Le sfide dell'Italia che investe nel futuro

La consapevolezza e la capacità  di stare nel territorio e fondersi con esso

Per un anno le associazioni del terzo settore hanno lavorato nei propri territori cercando di tessere e rafforzare le reti per legittimare ancora di più il patto di sussidiarietà  che le unisce tra loro e, soprattutto, le unisce con il territorio in cui operano. Territori come bene comune. In ognuna delle sei regioni partecipanti al progetto di Forma-Azione (progetto strutturato dal Forum del terzo settore – Convol, Csvnet e sostenuto dalla Fondazione con il Sud) si è lavorato per individuare, salvare, curare e riprodurre i beni comuni.

Dal capitale sociale delle piccole comunità  della Basilicata alle risorse ambientali e sociali dell’isola di Caporizzuto in Calabria. E ancora dall’avvio di interlocuzioni con i soggetti istituzionali e la costiuzione delle reti in Campania alla stipula di un patto di sussiadiarieta in Puglia tra il terzo settore e l’attore pubblico-istituzionale. Infine, e non certamente per importanza, il gruppo di lavoro della Sardegna ha individuato nel terzo settore il bene comune come elemento di unione, coesione e incisività ; mentre il gruppo della Sicilia ha posto la propria attenzione sul benessere della persona in termini di qualità  della vita. Ciò che unisce tutte queste esperienze è la consapevolezza e la capacità  di stare nel territorio e fondersi con esso; la consapevolezza di poter esprimere un progetto politico in termini di “policies e di governance” ripartendo e proponendo una nuova idea di sud. Un sud che si apre al Mediterraneo anche in relazione alle nuove dinamiche ed evoluzioni socio economiche in seguito alla cosidetta “primavera araba”.

La grave crisi economica e sociale che tende a deprimere ogni spinta innovativa, il consistente ridimensionamento delle politiche di welfare e la disattenzione dello Stato verso le politiche sociali stressano fortemente un terzo settore che resiste, se pur con fatica. Resiste nonostante i soggetti istituzionali – suoi diretti interlocutori – non gli riconoscano la sua funzione “sussidiaria” ma piuttosto lo riconoscono come erogatore di “servizi low cost”. Eppure il terzo settore non solo resta e resiste ma, soprattutto si organizza e investe su se stesso, sulla promozione del welfare come investimento sociale. Cerca di diventare un attore collettivo in grado di costruire un modo diverso di essere cittadino; un compito certamente arduo ma non impossibile.

Nei tre giorni durante i quali la Fondazione con il Sud ha riunito a Napoli tutto il terzo settore meridionale e tutte le testimonianze delle azioni di intervento sono la palese dimostrazione che è possibile “invertire la rotta” del degrado dei valori. E’ possibile stimolare le responsabilità  individuale e collettiva e, sopratutto, la partecipazione. I territori, le persone chiedono risposte ai propri bisogni, il terzo settore non sempre può avere e ha le risposte però cerca di darle progettando partendo proprio da questi e da tutti gli interlocutori che lo animano. Il presidente della Repubblica lo scorso primo ottobre intervenendo ai lavori della Fondazione con il Sud ha sottolineato molto chiaramente questo aspetto, ha ribadito l’importanza di “fare rete”.

Crescere al sud, vivere al sud non è semplice ma non impossibile. Basta avere la responsabilità  e la passione per rinnovare il patto di sussidiarietà  che lega le persone e i territori. Fqts 2 (formazione dei quadri del terzo settore), questo straordinario strumento di formazione e partecipazione non può considerarsi concluso ma solo alla vigilia di un nuovo percorso che deve trasformare in azioni concrete quanto detto e prodotto in questi primi due anni di fqts.