Nella capitale, orti e giardini condivisi sono i protagonisti della nuova socialità 

La creazione di uno spazio pubblico secondo un progetto condiviso, sviluppa nuove forme di socialità 

Si definiscono GOC e sono la nuova frontiera della condivisione urbana: giardini e orti condivisi, nuovi spazi pubblici con finalità  ambientali, sociali e culturali.
Essi, infatti, nascono dall’azione coordinata di cittadini volontari, riuniti in un unico progetto, che diventano protagonisti della vita all’interno della propria comunità , al fine di migliorare il quartiere di appartenenza, attraverso la realizzazione e la successiva gestione di spazi verdi.
Il modello è ancora una volta quello della rete, che si conferma il miglior piano d’azione messo in atto dal basso, capace di garantire un adeguato sistema di rapporti tra cittadini e istituzioni, per l’avvio e lo sviluppo di politiche di sostegno, esplicate attraverso prassi che affiancano alla pratica ambientale il vantaggio economico della risposta sociale.

Il progetto nella capitale

Per raccogliere e studiare i numerosi casi di appropriazione collettiva dello spazio pubblico urbano e divulgare le competenze apprese dalle varie esperienze all’interno del comune di Roma, lo studio UAP, che da tempo si occupa della progettazione di spazi pubblici sperimentando modelli di interazione sociale, ha ideato e intrapreso nel 21, il progetto Zappata romana. L’attività  editoriale e la ricerca, hanno permesso di mettere in luce nuovi aspetti della città  e del paesaggio che la costituisce, con un occhio particolare destinato agli spazi verdi denominati appunto GOC. Una sperimentazione del tutto nuova per la capitale, quella degli orti e dei giardini condivisi, che in un momento storico in cui nelle città  si registra una riduzione ed un restringimento degli spazi in cui l’uomo in quanto tale e in quanto cittadino, esprime la sua socialità , sta registrando un’inversione di rotta, un cambiamento di tendenza che fa ben sperare.
All’iniziale conquista di una parte di spazio pubblico, da parte dei cittadini, segue la realizzazione concreta di iniziative diverse: la condivisione, che è al tempo stesso inclusione e coesione in un tutto sociale, funge da spinta per nuove azioni e il giardino condiviso diviene lo spunto per fare altro, come ad esempio far giocare i bimbi, avere un po’ di relax, praticare uno sport all’aperto, fare attività  culturali, fare giardinaggio, coltivare un orto per l’autoconsumo, fare volontariato sociale o educazione ambientale. Il giardino condiviso diviene cosìil potenziale fulcro di una comunità  che si va autodefinendo, attraverso nuovi modi di vivere la città .
Il lavoro di ricerca ha infine riportato su mappa il fenomeno, che nella capitale cresce con ritmi degni di nota, registrando oltre sessanta realtà  diverse in cui i cittadini hanno curato la creazione e la manutenzione di uno spazio pubblico secondo un progetto condiviso, trasformando quelle che una volta erano aree abbandonate o dismesse del proprio quartiere in nuovi centri di aggregazione in cui sviluppare una nuova socialità .

Spazio pubblico: valore e opportunità 

Partendo dalla città , come il luogo in cui si concentra la maggior parte della popolazione, composto prevalentemente da spazio pubblico, non possiamo sottrarre il questo stesso concetto da una riflessione e da un conseguente giudizio di valore, sul nostro tempo impiegato all’interno di ciò che è pubblico, di quello spazio condiviso in cui la comunità  si riflette. Tutto ciò equivale a riconoscere un valore sociale allo spazio pubblico e al modo in cui esso è gestito.
Se è vero inoltre, che la società  si palesa dove, quando e se ci sono relazioni, associazioni, luoghi e occasioni d’incontro, allora è facile riconoscere alla sperimentazione di nuovi spazi pubblici di relazione, come quelli raccolti dal progetto Zappata romana, un’importanza fondamentale all’interno della società , poichè coinvolgendo ampie fasce di cittadini, costituiscono una rete sulla quale costruire nuove relazioni sociali (soprattutto in contesti periferici) e rispondono all’esigenza di integrazione dell’altro e di educazione, rappresentando cosìuna preziosa risorsa per le città , che dovrebbero adoperarsi per valorizzare e incentivare al meglio questo sistema.