Sussidiarietà e beni comuni
Come si legge nel documento, il percorso formativo seguito dai dirigenti pugliesi, ha permesso di mettere in luce progressivamente la rilevanza che potrebbe assumere nei vari ambiti di azione del terzo settore, l’applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale “in una logica di salvaguardia e valorizzazione dei beni comuni”. Il richiamo all’interesse generale contenuto nell’art. 118, comma quattro, necessita infatti di essere concretizzato nel concetto di “beni comuni” dal documento intesi come quei “beni materiali e immateriali che permettono il dispiegarsi della vita sociale, la soluzione di problemi collettivi, la sussistenza di ogni essere umano nel suo rapporto con gli ecosistemi di cui è parte”. In questo modo l’interesse generale è ricondotto al benessere dei cittadini, allo sviluppo sostenibile del territorio.
Le “Case della sussidiarietà e dei beni comuni”
Il progetto di formazione si è chiuso con la proposta di istituire le “Case della sussidiarietà e dei beni comuni”, spazi fisici dove consentire alle organizzazioni del Terzo settore di conoscersi ed attivare dinamiche di rete, anche al fine di esercitare pressioni sulle istituzioni. Le “case della sussidiarietà ” sono pensate come “case-laboratorio” destinate a favorire “sinergie di sistema su luoghi significativi del territorio, recuperandoli e valorizzandoli grazie al coinvolgimento di una pluralità di attori”. La dislocazione sul territorio delle “case della sussidiarietà e dei beni comuni” dovrebbe rispettare alcuni requisiti di base, ma soprattutto si dovrebbe evitare che non diventino delle monadi isolate, ma incrementino dinamiche di rete, sufficientemente flessibili da adeguarsi ad esigenze emergenti sul territorio. Grande attenzione è attribuita alle modalità organizzative e comunicative, progettate secondo metodologie già sperimentate in diversi ambiti, come nel caso dei “Dragon Dreaming, o della “Harrison Owen’s Open Space Technology“, ecc…
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