open source è per molti aspetti compatibile con il principio di sussidiarietà , l’idea di mettere in comune esigenze e competenze dei singoli e di conseguenza la possibilità  di sviluppare soluzioni collettive, partecipando addirittura al miglioramento dell’amministrazione pubblica.

A breve Labsus si occuperà  inoltre dell’apporto che il web, nelle varie modalità , può offrire al “favoriscono”.